Capitolo 40 - Running from my shadow (Pt. 3)

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Calò un silenzio che lo mise a disagio. Si sentì quasi nudo, di fronte alla mancata risposta di Riccardo, tanto da non riuscire nemmeno a sostenerne lo sguardo.

Per un attimo pensò che essere lì era soltanto un errore, una debolezza derivante dalla sua insicurezza. Qualcosa che Riccardo avrebbe potuto rigirare a suo vantaggio, per l'ennesima volta.

-Non ne dubito- lo sentì dire infine, la voce inflessibile ed asciutta.

-Non sono qui per dirti solo questo-.

Alessio si sentì estremamente stupido nel cercare di portare avanti comunque quella conversazione. Forse era l'istinto masochista che stava prendendo il sopravvento sul raziocinio, ma non cercò di dissuadersi dal lasciare perdere nemmeno in quel momento.

-Volevo anche chiederti una cosa- si costrinse ad articolare, le mani strette a pugno per l'agitazione – Come è stato per te, prima che nascessi io? Quando hai saputo che sarei nato ... Cos'hai provato?-.

C'era qualcosa di diverso nelle iridi nere di Riccardo, qualcosa di sfuggente e che Alessio non sapeva come definire. Era forse uno sguardo meno duro, meno tagliente di quello che gli aveva rivolto fino a quel momento, anche se privo di calore.

Lo vide alzare un sopracciglio, sorpreso:

-Sei sicuro di volerlo sapere?-.

Non doveva essere qualcosa che potesse aspettarsi, di questo Alessio ne era sicuro. Non era sicuro, invece, di voler davvero la risposta alla domanda che si era posto in continuazione negli ultimi mesi. Annuì comunque: a che poteva essere servito essere arrivati a quel punto, se poi rinunciava in partenza ad un po' di sincerità che poteva avere da Riccardo?

Era sicuro che gli avrebbe fatto male sapere, qualunque cosa suo padre dicesse. Ma non poteva nemmeno essere un male minore di quel che gli aveva già fatto per tutta la vita.

Riccardo abbassò lo sguardo per qualche secondo, senza dire nulla. Sembrava essere lui in difficoltà, stavolta, preso in contropiede da domande riguardo cose a cui non doveva aver pensato da anni.

Alessio si ritrovò quasi a sperare di poter sapere cosa gli stesse passando per la mente in quel momento.

-È difficile racchiudere in qualche parola quel che si prova a diventare padre-.

Sospirò rumorosamente, d'un tratto inquieto, mentre tornava a fissare Alessio quasi in modo truce.

-È stato più facile nei mesi prima che tu nascessi, le difficoltà sono venute dopo-.

-Che vuoi dire?- chiese subito Alessio. Non che gli fosse difficile credere a quel che Riccardo aveva appena detto: voleva solo capire quando le difficoltà erano comparse, e forse in parte anche il perché.

-Che non tutti siamo tagliati per la genitorialità. Lo si scopre strada facendo: non puoi saperlo prima, né saperlo subito- Riccardo si torturò le mani, portandosele in grembo – Lo capisci col tempo-.

Ad Alessio parve più una presa in giro che altro:

-Non mi meraviglia che tu abbia capito di non essere in grado di essere un padre-.

Si rese conto di averlo detto con aggressività, quasi sibilandoglielo in faccia. Per un attimo la tentazione di alzarsi ed andarsene sul serio fu fin troppo forte.

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