Capitolo 38 - R-evolve (Pt. 3)

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Non ricordava Pietro o Giada far accenno al nome prescelto, nei mesi precedenti, così come nessuno dei loro amici. Forse era stata una scelta presa solo nelle ultime settimane, o un segreto portato avanti da molto più tempo.

Pietro sorrise dolcemente; anche la voce si fece più calma, mentre rispondeva:

-Giacomo. È Giacomo-.

Alessio rimase attonito per alcuni secondi, ripetendo a mente il nome che Pietro aveva appena pronunciato. Non si era mai immaginato come Pietro avrebbe potuto chiamare suo figlio, quindi non poteva dirsi né sorpreso né deluso. Più lo ripeteva mentalmente, più Giacomo sembrava prendere vita tra i suoi pensieri.

-Giacomo Cadorna- mormorò, come a voler testare l'effetto che poteva fare nel pronunciarlo ad alta voce. Si lasciò andare ad un sorriso, il più sincero fino a quel momento:

-Mi piace-.

Pietro accolse quella constatazione con un sorriso impacciato, annuendo senza dire nulla. Passarono alcuni secondi, prima che riprendesse la parola:

-E tu, come mai qui? Stesso motivo?-.

-Alice è entrata in travaglio, finalmente- rispose Alessio, alzando le spalle – Stavano cominciando a prendere in considerazione l'idea di indurre il parto, ma stanotte sembra che finalmente qualcosa si sia smosso-.

-Avrai ancora un po' di ore di attesa-.

Per quel che ne sapeva, Alessio si aspettava molto di più di solo poche ore. Si prospettava un'attesa estenuante ai limiti del sopportabile, ma non aveva altra scelta: nonostante la paura, c'era qualcosa che lo teneva incollato lì, in quell'ospedale, a domandarsi quando finalmente sarebbe arrivato il tempo di suo figlio.

-Già, sembra di sì-.

Sapeva che quella conversazione era giunta al termine. Era un'impressione che aleggiava nell'aria, pronta a coglierlo già preparato per il momento dei saluti. Pietro doveva tornare da Giada e Giacomo, e a lui non sarebbe rimasto altro che rimanere lì, a ripensare che, in fin dei conti, quella chiacchierata improbabile gli aveva fatto molto meglio di quel che poteva anche solo ammettere.

Pietro lo prese in contropiede un'ultima volta, quando non aprì bocca per congedarsi:

-Come lo chiamerete?-.

Alessio soppesò la risposta per alcuni secondi, per niente abituato a pronunciare quello che sarebbe stato il nome di suo figlio:

-Christian, come il nonno di Alice. Ci teneva particolarmente-.

Osservò Pietro annuire, il volto stanco e tirato ma ancora sorridente. Si ritrovò a realizzare che Pietro, inconsapevolmente, almeno per qualche minuto, era riuscito a donargli la calma che gli era mancata del tutto fino a quel momento.

-Allora penserò anche a Christian, nelle prossime ore. Andrà tutto bene-.

Per la prima volta da quando aveva messo piede lì dentro, Alessio pensò che sì, poteva andare sul serio tutto bene.

Well I've got thick skin and an elastic heart

But your blade it might be too sharp

I'm like a rubber band until you pull too hard

But I may snap when I move close

But you won't see me fall apart

'Cause I've got an elastic heart

Walk of Life - GrowingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora