Capitolo 33 - Somewhere I belong (Pt. 1)

2 0 0
                                    

Let me apologize to begin with

Let me apologize for what I'm about to say

But trying to be genuine was harder than it seemed

And somehow I got caught up in between


"E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me, comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che, nel momento in cui tu mi chiami seriamente e senta d'aver bisogno di me, mi trovi sordo al tuo appello. Mai" - Herman Hesse


Era già calata la sera, quando fece girare le chiavi nella toppa della serratura. Alessio sbuffò a quel pensiero: era appena metà dicembre, ed avrebbe dovuto attendere ancora molto per il ritorno della primavera, con più ore di luce e il sole che ricominciava a scaldare. Odiava vedere la notte già scesa nel primo pomeriggio, così come odiava l'aria tetra dell'inverno, con il suo sole pallido e il gelo che si insinuava fin nelle ossa.

Fece un passo dentro casa, trovandosi da solo nel silenzio dell'abitazione. Andava bene così: non aveva molta voglia di parlare, in quel momento, non dopo aver passato gran parte della giornata a partecipare alla festa di laurea di Nicola.

Era stato difficile dover fingere che andasse tutto bene, anche se non erano mancati momenti in cui, per una volta da un mese a quella parte, era quasi riuscito a non pensare alla marea di problemi della sua vita. Aveva aiutato anche il fatto che con lui non ci fosse Alice, partita a inizio settimana per Londra, e il cui ritorno era previsto qualche giorno dopo. Era partita dicendo che aveva bisogno di stare almeno una settimana con i suoi genitori, ed Alessio non aveva potuto fare a meno di darle ragione: forse, almeno loro, sarebbero riusciti a darle il sostegno necessario che da lui, inevitabilmente, Alice non riusciva a trarre.

Si era anche sforzato di non darci troppo dentro con l'alcool. Non si era sottratto ai vari brindisi al rinfresco che aveva seguito la proclamazione – era pur sempre una laurea da festeggiare-, ma si era ripromesso di non dover rischiare di dover essere portato a braccio fino a casa per il troppo alcool ingerito. Non era stato facile, ma ci era riuscito comunque.

In fin dei conti, non poteva dire di non essersi trovato bene: avrebbe avuto bisogno di più sere svagate come quella per riuscire a superare quel periodo, se non indenne almeno con l'ansia diminuita di un po'.

Si tolse le scarpe, lasciandole in un angolo dell'atrio – l'assenza temporanea di Alice gli permetteva di essere un po' più disordinato del solito-, avviandosi poi verso la camera da letto. Si sdraiò sul materasso, con un sospiro profondo: aveva la schiena a pezzi, e anche i piedi erano doloranti.

Era stata una giornata intensa, particolarmente lunga: la proclamazione di Nicola si era tenuta, come sempre, a San Marco, a mezzogiorno. Per essere dicembre, erano stati fortunati ad avere una giornata di sole: a restare fermi per un'ora, con il cielo nuvoloso, avrebbero rischiato di rimanere tutti congelati.

Quando la cerimonia si era conclusa, Nicola aveva fatto il giro degli invitati: non erano in molti, ma abbastanza per rimanere fermi nella piazza ancora per una ventina di minuti. Alla fine, quando aveva raggiunto Alessio, fermo con Caterina, Giulia e Filippo, e con Pietro e Giada, Nicola gli era parso stremato. Eppure, nonostante la visibile stanchezza, continuava a sorridere come non mai. Guardandolo prendere in braccio Francesco, lasciandogli un bacio sulla guancia e sui capelli biondi, Alessio si era chiesto per la prima volta se, prima o poi, anche lui avrebbe provato lo stesso senso di orgoglio e felicità che doveva aver provato Nicola in quel momento, subito dopo aver concluso anche la magistrale con il massimo dei voti e tenendo stretto a sé suo figlio.

Walk of Life - GrowingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora