Capitolo 41 - Before tomorrow comes (Pt. 4)

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Per un po' nessuno disse nulla. Era un silenzio rilassato, uno di quelli in cui non c'era per forza bisogno di dire qualcosa; Alessio chiuse gli occhi per un attimo, lasciandosi cullare dalla poca brezza e dal ronzio degli insetti proveniente dall'aiuola di fiori a qualche metro dalla panchina.

-A settembre dovrei laurearmi-.

Irene aveva parlato con noncuranza, come se avesse detto una cosa di poco peso. Non che fosse una novità, la sua laurea imminente: Alessio ricordava con certezza che la prima volta che gli aveva dato la notizia, anche se in maniera più vaga, era stata a luglio, quando Irene si era presentata a Venezia il giorno dopo la nascita di Christian.

-Se mi dici per tempo il giorno vedo di liberarmi per esserci- le disse, con serietà. Gli avrebbe fatto piacere esserci sul serio: da quando anche Irene non viveva più a Villaborghese le occasioni per incrociarsi erano irrimediabilmente diventate più che rare. Era l'ennesimo segno di quanto il tempo stesse passando in fretta: ad Alessio fece quasi venire un groppo in gola ripensare a quando, ancora troppo piccola anche solo per pensare di prendere la patente, Irene veniva a chiedergli passaggi in auto con la sua solita aria di sfida.

-Quale onore- gli rispose ironicamente lei, pur sorridendo. Senza nemmeno una mano libera per darle un pizzicotto, Alessio si limitò a darle una leggera gomitata:

-Smettila-.

Rimase per un istante in silenzio, indeciso se farle la domanda che gli era appena sorta. Si morse il labbro inferiore, ancora non del tutto convinto.

-Pensi di dirlo ... Di dirlo anche a papà?-.

Non riusciva a vedere Irene direttamente in viso, non in quel momento: il volto di sua sorella non era girato verso di lui, rendendo la sua espressione sconosciuta ad Alessio.

-E che motivo avrei? Per sentirmi dire che sicuramente non potrebbe?- la voce di Irene non parve avere alcuna esitazione, anche se Alessio percepì un'incrinatura – E poi non lo sento da un sacco ... E non lo vedo da anni-.

Si era del tutto aspettato una risposta del genere. D'altro canto nemmeno lui l'aveva mai invitato quando era stato il suo turno di laurearsi. Non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea, consapevole che, anche qualora lo avesse voluto lì con lui, in qualsiasi caso Riccardo non si sarebbe mai presentato.

Nemmeno Irene doveva essersi illusa del contrario. Per un attimo si sentì pervadere dalla tristezza e dal dispiacere nei confronti di sua sorella.

-L'ho incontrato-.

Alessio quasi si stupì di sé, quando si rese conto di aver detto quelle parole sul serio e di non averle solo pensate. Vide Irene voltarsi di scatto verso di lui, mentre aggiungeva velocemente:

-La settimana scorsa, intendo-.

Non aveva davvero preso in considerazione l'idea di dirglielo, né di accennare in alcun modo al perché aveva voluto vedere Riccardo. In quel momento, però, con sua sorella lì di fianco e con lo sguardo più preoccupato di quel che avrebbe lei stessa voluto mostrare, non gli sembrò così strano volerlo fare.

Sapeva che, in fondo, nonostante le loro profonde differenze, Irene non lo avrebbe giudicato.

-Sul serio? Dove?- gli chiese subito, velocemente.

-Era a Mestre per lavoro. L'ho incrociato per caso- rispose Alessio, pentendosi un po' per averle detto solo quella mezza verità. Irene sembrava averlo già capito: lo guardava poco convinta, come se lo conoscesse troppo bene per capire che il discorso non poteva essere finito così.

Alessio rimase a riflettere per qualche secondo: era consapevole che, se le avesse rivelato anche l'altra parte del loro incontro, Irene avrebbe voluto sapere tutto. Una volta lanciato il sasso non avrebbe più potuto nascondere la mano.

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