Intrappolati in una scatola di vetro (Sebek) 🌸

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Avvertenze: questa storia è stata scritta per il writober 2021, con fondo come tema.

Sebek non riusciva nemmeno a capire come fosse successo: un attimo prima camminava al fianco del Giovane Maestro e un attimo dopo si era ritrovato sul fondo di una strana scatola di vetro. Non aveva la minima intenzione di guardarsi meglio attorno, voleva solo uscire, ed è per questo che aveva sfoderato tutto il fiato che aveva in corpo per urlare verso l'alto, da dove derivava la luce ed era certo che fosse caduto. Era talmente concentrato sulla sua azione che non si stava accorgendo che non era da solo.

«È inutile che urli, non ti sente nessuno».

Rimase spiazzato nel sentire un'altra voce lì con lui. La riconobbe subito, essendo dell'unica ragazza che frequentava la scuola e si poteva dire di una sua amica.

«Cosa...», stava per farle una domanda, ma poi cambiò idea pensando che fosse più importante trovare una via d'uscita, «dobbiamo andarcene di qui» e riprese ad urlare.

«Ho detto che è inutile! Smettila di urlare, per favore, mi stai spaccando i timpani!», si portò le mani alle orecchie cercando di proteggere, almeno in parte, l'udito da quella sirena ambulante che era la voce di Sebek. «Guardati attorno! Ti pare che ci possa mai essere via d'uscita? E non riescono neanche a sentirti da sopra, ci ho già provato io»;

«Che intendi?» le chiese guardando in basso, dove la ragazza era seduta con le gambe rannicchiate al petto, ma comunque rischiando di inciampare fra i suoi piedi.

«Sono qui da molto tempo ormai, non so quanto di preciso. Il mio telefono sembra essersi rotto durante la caduta, ma ho provato anch'io a chiamare a voce gli altri con cui ero. Non ho sentito né visto nessuno. Tu sei la prima persona».

In quel momento, Sebek si ricordò del suo telefono e lo sfoderò frenetico dalla tasca. Provò ad accendere lo schermo, ma questo rimaneva nero. Premette ancora, più forte e più a lungo, ma il risultato non cambiava. Forse si era rotto anche il suo. Riprese ad urlare alla luce che derivava dall'alto.

«Giovane Maestro! Lilia-sama!».

La voce rimbombava per le scure pareti di vetro e (Y/n) fu costretta a riportarsi le mani alle orecchie. Il pavimento su cui era seduta era gelido, anche perché nel tempo in cui era stata da sola era rimasta per lo più in piedi. In quella posizione due persone potevano benissimo starci, molto vicine, ma ci stavano. Sedute sarebbe stato impossibile a meno che non sarebbero dovute stare incastrate fra di loro in qualche modo. Sperò che Sebek non si stancasse presto di rimanere in piedi, così lei poteva riposarsi e poi si sarebbero dati il cambio.

«Non abbandonatemi qui...», disse, alla fine, Sebek, con un tono triste e un volume normale, insolito per lui. Abbassò la testa, credendo che i compagni non si fossero accorti della sua sparizione e che quindi sarebbe rimasto lì per un bel po'. Guardò l'amica che lentamente si toglieva le mani dalle orecchie e le chiese «hai scopeto qualcosa riguardo questo posto?»;

«Sembra una teca fatta di vetro oscurante, quindi non possiamo vedere fuori, ma, tenendo conto che ci siamo caduti dentro mentre camminavamo, è molto probabile si trovi nel pavimento e per questo nessuno ci può vedere o sentire. Non ne sono sicura, ma credo sia la magia unica di qualcuno, altrimenti non si spiega come mai non l'abbiamo vista e come sia stata posizionata nel bel mezzo del corridoio. Per questo motivo non ti consiglio di usare incantesimi, rischieresti di farli rimbalzare contro le pareti e di colpire uno di noi».

Sebek annuì. Per una volta non aveva parole da dire e si trovò d'accordo col consiglio. Voleva sedersi, ma notò che non c'era abbastanza spazio. Si guardò i piedi, li mosse sul posto, nel tentativo di fare qualche passo, anche piccolo, ma non avendone possibilità senza rischiare di schiacciare (Y/n).

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora