L'ultimo che resiste (Jamil) 🔞

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: Rabbia (pumpNIGHT)

Importante: ho evitato di specificare, quindi potete pensare sia che i personaggi stiano lì (vedrete dove) in vacanza, fra un anno scolastico e l'altro, o che siano cresciuti e ci vivano. Per questa ragione Reader può essere, ma può anche non essere MC. A voi la scelta.


Di solito la dimora degli Asim, nella zona degli alloggi, era tranquilla, non si sentiva molto casino, tranne per qualche chiacchierata occasionale la sera. Eppure ora si poteva udire, da qualche parte, un forte baccano. C'erano due persone che stavano gridando da diversi muniti, urlandosi addosso qualcosa che, però, non si riusciva a capire bene. Najima sapeva solo a chi appartenevano quelle voci, riconoscendo in una quella di Jamil e nell'altra quella di (Y/n). Appena li aveva sentiti aveva smesso di camminare, bloccandosi nel mezzo del corridoio e guardandosi indietro. Non aveva intenzione di tornare sui suoi passi, né di andare lì e intromettersi, ma era preoccupata che qualcun altro avrebbe potuto sentirli, in particolar modo Kalim-sama. Conosceva suo fratello abbastanza bene da sapere che nel caso Kalim si fosse messo in mezzo per far fare la pace ai due, lui avrebbe taciuto per alcuni minuti, costretto per apparenza a fingere, per poi esplodere con ancora più violenza, rischiando di far sorbire a (Y/n) urla ben peggiori. Sapeva anche che era meglio non intervenire in prima persona, era certa fosse una delle solite piccole liti di coppia e che presto si sarebbe risolta da sola, perciò rimase lì, per assicurarsi che nessun altro si avvicinasse.

«La devi smettere di comportarti così, non hai sempre ragione!», urlò lei, cercando di farsi valere su di lui.

«Ma stavolta ho ragione, finiscila di fare la testarda e ammettilo», le fece di rimando.

(Y/n) riprese a gridargli contro, perciò Jamil sospirò spazientito, al limite, e si guardò intorno. Il corridoio era vuoto da entrambe le direzioni, eppure si sentiva troppo esposto lì, c'era l'alto rischio che qualcuno della sua famiglia o degli Asim sbucasse all'improvviso e si mettesse in mezzo e non sapeva quanto a lungo avrebbe saputo fingere che fosse calmo. Tornò a guardarla quando lei gli urlò di ascoltarla e digrignò i denti: quando aveva quella fottuta espressione arrabbiata, quasi iraconda, lui la trovava erotica come non mai ed erano quasi invani i suoi tentativi di tranquillizzarsi. Era assurdo che un giorno avrebbe trovato qualcuno con cui non doveva trattenere il suo vero carattere e fingere, non solo perché non avrebbe intaccato la sua immagine in alcun modo, ma soprattutto perché litigare sarebbe stata la cosa che più l'avrebbe acceso. Quando avevano cominciato ad alzare la voce non aveva intenzione di finire così, ma ora voleva davvero farsela. E perché avrebbe dovuto fermarsi?

«Mi stai ascoltando? Non fare il finto tonto, è con te che sto parlando», gridò ancora. L'espressione di Jamil sembrava davvero furiosa, ma anche la sua non era da meno. Lui si guardò un'ultima volta attorno, poi le afferrò con forza il polso, mentre con l'altra mano apriva la porta della stanza dietro di lei, che era la sua camera. La trascinò dietro di sé e la mollò solo quando entrambi erano dentro.

«Hai paura che ci sentano? Sei un codardo, ecco cosa sei, un vigliacco!», continuò mentre lui si sbrigava a chiudere la porta a chiave.

Appena finì, assicurandosi che i muri insonorizzati avrebbero fatto il resto, si voltò verso di lei con un'espressione subdola. «Se vuoi davvero urlare te la do io una ragione». Si afferrò la maglia bianca e con pochi scatti se la tolse, gettandola di lato e rivelando parte di quel corpo dannatamente perfetto.

(Y/n) capì subito le sue intenzioni e per un attimo tacque, sorpresa. Passò velocemente gli occhi sui muscoli cesellati, prima di riprendersi e continuare ad aggredirlo. «Quindi è così che vuoi far valere la tua ragione? Scopandomi? Pensi che così l'avrai vinta? Sei solo un maschio tossico e io mi domando perché sto ancora con te. Vuoi scoparmi? Bene, accomodati pure, ma non sarà tua, l'ultima parola», urlò vedendolo avvicinarsi lento. Non se ne stava accorgendo, ma ad ogni passo che lui avanzava, lei ne faceva uno all'indietro, fino a quando non sentì le gambe scontrarsi contro la base del letto. Diede una veloce occhiata, confermando di non poter più allontanarsi, poi ritornò su di lui. Aveva un'espressione seria, che non lasciava trasparire emozioni eppure che, proprio per questo, era dannatamente pericolosa.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora