Voglio farti mia (Jamil) 🔞

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Avvertenze: grandi spoiler del Capitolo Quattro

La giornata era stata lunga, stancante, stressante. Non era una novità per Jamil, ma adesso che stava attuando il piano per scalzare Kalim dal comando di Scarabia per poterne salire lui, lo stress era triplicato. Sentiva il bisogno di scaricarlo in qualche modo e in fretta, perché sarebbe dovuto andare a letto presto, cosicché la mattina successiva sarebbe riuscito a mantenere il ritmo del giorno che lo aspettava, a cominciare dalla marcia nel deserto.

Si buttò sul letto cominciando a pensare. Sentiva la vittoria vicina, la pregustava di già e questo gli allentava un po' i nervi, anche se non era abbastanza. Aveva bisogno di qualcosa che gli desse un piacere immediato, qualcosa di più concreto del sapore di libertà che presto sarebbe arrivata. Per quello ci sarebbe stato il tempo giusto. Ma la mente non voleva smetterla di ripassare tutti i passaggi che aveva fatto e che l'avevano portato fino a quel punto. Tutto stava andando secondo i piani e ciò lo faceva sorridere. Era tutto perfetto: i residenti ormai si fidavano più di lui che di Kalim, stavano iniziando ad odiarlo sul serio e soprattutto c'era il piatto forte. Portare lì (Y/n) come testimone era la sua punta di diamante, sarebbe stata perfetta per riferire la situazione al preside, che non avrebbe potuto fare altro che crederle e permettere la deposizione e lo scambio. L'unico problema era che aveva già tentato la fuga una volta, ma non importava. Le piaceva l'audacia che aveva, rendeva la sua innocenza e purezza edonici, al contrario di quelle di Kalim, che lo irritavano. Quelle qualità, nella ragazza, gli facevano venire voglia di soggiogarla, di usare Snake Whisper per farla avvicinare di più a lui, aveva voglia di rovinarla, di distruggere il suo candore, voleva possederla. Sembrava una principessa a cui mancava il principe, che non sarebbe stato lui. No, lui sarebbe stato il padrone, il suo sultano. Quella audacia era una qualità che voleva sottomettere sotto il suo comando e l'avrebbe fatto.

Nel frattempo che i pensieri scorrevano sulla ragazza, una mano scivolò senza accorgersene fino al cavallo dei pantaloni, che aveva cominciato a massaggiare con calma: aveva appena deciso cosa fare per alleviare lo stress. Nessuno sarebbe più venuto a disturbarlo per quella sera, erano già tutti a letto, poteva concedersi un momento solo per sé. Mise più pressione sui pantaloni, cercando nella mente le immagini perfette per accendere l'eccitazione, cosa che riuscì a fare senza alcuno sforzo. Quella ragazza... era senza poteri magici eppure era capace di incantare con la sua semplicità. Desidera averla lì in camera, era quasi tentato di chiamarla, ma non poteva ipnotizzarla per soddisfarsi, avrebbe corso troppi rischi, doveva accontentarsi di immaginarla lì sul letto, con lui, che gli massaggiava il cazzo al posto della mano che stava utilizzando. Bastò inquadrare il pensiero per un attimo per farlo già diventare un po' duro, il necessario per fargli slacciare la cintura e abbassare i pantaloni. Nella testa era stata lei a farlo, era lei quella che lo stava per masturbare e dare piacere, era lei e solo lei che stava continuando a muovere la mano sui boxer, aggiungendo più pressione. La immaginava fissarlo con uno sguardo provocante e seducente, come se stesse aspettando solo di poterlo assaggiare. I respiri si accorciavano, lasciandosi inebriare da ciò che la mente produceva per sopperire alla mancanza fisica. Ad un certo punto non resistette più. Con un gesto rapido, scartò l'intimo, tirando fuori il membro. Era quasi completamente duro, stava già in piedi da solo.

"Oltre ad essere intelligente hai anche un cazzo grande" pensava che gli avrebbe detto. Jamil sorrise. Era certo che gliel'avrebbe detto e avrebbe voluto risponderle "posso soddisfarti come vuoi con questo", solo per vederla arrossire alle parole sporche e alle immagini che la fantasia le avrebbe fatto affiorare.

