Capitolo 22 - Feeling a moment (Pt. 3)

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-Quanto è dolce!- esclamò Giada, standosene in piedi accanto a Caterina, abbassandosi per vedere meglio Francesco.

-Ma è sempre così tranquillo? Sembra un angelo- fece a sua volta Alice, sorridente, allungando il volto per vederlo meglio.

-Per la maggior parte del tempo sì. Dorme e mangia, in pratica- Caterina rivolse loro un sorriso imbarazzato, spostando lo sguardo da uno all'altro dei presenti – Ci riteniamo piuttosto fortunati-.

-Deve aver ereditato la calma e compostezza naturale dal padre, evidentemente- ironizzò Pietro, in piedi accanto a Nicola in un angolo della stanza, rivolgendogli poi una risata. Quello era stato l'unico accenno di allegria di Pietro nelle ultime settimane, e Giulia non si stupì nel rendersi conto che fosse avvenuto proprio in quel momento: la presenza di Francesco non sembrava lasciare nessuno di indifferente tra coloro che si trovavano lì dentro.

-Quando avrai dei figli tuoi, vedrai quanto pregherai perché siano così- replicò Nicola, restituendo il ghigno astuto all'amico.

-Non c'è fretta, Tessera. Ma proprio nessuna-.

-I tuoi genitori sono ancora qui a Venezia?-.

Stavolta era stato Alessio a parlare, per la prima volta da quando erano entrati lì. Si era rivolto a Caterina, ma continuava a tenere fissi gli occhi su Francesco; Giulia non seppe decifrare bene il suo sguardo, troppo intenso ed impenetrabile per riuscire a dargli una giusta interpretazione.

-Sono ripartiti l'altro ieri. Ci hanno dato una mano nei primi giorni, ma non potevo certo costringerli a rimanere qui per sempre- sospirò a fondo Caterina, alzando le spalle. Riuscì ad alzarsi lentamente dal letto, fino a rimettersi in piedi e dirigersi verso Nicola, passandogli il figlio tra le braccia.

-E poi tanto si è già offerta Giulia come baby sitter per il piccolo- cercò di sdrammatizzare Filippo, ricevendo come prima risposta un'occhiata minacciosa dalla diretta interessata:

-Esattamente. Crescerà con l'ottimo esempio della sottoscritta in qualità di zia adottiva-.

-Ergo, finirà dritto in manicomio nel giro di poco tempo- ribatté Pietro che, girandosi verso Nicola che cullava dolcemente Francesco, non si accorse minimamente dello sguardo fulminante che Giulia aveva rivolto anche a lui – Comunque, è una sorpresa vederti così allegro, Tessera: non ti vedevo così felice dalla vacanza in Puglia di qualche anno fa-.

Giulia trattenne a stento le risate: l'espressione maliziosa di Pietro e il viso improvvisamente arrossato di Nicola non lasciavano dubbi a ciò che Pietro aveva appena alluso, e a salvare la situazione dovette intervenire Caterina, schiarendosi la voce:

-Alessio, passami il mio cellulare. È sulla libreria, lì vicino a te-.

-Hai intenzione di chiamare la polizia per cacciarci fuori di casa a forza?- Alessio rise piano, prima di girarsi verso la libreria che si trovava proprio dietro le sue spalle. Prese in mano il cellulare, e poi si allungò verso Caterina, passandoglielo sopra le spalle di Alice.

-No, mi è venuto in mente solo ora di dover ancora dare la notizia a un vecchio amico- Caterina abbassò lo sguardo verso lo schermo del telefono, apparentemente ben intenzionata a non incrociare gli occhi con nessuno dei presenti – Intendo Giovanni-.

Giulia alzò gli occhi al cielo, tirando un sospiro profondo e seccato, cercando di trattenersi dall'imprecare. Nicola, invece, non sembrava né sorpreso né troppo interessato alla questione: era occupato nel fare strane facce al figlio, con l'intento di divertirlo, ma riuscendo ben poco nell'impresa.

-Vuoi scrivergli sul serio?- domandò Giulia, non nascondendo il tono irritato, e tornando a guardare Caterina, che sembrava abbastanza convinta di quel che stava facendo:

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