Capitolo 38 - R-evolve (Pt. 2)

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And I will stay up through the night

Yeah, let's be clear, won't close my eyes

And I know that I can survive

I'll walk through fire to save my life

And I want it, I want my life so bad

I'm doin' everythin' I can

(Sia - "Elastic heart")*


Il brulicare del corridoio era l'unica cosa che lo teneva davvero sveglio, in quel momento. Sapeva che avrebbe fatto bene a trovarsi un angolo in cui schiacciare un pisolino, prima che la fase finale del travaglio iniziasse sul serio.

Alessio si stropicciò gli occhi per l'ennesima volta, sperando di non versare nemmeno una goccia del caffè che teneva nell'altra mano. Era stata una lunga notte, quella appena passata, ed immaginava benissimo che anche la giornata che si prospettava davanti sarebbe stata ugualmente estenuante.

Non ricordava l'ora precisa in cui Alice aveva avvertito la prima contrazione. Ricordava solo che, in quel preciso istante, qualcosa in lui era scattato. Era stata come una molla improvvisa, che aveva spezzato il velo di indifferenza che negli ultimi mesi si era portato appresso in ogni momento.

Esattamente come Alice, si era ritrovato anche lui a monitorare i minuti, e le ore che passavano. E anche se aveva passato un po' di tempo coricato a letto, la notte era passata senza che lui fosse riuscito a chiudere occhio. Ancora non aveva capito se l'insonnia fosse dovuta più all'agitazione o alla paura.

Ora che si trovava lì in ospedale, con ancora diverse ore di attesa davanti, rimpiangeva almeno un po' di non aver approfittato delle prime ore di contrazioni di Alice per essersi riposato un po'. Era alquanto consapevole che, nel momento in cui lei sarebbe stata troppo debole e troppo stanca dopo il parto, sarebbe toccato a lui pensare sia a lei che al bambino.

Sì, forse era proprio la paura ad avere la meglio su qualsiasi altra sensazione che lo stava accompagnando.

Alessio si portò il bicchiere di plastica alle labbra, sforzandosi di non sputare il caffè annacquato ed insapore del distributore. Di certo non l'avrebbe aiutato molto a tenersi più sveglio, ma un tentativo andava fatto comunque.

Si mosse leggermente sulla sedia, nel lungo corridoio del reparto di Ginecologia ed ostetricia, guardandosi intorno a disagio. Riusciva ad individuare abbastanza facilmente le persone nella sua stessa situazione: facce tese, occhi stanchi, nell'attesa logorante di avere qualche nuova notizia o un segnale qualsiasi per capire come stessero proseguendo le cose.

C'erano anche fin troppi neogenitori, per i suoi gusti. Forse erano i loro sorrisi a metterlo più a disagio di qualsiasi altra cosa, più ancora dei neonati che si ritrovavano a tenere in braccio, mentre dormivano o in preda ai loro primi pianti.

Si alzò di scatto, avvicinandosi al cestino per buttare il bicchiere di plastica, ma senza realmente pensare a dove andare. Si era assentato solo da qualche minuto dalla stanza che avevano riservato ad Alice, e ancora non se la sentiva di tornare; voleva prendersi ancora qualche ultimo minuto da solo con se stesso, prima di ripresentarsi là dentro e osservare il volto di lei contratto dal dolore che le contrazioni le causavano.

-Alessio!-.

Si bloccò sul posto, domandandosi se quella voce fosse reale o meno. Si guardò attorno, chiedendosi se fosse lui l'Alessio che stavano chiamando.

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