Si morse il labbro inferiore quando cominciò a far scivolare la mano per tutta la lunghezza.

"Ah! È così caldo", gli diceva mentre lo accarezzava, guardando prima il membro e poi lui. Avrebbe voluto risponderle, anche se si trovava solo nella mente, ma un pizzico di ragionevolezza gli affiorò dicendogli che sarebbe stato inutile. Non disse nulla, ma ghignò. Sotto le palpebre vedeva (Y/n) regalargli la migliore sega della sua vita, strofinando sempre più velocemente, andando su e giù senza staccare mai la mano. Si era anche messa comoda, seduta in mezzo alle gambe, in una posizione in cui si immaginava potesse con facilità toccarsi a sua volta.

"Continua" la spronava nella mente, ma nella realtà i respiri velocizzati avevano lasciato posto a dei grugniti bassi che provenivano dal fondo della gola. "Voglio farti mia", le diceva, facendola sussultare, "voglio rovinarti". Continuava a trascinare la mano su e giù, non curandosi che fosse sporca di presperma che sgorgava rivestendo tutto il cazzo, e i grugniti divennero più forti, quasi dei ringhi. La sensazione di umido e appiccicaticcio fece procedere la fantasia: adesso vedeva (Y/n) chinata in avanti, con la bocca che lo avvolgeva e la testa che si muoveva su e giù, riuscendolo a prendere tutto, fino alla base, anche sbavando un po'. Dentro pensava di metterle la mano dietro la nuca e di spingerla più verso il basso, quando in realtà stava strofinano il cazzo con tutta la forza che aveva nel braccio. Stava per venire e la mente non gli inviava più delle immagini chiare; si stava perdendo nel piacere, non riusciva a rimanere concentrato sull'idea di (Y/n) che gli faceva un pompino tenendo gli occhi fissi nei suoi, ma con tutto sé stesso si ancorava ad essa per non rischiare di avere un orgasmo insoddisfacente. Il cazzo si contorceva nella mano, sentiva le pulsazioni che emetteva, ma ancora una volta pensava che quella che le sentiva era lei, dentro la bocca, pronta a ingoiare vorace tutto il carico, non aspettando altro.

"Prendilo" le ordinava venendo, macchiando idealmente di bianco le pareti interne della cavità orale e della gola. Era certo sarebbe stata come un gattino che ha appena finito di bere il suo latte, con le labbra macchiate di bianco e la lingua che leccava i rimasugli, sperando di saziarsi di più, ma nella realtà tutto quello sperma era sulla mano e sulla lunghezza.

«Cazzo!», imprecò fra i respiri pesanti. Si sentiva finalmente meglio, appagato, poco importava che tutto quello che riguardava (Y/n) era avvenuto nella sua fantasia. Era certo che prima o poi l'avrebbe fatto davvero, con la sua vera mano e la sua vera bocca che si chiudevano sul membro. E magari anche altro. Doveva solo diventare leader, doveva solo comandare sul dormitorio e tutti i suoi desideri sarebbero diventati realtà, compreso l'amore della principessa.

Stava ancora ansimando con il membro sporco di fuori quando qualcuno bussò alla sua porta. Era tardi, chi mai poteva essere e cosa avrebbe voluto? Con un colpo di penna si ripulì, si risistemò la divisa e andò alla porta. Era un semplice residente. Sembrava stanco e aveva il respiro affannato.

«Vice-leader Viper, la ragazza e il mostro», si poggiò sullo stipite prendendosi una pausa, «sono fuggiti. Si sono rifugiati a Octavinelle, sotto la protezione del leader Ashengrotto e dei gemelli Leech. Non siamo riusciti a riportarli indietro e con loro hanno il tappeto del leader Al-Asim».

Non poteva credere alle sue orecchie. Proprio quando pensava che stesse andando tutto fin troppo liscio ecco che era arrivato l'impedimento. Ma non era nulla di troppo preoccupante, poteva risolverlo.

Ti piace giocare col fuoco, principessa? Bene, vedremo chi l'avrà vinta. Ma sta' attenta: potresti scottarti.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora