Capitolo 26 - Good goodbye (Pt. 2)

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-Sì, direi di sì- gli rispose gentilmente Ilaria.

Giulia posò delicatamente una mano sul braccio di Filippo, come a tranquillizzare sia lui che se stessa:

-Te l'avevo detto che non servivano discorsi articolati e strappalacrime per chiederlo-.

-Anche perché con tutta questa agitazione non ci sarei mai riuscito- mormorò in tutta risposta lui, roteando gli occhi verso l'alto e prendendo ancora un sorso di birra, svuotando il bicchiere.

Per qualche minuto nessuno disse più nulla. Continuarono a mangiare, l'aria decisamente più distesa rispetto a prima, da quando avevano affrontato il discorso per cui era stata organizzata quella stessa cena. Solo quando Giulia ebbe riposto tutti i piatti sporchi nel lavandino, e dopo essere tornata a sedersi a tavola, Fabio iniziò a parlare un po' meno svagato:

-A proposito di testimoni- iniziò, la voce un po' incerta – Anche io volevo chiederti una cosa-.

Fece una pausa, gli occhi puntati su Filippo, che ricambiò lo sguardo con fare confuso e speranzoso allo stesso tempo:

-Tu vuoi essere il mio testimone?-.

Seguì un attimo di stupore generale. Giulia spostò freneticamente gli occhi da Fabio – che guardava il fratello in un misto di speranza ed imbarazzo- a Filippo, che aveva sgranato gli occhi e sembrava ad un passo dal collasso.

-Sul serio?- farfugliò dopo alcuni secondi. Fabio lo guardò come se la cosa fosse abbastanza ovvia e non ci fosse il bisogno di ulteriori conferme:

-Te lo sto chiedendo!-.

Giulia non fece nemmeno in tempo a formulare ulteriori pensieri, che vide Filippo alzarsi di scatto dalla sedia, camminare svelto verso il fratello maggiore, e buttargli le braccia al collo. Fabio protestò solo all'inizio, prima di lasciarsi andare a quell'abbraccio fraterno totalmente inaspettato.

Giulia si lasciò sfuggire un sorriso addolcito dall'immagine di Filippo e Fabio stretti tra di loro, e vide che anche Ilaria la stava osservando sorridendo a sua volta.

Era un'immagine tenera, quella che le si presentava davanti agli occhi, e non avrebbe potuto chiedere di meglio. Giulia prese un sorso di birra, ripensando a quanto lei e Filippo avevano temuto ed aspettato con ansia quella cena, timori che alla fine non avevano attecchito sul serio.

L'arrivederci che ci sarebbe stato a fine serata avrebbe avuto il sapore dolce e carico di promesse tipico delle occasioni riuscite.

*

I know what I want

But it feels like I'm paralyzed

I don't lose, I don't win

If I'm wrong, then I'm halfway right

(Linkin Park - "Halfway right")*


Faceva un caldo assurdo, in quella giornata. Cercava di intercettare qualsiasi ombra degli edifici proiettata sul marciapiede, ma nonostante quell'accorgimento, Alessio stava cominciando a sudare davvero troppo. Nulla di strano, in ogni caso: era il 28 di maggio, ed era ovvio che doveva cominciare a riabituarsi a quelle temperature, in vista dell'estate. Immaginava che, una volta arrivato alla segreteria studenti, si sarebbe ritrovato sudato come non mai: quello era l'unico finale possibile, dopo aver camminato per mezza Venezia alle due del pomeriggio.

Nonostante cominciasse a sentirsi stanco, oltre che accaldato, non decelerò, né tanto meno si fermò a prendere fiato. Era già abbastanza in ritardo, e non aveva la minima intenzione di arrivare troppo tardi e trovare la segreteria deserta, e quindi di dover rimandare all'indomani.

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