Capitolo 29 - Parte di me (Pt. 2)

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-Potrei azzardare Bologna- disse Filippo, tirando quasi a caso. In realtà quella periferia non gli sembrava affatto del capoluogo emiliano, ma a giudicare dal tempo che ci avevano impiegato ad arrivare, non poteva escluderla a priori.

-Ci sei parecchio distante, amico- rise Alberto, tirandogli una pacca sulla spalla – Abbiamo puntato molto più in alto-.

Filippo li guardò uno ad uno, senza capire né intuendo dove diavolo l'avessero trascinato. Cominciava a temere di essere finito nelle mani di un gruppo di pazzi.

-Oh avanti, Pippo, è facile!- lo incoraggiò Pietro – Non ci sono molte metropoli abbastanza vicine a Venezia per impiegarci qualche ora ad arrivare-.

-Piccolo indizio: siamo in Lombardia- aggiunse Nicola, per facilitarlo. Fu in quel momento che Filippo capì, e che si rese conto che era finito davvero in mezzo ad un branco di folli.

-State scherzando, vero?- replicò, esasperato – Mi avete trascinato fino a Milano?-.

-Per essere precisi, qui siamo ancora a Sesto San Giovanni- intervenne Alessio – Ma tranquillo, alla parte milanese della serata ci arriveremo tra un po'-.

-Abbiamo dovuto parcheggiare qua per evitare di spendere un patrimonio- spiegò Gabriele, con il solito tono conciliante – Da qui in poi proseguiamo con la metropolitana-.

Filippo si ritrovò a sbuffare, trattenendosi a stento dal ridere. Non aveva mai davvero pensato a come sarebbe stato il suo addio al celibato, dubitava persino che qualcuno si sarebbe ricordato di organizzarlo. Era evidente quanto si fosse sbagliato. Spostò di nuovo lo sguardo su tutti i presenti, lasciandosi sfuggire un sorriso rallegrato:

-Avete pensato alla giornata nei minimi dettagli, eh?-.

Pietro ghignò in risposta, gli occhi neri che tradivano però un velo di divertimento:

-Ovviamente. Per chi ci hai preso? Siamo un'ottima squadra in fatto di organizzare viaggi del piacere-.

Con quelle ultime parole, a Filippo non rimase altro che ridere e sperare di non dover scappare a gambe levate verso Venezia il prima possibile.





Come gli aveva anticipato Gabriele, si fermarono molto poco a Sesto: giusto il tempo di trovare la fermata della metropolitana più vicina, comprare dei biglietti e salire sul treno in direzione Bisceglie.

Per prima cosa, avevano fatto tappa per una breve passeggiata e la cena in centro, poco distante dalla zona del Duomo. Filippo aveva temuto che avrebbe dovuto ricorrere a tutti i risparmi che aveva con sé, per cenare in una zona del genere, ma alla fine non aveva dovuto nemmeno mettere mano al portafoglio: non senza protestare, si era visto offrire la cena da quelli che, ormai a tutti gli effetti, poteva chiamare i suoi rapitori.

Non rimasero a lungo fermi nemmeno lì: prima di cena avevano passeggiato dalla piazza del Duomo fino alla zona del Castello Sforzesco, e sembrava che la cena dovesse essere solo un'ultima pausa prima del vero divertimento della serata.

A Filippo non venne detto nulla ancora una volta. Non aveva idea di dove erano diretti, e conoscendo a stento Milano non poteva intuire nulla sulla meta finale nemmeno dalle fermate della metropolitana. Avevano ripreso la metro alle nove e mezza, e non molto dopo erano finalmente riemersi alla fermata di Porta Genova. La sera era finalmente calata, ma l'umidità non tendeva minimamente ad andarsene; come se non bastasse, le strade di quella zona erano tremendamente affollate, tanto da impedire a Filippo di camminare ad una velocità normale.

-Mi volete dare un indizio su dove siamo?- chiese quasi esasperato, ben conscio che anche quella domanda non avrebbe avuto alcun esito.

-Siamo nella zona dei Navigli milanesi- spiegò Alessio, che lo stava affiancando in quel momento – Ma non siamo esattamente diretti alla zona della Darsena-.

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