Capitolo 23 - Un'emozione da poco (Pt. 3)

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I miss you when I can't sleep

Or right after coffee

Or right when I can't eat

I miss you in my front seat

Still got sand in my sweaters

From nights we don't remember

Do you miss me like I miss you?

Fucked around and got attached to you

Friends can break your heart too

And I'm always tired but never of you


Il gracchiare di voci che proveniva dalla tv accesa non riusciva a distrarlo dal silenzio assordante che riempiva il resto del salotto. Forse era perché il volume era tenuto così basso che a malapena sarebbe riuscito a distinguere le parole del film che stavano trasmettendo, o forse era solo perché non ci stava facendo troppa attenzione.

Erano solo le otto di sera, ma Alessio non aveva fame e dubitava avrebbe cenato più tardi. Alice se n'era uscita un'ora prima per una cena con delle vecchie amiche dell'università, e a lui non era rimasto altro che restare lì, a casa da solo.

In fin dei conti, forse era stato meglio così: avrebbe solo rischiato di sembrare ancor più nervoso, e le chiacchiere allegre delle amiche di Alice lo avrebbero solo fatto pentire di essersi aggregato.

Poco prima di andarsene gli aveva lanciato uno sguardo preoccupato, come se gli avesse letto nella mente, o avesse intuito anche solo lontanamente ciò che lo turbava. Alessio, subito dopo quel pensiero, aveva scosso la testa: di certo Alice non poteva conoscere i demoni che lo perseguitavano da tempo, visto che non gliene aveva mai parlato. Poteva forse essersi accorta del suo essere irrequieto, ma mai avrebbe saputo cos'era a renderlo così.

Tirò un lungo sospiro, buttando indietro la testa, fino a toccare lo schienale del divano. Se ne stava seduto lì già da un po', mollemente abbandonato e facendo finta di guardare la televisione, ma con la mente che se ne andava lontana da quella stanza.

Erano giorni che non vedeva Pietro – non lo aveva incrociato ai corsi all'università, né altrove-, ma sapeva esattamente dove doveva trovarsi in quel momento, quella sera.

Aveva cercato di non pensarci, perché sapeva che se ci avesse pensato troppo sarebbe finito con il presentarsi davanti alla sua porta, chiedendogli – pregandolo- di non andare da Fernando. Sbuffò piano, nell'immaginarsi una scena simile: lui che cercava di convincere nuovamente Pietro a lasciar perdere quell'invito, a lasciar perdere del tutto quello spagnolo che gli sembrava tutto fuorché affidabile.

Era riuscito, seppur con non pochi sforzi, a trattenersi, e il risultato era solo quello: la sua attenzione era completamente catalizzata dall'idea che quella sottospecie di appuntamento stesse avvenendo esattamente in quel momento, da qualche parte a Venezia. E lui non poteva più fare nulla, se non sperare solo di sbagliarsi e che Pietro non avrebbe dovuto pentirsi di non averlo ascoltato.

Non avrebbe saputo come definire il suo stato d'animo attuale, ma sapeva che l'idea di Pietro da solo con Fernando lo rendeva estremamente nervoso. Avrebbe preferito saperlo in qualunque altro posto, ma non con quel tipo. Sarebbe stato quasi più sopportabile sapere che Pietro aveva deciso di organizzare una cena romantica con Giada.

Non era da scartare l'idea che Pietro avesse accettato l'invito di Fernando solo per ripicca, d'altro canto: succedeva così per ogni cosa da un mese, ormai, per ogni singola azione o gesto anche tra i più insignificanti. La verità era che, per come la vedeva Alessio, Pietro stava solo cercando di allontanarlo da sé in ogni modo possibile. Poco importava se per giungere a quello scopo doveva ignorarlo, non rispondere alle sue domande in merito, o fare qualcosa che sapeva l'avrebbe contrariato. Gli bastava solo fargli capire che, per un qualche motivo che ad Alessio era oscuro, non lo voleva più intorno. Era come se la catena che li aveva tenuti legati fino a quel momento si fosse spezzata improvvisamente, nemmeno in maniera troppo sottile.

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