Capitolo 39 - High hopes (Pt. 1)

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Cercò di asciugarsi il sudore dalla fronte con una mano, ben conscia che, in ogni caso, la calura di fine luglio non sarebbe comunque finita nel giro di un secondo.

Giulia si lasciò cadere a peso morto sul materasso, convinta di addormentarsi subito nonostante il caldo che si respirava dentro la stanza da letto. Non aveva mai sopportato troppo le temperature alte dell'estate, ma non pensava nemmeno che quell'estate sarebbe potuta andare così estremamente male. La stanchezza non l'aiutava per niente, e dubitava la situazione sarebbe migliorata prima dell'arrivo dell'autunno.

Si sistemò alla bell'e meglio, scostando il lenzuolo per poter rimanere il più possibile con il corpo scoperto, in cerca di un refrigerio che, però, non trovò.

Cercò di rimanere ferma immobile come meglio poteva, ben consapevole che più si sarebbe girata, più il suo corpo avrebbe poi sudato; rimase ferma anche per ascoltare il rumore dei passi di Filippo, sempre più vicini e sempre più nitidi. Pochi secondi dopo fece capolino sulla soglia, l'aria stanca e le occhiaie scure a farlo sembrare un po' più vecchio di quel che era.

-Si sono addormentate?- gli chiese Giulia, pur immaginando già la risposta: di sicuro Filippo non se ne sarebbe andato dalla camera delle gemelle, se non dopo aver controllato che stessero dormendo.

-Sì, poco fa- le rispose lui, in un sospiro – Beatrice sembra stare un po' meglio-.

-Meno male-.

Giulia chiuse gli occhi, mentre ascoltava gli ultimi passi di Filippo prima che raggiungesse il letto. Sentì il materasso abbassarsi, segno che lui l'aveva appena raggiunta e che le si era sdraiato di fianco.

Negli ultimi mesi le cose, pur rimanendo le stesse, erano anche cambiate. Forse era perché, alla fine, si erano abituati ai loro nuovi orari veloci e flessibili, o forse era stata più la rassegnazione al fatto che, volenti o nolenti, le cose non sarebbero mai state semplici come prima.

Filippo sembrava essersi messo l'anima in pace, e a poco a poco aveva imparato a sostenere gli stessi ritmi di Giulia: forse non si alzava così spesso quanto lei la notte, ma aveva iniziato a farlo comunque. Poi le bambine avevano iniziato a dormire sempre di più, a piangere meno e ad essere meno vulnerabili; Giulia aveva potuto tirare un sospiro di sollievo la prima notte in cui nessuna delle due aveva iniziato a piangere.

Le sembrava che tutto stesse migliorando sempre di più, fino a quando non era andata a sbattere con tutte le sue forze contro il muro rappresentato dalle coliche di cui soffriva Beatrice da quasi una settimana.

Era iniziato tutto piuttosto improvvisamente, con i pianti disperati ed insistenti durante un pomeriggio, mentre Giulia era impegnata ad allattare Caterina, ed era continuato così per ore.

Si era ritrovata a preoccuparsi non solo per la figlia, ma anche per l'esaurimento che Filippo avrebbe avuto quasi sicuramente. Stentava a credere che non sarebbe arrivato di nuovo il momento in cui lo avrebbe sentito lamentarsi: aveva smesso di illudersi quando nel giro di una settimana era tornato di umore pessimo esattamente come nelle prime settimane di vita delle bambine. Era solo questione di tempo prima che la situazione precipitasse di nuovo.

-Dovremmo provare a dormire anche noi- mormorò Filippo, sistemandosi meglio il lenzuolo addosso, come se temesse il freddo nonostante la calura mortale dell'estate.

-Spegni pure la luce-.

Il buio che calò, non appena Filippo ebbe spento l'abat-jour sul suo comodino, non donò più relax a Giulia. Era inevitabile che anche lei risentisse dello stress: non ricordava un altro momento della sua vita in cui aveva avuto la testa così piena di problemi e pensieri, nemmeno poco prima del matrimonio o quando aveva scoperto di essere incinta. Semplicemente, in certe giornate, si meravigliava di come non fosse ancora impazzita.

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