Capitolo 11 - Runaway (Pt. 4)

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Si era ripromesso di non scappare di nuovo di fronte alle difficoltà, e ce l'avrebbe messa tutta per farlo: non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento.

Si torturò le mani a lungo, prima di alzare gli occhi ed incrociare ancora quelli di Alessio: lo avrebbe giudicato, se gli avesse parlato apertamente di tutte le sue paure e dei suoi timori? Lo avrebbe reputato una cattiva persona, o avrebbe perso la sua stima e la sua amicizia?

Eppure gli occhi di Alessio non tradivano alcuna rabbia. C'era angoscia, forse una traccia di dissenso per la sua fuga da casa, ma quelli non erano occhi di una persona che lo stava giudicando più di quanto si meritasse.

E per quanto Alessio fosse sempre stato sincero, fin troppo schietto, si fidava di lui.

-Non so cosa fare-.

Nicola si portò le mani al viso, coprendosi gli occhi come a volersi schermare dal resto del mondo. Era l'unico modo per mostrare solo in parte tutta la fragilità che lo teneva sotto scacco in quel momento.

Avvertì i passi di Alessio, segno che si stava avvicinando velocemente a lui fino a sederglisi accanto, senza dire nulla. Gli rimase lì affianco, fermo e silenzioso, aspettando che quel momento passasse, che Nicola abbassasse lentamente le mani lasciando il viso nuovamente visibile.

-Non me l'aspettavo-.

-Credo che nemmeno lei se l'aspettasse- mormorò di rimando Alessio, una nota di dolcezza nella voce. Posò una mano sulla spalla di Nicola, muovendo il pollice in una carezza che trovò confortante.

-Sono stato ingiusto con lei- riprese a parlare ancora una volta, e stavolta le parole gli uscirono più facilmente e con meno vergogna – Le ho detto cose che non penso sul serio. Mi sono fatto prendere dal panico-.

-Non devi farti una colpa per questo, chiunque si sarebbe ritrovato spaventato in una situazione simile-.

-Ma non è una giustificazione sufficiente, e non voglio essere giustificato- Nicola si rese conto di essersi lasciato andare con troppa enfasi, come se quelle parole stessere premendo fin troppo per uscire – Vorrei solo ... Non so come dirlo-.

-Non devi per forza parlarne, non per forza ora- cercò di calmarlo Alessio, la mano ancora posata sulla sua spalla.

Nicola rimase in silenzio, lo sguardo fisso davanti a sé come se intorno a lui non ci fosse niente e nessun altro. Aveva fatto tutta quella strada fino a lì solo per parlare con qualcuno, e si ritrovava bloccato ancora una volta, incapace di esternare tutto quello che si stava tenendo dentro.

Aveva sempre detestato quelle situazioni, quelle in cui doveva esporsi e scoprirsi di fronte agli altri, quelle in cui doveva calare la maschera fatta di sicurezza e indifferenza che teneva sempre. Eppure cominciava a sentire che quella stessa maschera stesse iniziando a sgretolarsi pian piano.

Rivide in un flash velocissimo tutto ciò che era successo fino a quel momento, tutto ciò che aveva pensato, urlato ed ascoltato. Forse fu solo la disperazione e il bisogno di aggrapparsi a qualcosa – a qualsiasi cosa, anche il più piccolo segno- che lo spinse ad ignorare la vergogna una volta per tutte, e spingerlo a parlare.

In un primo momento non seppe nemmeno da dove iniziare, se nascondere la sua cecità nei confronti di Caterina o se dire ad alta voce per quanto tempo avesse ignorato segnali che ora gli sembravano inequivocabili e che lui aveva considerato semplice stress per l'università. Riportò alla mente il loro litigio, quella discussione che in quel momento, raccontandola ad Alessio, gli sembrava stupida ed inutile.

Le parole scivolavano come un fiume in piena, nel cercare di esternare tutte le paure egoistiche che lo avevano accompagnato per tutte le ore precedenti, quei timori di non essere all'altezza della situazione, quella promessa di aver maggior coraggio che voleva mantenere ma per cui gli mancava la spinta giusta.

