Capitolo 11 - Runaway (Pt. 2)

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Nicola aveva a malapena sussurrato quelle parole, muovendo appena le labbra.

-Non farmelo ripetere-.

-Stai scherzando, vero?-. Nicola assottigliò lo sguardo, e Caterina si strinse nelle spalle, guardando altrove. Cominciava a temere quella maschera di freddo panico che iniziava ad apparire sul viso di Nicola, e in quel momento ebbe la terribile certezza che quella discussione non sarebbe proseguita nel migliore dei modi.

Si sforzò di alzare appena lo sguardo, incrociando quello dell'altro: Nicola sembrava perso in riflessioni che Caterina non poteva conoscere, anche se credeva di poterle intuire. Probabilmente stava cominciando a comprendere solo in quel momento che Filippo aveva capito erroneamente che fosse Giulia ad essere incinta.

Forse stava cominciando a realizzare per la prima volta come dovevano essere andate le cose.

Caterina continuò a rimanere in silenzio, troppo ferita per poter dire qualcosa; Nicola dovette prendere quel silenzio come ammissione che no, non era solo uno scherzo.

-Può essere un errore, deve esserci un errore!- esclamò d'un tratto lui, allarmato. Sembrava quanto mai scioccato, e Caterina si rese conto di non averlo mai visto in uno stato simile da quando lo conosceva.

-Non c'è nessun errore, invece-.

Lo spintonò indietro, più lontano da lei, d'un tratto rabbiosa.

-Pensi che te lo avrei detto se non fossi stata sicura? Pensi che avrei prenotato una visita dalla ginecologa se non ne fossi certa?- urlò di nuovo Caterina, cercando inutilmente di trattenere altre lacrime che premevano per uscire – Sono incinta, aspetto un bambino, e non c'è più nessun errore che possa metterlo in dubbio. Mi devi credere-.

Nicola rimase ancora una volta impassibile, come se non avesse dato ascolto a nessuna parola pronunciata. Rimase con le braccia distese lungo il corpo, il volto duro e teso che non tradiva alcuna emozione, se non quella paura serpeggiante che continuava a minare ogni sicurezza rimasta a Caterina.

-Hai prenotato una visita?- borbottò Nicola, a voce bassa e atona.

Caterina si ritrovò ad annuire, ancora con l'impressione che Nicola l'avesse ascoltata solo in parte:

-Sì, per capire almeno come muoverci. Nel caso decidessimo se tenerlo ... O no. Dobbiamo parlarne in entrambi i casi-.

-Dobbiamo parlare se tenerlo o no l'attimo dopo in cui mi hai detto di essere incinta?- sbuffò sonoramente, portando le braccia incrociate contro il petto – Da quanto sai di esserlo?-.

Caterina si morse il labbro inferiore, esitante. Sapeva che dire la verità non avrebbe fatto altro che irritarlo ancora di più, ma non le rimaneva altra scelta: ingannarlo così, a quel punto, sarebbe stato solo inutile ed ingiusto.

-Quasi una settimana-.

Nicola la guardò ancora una volta ad occhi sgranati, prima di avvicinarsi a lei di un passo, guardandola con astio e incredulità. Caterina cercò di non arretrare, sforzandosi di non abbassare neanche lo sguardo.

-Perché cazzo hai aspettato così tanto per dirmelo?- Nicola alzò di nuovo la voce, gesticolando freneticamente e nervosamente – Spiegami, e dammi una ragione valida, per cui sono stato l'ultimo idiota a venirlo a sapere, quando avresti dovuto parlarmene ancora prima di fare il test!-.

-Non te ne ho parlato prima perché non ero sicura di poter sopportare una reazione come questa da parte tua!- Caterina urlò a sua volta, con tutta la voce che si trovava in corpo. Non fece nemmeno più nulla per trattenere le lacrime, né nient'altro per nascondere quanto facessero male le ferite che le stava provocando Nicola.

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