L'aria fredda e pesante che alleggiava nella stanza non turbò Pietro più di tanto. Era già sveglio da parecchio tempo: aveva passato le ultime ore a rigirarsi in continuazione tra le lenzuola del letto, rinunciando infine a cercare di riprendere sonno. Sapeva che non sarebbe riuscito ad addormentarsi di nuovo, non quel giorno.
Alzò svogliatamente la testa dal cuscino, stropicciandosi gli occhi assonnati, e togliendosi di dosso le coperte calde. Appoggiò i piedi nudi a terra, dando un'occhiata alla sveglia sul comodino alla destra del letto: erano quasi le nove, un'ora decisamente decente per alzarsi e smettere di poltrire nel letto.
Si alzò stancamente dal materasso, passandosi una mano tra i capelli lisci e scuri e, cercando di non andare addosso alla scrivania o ai vari mobili pur spostandosi alla cieca, arrivò dall'altra parte della stanza buia, raggiungendo la finestra. Tirò su la persiana lentamente, per non rischiare di rimanere accecato dalla luce. A poco a poco la stanza s'illuminò della luce del sole mattutino. Era solamente gennaio, eppure negli ultimi giorni un sole pieno e freddo aveva fatto capolino dalle nubi che da troppo tempo ricoprivano il cielo di Venezia.
Pietro appoggiò le mani sul balcone della finestra, la pelle d'oca sulle braccia per la brezza fredda invernale, osservando il paesaggio che si stagliava davanti a lui: in lontananza la cupola di San Marco scintillava sotto i raggi solari, così come le acque della laguna e dei canaletti, trafficati dalle gondole e dai vaporetti.
Venezia aveva già preso vita quel giorno, e Pietro se ne stava ancora a casa sua, appena alzatosi dal letto, e con la testa ancora annebbiata per il sonno.
Quella sarebbe stata la giornata ideale per farsi lunghe camminate lungo le calli veneziane: era sabato, non c'erano i corsi all'università, e c'era un sole stupendo. Nulla di più perfetto.
Ma quello era anche l'ultimo giorno in cui Alessio sarebbe rimasto a vivere nel loro appartamento.
"L'ultimo giorno".
Pietro abbassò il capo, chiudendo gli occhi e respirando a fondo.
Era difficile credere che fosse davvero arrivato il giorno in cui, in un qualche modo, la sua strada percorsa con Alessio avrebbe preso una direzione diversa.
Sbuffò piano, tornando a puntare gli occhi fuori dalla finestra, ma non osservando nulla in particolare. Si sentì perso, perso in un mare così profondo e scuro da non rendere nemmeno l'idea.
Si allontanò dalla finestra, rabbrividendo appena, e dirigendosi verso la porta chiusa della stanza. La aprì, uscendo nel piccolo corridoio su cui dava la camera, proprio di fronte a quella di Alessio.
La porta era già aperta, e dalla stanza proveniva la luce del sole che filtrava dalla finestra, gli scatoloni pieni delle sue cose posati sul pavimento che si intravedevano all'interno della camera. A quanto pareva Alessio era stato più mattiniero di lui, almeno per quella mattina.
Forse avrebbe preferito saperlo ancora dormiente. Forse non se la sentiva nemmeno di vederlo in faccia, non ancora, perlomeno. Forse non sarebbe mai stato pronto ad affrontarlo e affrontare quella giornata venuta troppo in fretta.
Si morse le labbra, cercando di scacciare quei pensieri e proseguendo a fatica verso un destino che già conosceva. Percorse in pochi passi il corridoio, arrivando sull'uscio del salotto dell'appartamento, bloccandosi sulla soglia della stanza.
Alessio era davanti alla finestra del salotto, le spalle rivolte a Pietro, il viso nascosto e dall'espressione ancora ignota. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni, immobile come una statua, e non sembrava essersi minimamente accorto della sua presenza a qualche metro dietro di lui.
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Walk of Life - Growing
RomanceLa vita da ventenni è tutt'altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po'. Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi) Filippo...