Rimase con lo sguardo fisso per tutti quei minuti, consapevole che, se si fosse voltato verso Alessio in un qualsiasi momento, si sarebbe bloccato all'istante. Non era abituato a parlare così apertamente, e non lo sarebbe mai stato se la situazione non lo avesse richiesto, ma era arrivato ad un punto così basso che, alla fine, non gli importava nemmeno più di come sarebbe potuto apparire.

Quando finì di raccontare rimase immobile ancora per un po', le labbra secche e le gote che bruciavano. Si spinse a voltarsi appena verso Alessio solo perché quel silenzio in cui erano piombati sembrava più rumoroso di qualsiasi altra cosa.

-Hai paura, è evidente che tu sia terrorizzato- Alessio lo teneva fissato, e Nicola si sentì sollevato nel leggergli negli occhi l'apprensione e la comprensione di cui aveva bisogno.

-Non voglio andarmene, non sul serio, e ho sbagliato ad essermi allontanato oggi- ammise Nicola, a mezza voce – Ma non sono nemmeno sicuro di essere in grado di affrontare tutto questo-.

"Dovrei essere più forte di così, ma non so se ne sono capace".

-Se non credi di poter affrontare tutto questo, vorrebbe dire che lasceresti Caterina sola ... E forse anche tuo figlio, se deciderà di tenerlo comunque, con o senza di te-.

Nicola rabbrividì, sentendosi ancor più raggelato da quelle parole. Si immaginò Caterina e loro figlio, entrambi lontani da lui, senza alcun legame a tenerlo legati a loro. Cercò di immaginarsi un futuro simile, ma non ce la fece: poteva aver tutte le paure del mondo, ma sapeva anche che non sarebbe mai riuscito a fregarsene così facilmente.

-Se Caterina decidesse di tenerlo ... - Nicola sentì la propria voce morirgli in gola – Come posso abbandonare sia lei che mio figlio?-.

Tornò a specchiarsi nelle iridi limpide di Alessio, scorgendovi quella malinconia che le caratterizzavano il più delle volte. Era sicuro che la stessa malinconia degli occhi di Alessio fosse presente anche nei suoi.

-Ti dico solo una cosa: non ho l'intenzione di dirti che devi per forza crescere tuo figlio, se lo fai controvoglia. Non sentirai mai parole del genere da me- Nicola non ebbe nemmeno il coraggio di cercare di interrompere Alessio, troppo bisognoso di sentire come avrebbe proseguito – Ma se decidi di tornare, e di restare, non potrai più tirarti indietro. Quindi pensaci bene. Non decidere di crescere tuo figlio sapendo che non vuoi farlo, perché ad essere infelici, un giorno, sareste in due. D'altra parte, riusciresti a convivere con la consapevolezza di non essere rimasto accanto a Caterina e a vostro figlio? Devi darti una risposta a questo-.

No, urlò Nicola solo nella sua mente. No, non ce l'avrebbe mai fatta. Come avrebbe anche solo potuto pensare una cosa del genere?

-So cosa sarebbe giusto fare, ma non sono sicuro di essere in grado di farlo davvero-.

Rimase con il volto verso quello di Alessio, gli occhi che cominciavano a farsi lucidi. Cercò di trattenersi dal piangere, dal fare qualsiasi cosa che potesse renderlo ancor più esposto di quanto già non si sentisse, ma la sua resistenza cominciava inevitabilmente a vacillare.

Il sorriso che Alessio gli rivolse, appena accennato e sincero, non fece altro che farlo sentire ancora peggio. Si sentiva scosso dentro di sé, in preda ad una tempesta analoga a quella che stava ormai imperversando fuori dalla finestra, allagando sempre di più Venezia e le sue calli.

-Non posso dirti cosa sia più giusto per te e cosa no. Sei tu l'unico che può saperlo davvero. Anche se credo che, anche se ancora non te ne rendi conto, tu abbia già capito cosa fare-.


"Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere" - James Joyce











NOTE DELLE AUTRICI

Nicola sembra ancora molto indeciso sul da farsi, ma una certezza la abbiamo: non sarà di certo Alessio, visto il proprio passato, a consigliargli di prendersi le proprie responsabilità anche se controvoglia, evitando così di far passare al nascituro quello che ha vissuto lui anni prima.Secondo Alessio, però, Nicola sa già cosa fare, anche se ancora non se ne rende conto. Sarà davvero così? E soprattutto come evolverà questa tesissima situazione?Tornate mercoledì con un nuovo aggiornamento e un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy

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