Capitolo 6 - Home sweet home (Pt. 3)

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-Sono solo stanca. Hai davvero troppe cose in questa casa- esclamò Caterina, alzando appena la voce per poter farsi udire dall'altro.

"E pensare che è già mezza vuota, visto che Filippo se ne è già andato".

Nicola non le rispose. Sentì invece i suoi passi avvicinarsi sempre di più, dalla cucina verso la sala da pranzo. Dopo pochi secondi Caterina vide il viso pallido e i capelli biondi insolitamente scompigliati di Nicola far capolino sulla soglia; la tenne osservata, mentre le si avvicinava fino ad arrivarle di fronte.

-In realtà non credo di aver ancora troppe cose da inscatolare- disse lui, serio e pensieroso – Se continuiamo a questo ritmo in pochi giorni avremo finito-.

-Giusto in tempo perché tu non debba fare il terzo incomodo ai nuovi venuti- borbottò Caterina, chiudendo per un attimo gli occhi e godendosi la sensazione di relax che la pervadeva stando stesa sul divano.

-È un'impressione mia o lo hai detto come se fosse una disgrazia?-.

Caterina aprì di scatto gli occhi, ritrovandosi di fronte il viso di Nicola: più che offeso, sembrava letteralmente divertito. Per qualche attimo si domandò se tutti i preparativi del trasloco non gli avessero dato definitivamente alla testa, prima di alzarsi e mettersi a sedere, continuando a guardarlo con aria stranita:

-Mi stai prendendo in giro, per caso?-.

-Cosa te lo fa mai pensare?-.

-La faccia da schiaffi che hai in questo momento-.

Nicola prese a ridere, più allegro di quanto Caterina non l'avesse mai visto: erano stati pochi i momenti in cui Nicola era stato così di buonumore, e nessuno di quelli era collegabile ad un momento di stress e fatica come quello.

Il mondo cominciava a girare in modo strano.

-Comunque parlavo seriamente- riprese lui, sedendosi lentamente accanto a Caterina, e voltandosi subito verso di lei – Non mi sembravi troppo entusiasta-.

-Non è che non lo sono- mormorò di nuovo Caterina, tirando un sospiro – È che non so come considerare questa situazione. Se in maniera positiva o negativa-.

-Se devi considerarla in maniera negativa forse è meglio ... - .

-No, non pensare male- lo interruppe, prima che Nicola potesse continuare a parlare ed equivocare ciò che stava cercando di dire – Non intendo negativa nel senso che ognuno dovrebbe rimanere a casa propria-.

-E allora in che senso?-.

Caterina trasse l'ennesimo respiro profondo, mentre cercava con tutte le sue forze di evitare di incrociare gli occhi limpidi di Nicola. Si morse il labbro inferiore, d'un tratto indecisa se continuare quel discorso: si sentiva un po' stupida per tirare fuori quei dubbi proprio in quel momento. Forse Nicola, che per il momento sembrava così accomodante, non avrebbe nemmeno reagito bene; d'altra parte, però, in quel tipo di situazioni la sincerità veniva prima di tutto.

Forse non avrebbe dovuto tirarsi indietro, dopotutto.

-Nel senso che voglio essere sicura che non stiamo correndo troppo velocemente- spiegò Caterina, a tratti balbettando, e tenendo ancora lo sguardo fisso davanti a sé, nonostante si sentisse addosso gli occhi dell'altro – Insomma, solo perché sia Giulia che Alessio son andati a convivere non vuol dire che dobbiamo farlo in fretta e furia anche noi-.

-Veramente sei stata tu a dire che dovevo sbrigarmi a trasferirmi da te. Lo avrai ripetuto mille volte solo negli ultimi due giorni- ribatté Nicola, e Caterina quasi si stupì nel notare nella sua voce una vena d'ironia scherzosa. Cominciava a prendere seriamente in considerazione l'idea che a Nicola fosse venuto a mancare il suo solito freddo raziocinio.

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