Il venerdì era sempre stato il suo giorno preferito, da quando aveva cominciato l'università: era l'ultimo giorno di lezione, il giorno che preannunciava finalmente il weekend. Era sempre stata, tutto sommato, una giornata tranquilla, che riusciva a donargli una distensione e un senso di calma che non provava in nessun altro momento della settimana.
Non si sentiva così, quel primo pomeriggio di venerdì. Alessio camminava velocemente, come se la tensione lo portasse meccanicamente a compierei quei passi spediti, senza arrestarsi nemmeno un attimo. Era appena uscito dalla stazione di Santa Lucia: aveva avuto solo due ore di lezione la mattina presto, e si ritrovava ad essere libero senza alcun impegno per tutto il resto del giorno. Avrebbe fatto meglio a tornarsene a casa, pranzare tranquillamente e cercare di ignorare quella sensazione che lo stava rodendo ormai da settimane. Continuava così da giorni, e probabilmente avrebbe potuto andare avanti alla stessa maniera ancora per un bel po', ma alla fine aveva rifiutato categoricamente l'idea di tornarsene a casa, di pranzare con Alice, e di ignorare ancora una volta tutta quella confusione che si ritrovava in testa.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno, ormai si era rassegnato all'evidenza dei fatti. Detestava esporsi, odiava esternare le sue difficoltà e i suoi dubbi, soprattutto su questioni così futili come quelle amorose – ed ecco che tornava ad usare il termine sbagliato, perché di amoroso in tutto quello non c'era proprio nulla, non poteva esserci nulla-, ma cominciava a non farcela più.
A distanza di settimane, si domandava ancora cosa gli fosse saltato in mente quando la sera del suo compleanno aveva provato a parlare a Pietro del loro vecchio bacio sulla spiaggia. Non poteva nemmeno incolpare l'alcool, visto che aveva bevuto poco niente: aveva fatto tutto da solo, aveva raggiunto Pietro fuori, si era commosso per i suoi regali, lo aveva abbracciato come non aveva mai abbracciato nessun altro – nemmeno Alice.
E stava per dirglielo, glielo avrebbe detto davvero, se solo Giulia ed Alice non li avessero interrotti, che aveva ripensato a quel bacio. Forse era stato meglio così, che non ci fosse stato più il tempo per dire altro, perché non aveva idea di che sarebbe potuto succedere negli istanti successivi a quella constatazione.
Non era successo nulla, ma la sensazione di essersi spinto troppo in là lo tormentava ancora, lo faceva impazzire. Lo tormentava il senso di colpa verso Alice – e non riusciva a capire per cosa esattamente avrebbe dovuto sentirsi colpevole-, e lo tormentavano anche i ricordi di quella serata.
Cominciava a non capirci più nulla, e probabilmente non ne avrebbe mai cavato fuori niente, se non ne avesse parlato con qualcuno.
La situazione gli stava sfuggendo di mano, e il senso di spaesamento non lo aiutava a rendere le cose più nitide, a ritrovare i confini giusti e a farlo sentire meno pazzo e meno sbagliato. Aveva passato le ultime settimane a fare finta di nulla, ad ignorare del tutto quei ricordi ogni volta che vedeva Pietro e a fingere che non fosse mai successo niente, ma c'era un limite a tutto.
Si stupì nell'accorgersi di essere arrivato a destinazione in pochissimo tempo. Doveva aver camminato davvero in fretta, per averci messo così poco.
Trovò il portone del palazzo già aperto, e non ci pensò due volte prima di entrare: sapeva che, se avesse esitato, se ne sarebbe tornato indietro dandosi del buffone.
Salì le scale per arrivare al primo piano, e bussò cautamente alla porta dell'appartamento dove era diretto. Non sapeva se Caterina fosse in casa o no: aveva provato a chiamarla solo una volta un'ora prima, e non aveva ricevuto alcuna risposta, né un messaggio da parte sua. Forse era impegnata altrove, e a lui non sarebbe rimasto che tornarsene indietro, e seppellire una volta per tutte quella confusione che si trovava in testa.
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Walk of Life - Growing
RomanceLa vita da ventenni è tutt'altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po'. Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi) Filippo...