Capitolo 28 - Beautiful disaster (Pt. 1)

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Dalle finestre aperte entrava una leggera brezza, comunque insufficiente a sconfiggere la cappa di afa che si era creata nell'appartamento.

Filippo sembrava non badarci affatto, ed in quel momento Giulia lo stava invidiando profondamente: lo invidiava osservandolo nella sua placida posizione, comodamente seduto sul divano, mentre seguiva più o meno attentamente un film che stavano trasmettendo alla tv. Non sembrava far attenzione a niente altro, se non alle battute che il protagonista della pellicola stava pronunciando in quel momento. Nemmeno il caldo asfissiante, o il leggero odore di acqua ristagnate proveniente dalla calle dietro il palazzo, sembravano distrarlo.

Giulia cambiò posizione per l'ennesima volta in circa dieci minuti, incrociando le gambe sopra il divano, e raddrizzando di più la schiena. Non riusciva a capire cosa le stesse dando più fastidio in quel momento, se il caldo, il mal di testa che si ritrovava, o tutta la situazione in generale. Si sentiva semplicemente insofferente a qualsiasi cosa.

Non riuscì a resistere molto nemmeno con le gambe incrociate. Le riportò di nuovo a terra, scivolando con la schiena in basso, e finendo in una scomoda posizione semisdraiata. Sapeva già che sarebbe resistita ancora meno, così.

-Ok- Giulia si bloccò all'istante, quando finalmente la voce di Filippo sovrastò il volume della televisione – Mi spieghi che hai stasera?-.

-Che dovrei avere?- Giulia cercò di fare finta di nulla, sprofondando, se possibile, ancor di più nel divano. In quel momento avrebbe desiderato tanto esserne inglobata, per poter sparire e non dover parlare con Filippo.

-Dimmelo tu. Non te ne sei stata ferma un secondo fino ad adesso- replicò lui, meno paziente di prima.

-Non ho niente- mugolò Giulia, prendendo ad esaminarsi una ciocca di capelli. Ormai erano cresciuti parecchio – le arrivavano quasi a metà schiena-, ed erano una scusa perfetta per evitare di guardare in faccia Filippo.

Non lo stava evitando, non davvero – le piaceva pensarla così-, ma la situazione non era delle più facili. Sapeva che a Filippo poteva dire qualsiasi cosa, e che lui non le avrebbe mai voltato le spalle per nessun motivo, ma ciò non cambiava che quella fosse una situazione alquanto scomoda.

Sapeva anche, però, che per quanto scomodo fosse il tutto, era anche altrettanto impossibile tenerlo nascosto a lungo.

-È che ... - Giulia tirò un sospiro profondo, mentre mollava definitivamente la ciocca di capelli e lasciava ricadere pesantemente le braccia ai lati del corpo – Sto morendo di caldo, ho mal di testa, mi sento gonfia come non so cosa, e ho un ritardo-.

-Oh beh, cerca di non pensarci troppo, sono cose che capitano- mormorò Filippo in risposta. Giulia lo guardò stupita, ma passarono solo pochi altri secondi prima che Filippo stesso si girasse di scatto verso di lei, gli occhi spalancati e un colorito cereo in viso:

-Cos'hai detto come ultima cosa?-.

Ora Filippo non era più nella posizione comoda di poco prima: si era messo a sedere con la schiena ritta, sul bordo del divano, il busto leggermente girato verso Giulia. Non sembrava davvero sicuro di aver capito bene, e forse in fondo sperava davvero di aver sentito male; a Giulia si strinse per un attimo il cuore, al pensiero di doverlo fare preoccupare ulteriormente, come se i preparativi della sua laurea imminente e del matrimonio sempre più vicino non fossero sufficienti.

-Ho detto che ho un ritardo- fece Giulia, a bassa voce e tenendo sempre gli occhi bassi, sperando di non scoppiare in lacrime – Di dieci giorni-.

Aveva contato ogni singolo giorno di ritardo, sperando ogni nuovo giorno che fosse quello buono. Aveva passato più di una settimana in quello stato di tensione e paranoia, fino a quando non si era data per sconfitta: dieci giorni di ritardo, e l'ansia alle stelle. Aveva cercato di non parlarne a Filippo fino a quel momento – in fin dei conti non era mai stata particolarmente regolare senza la pillola, e poi lo stress giocava brutti scherzi spesso e volentieri-, ma la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava era rimasta fino a quel momento, quando non era più riuscita a tenersi tutto dentro.

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