Finalmente (Ruggie) 🌸

150 3 0
                                    

» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: Corda (pumpNIGHT)

Avvertenze: AU ambientato nell'Ottocento, ispirato all'evento di Port Fest.

Il vento tagliava la faccia, la brina che si sollevava dal mare si incastrava nella pelliccia delle orecchie, ma Ruggie rimaneva saldo alla balaustra della nave, a guardare verso l'orizzonte, da cui sperava di riuscire presto a scorgere la silhouette del porto in cui avrebbero attraccato. All'idea non stava più nella pelle, non solo perché dopo mesi e mesi di navigazione voleva rimettere piede sulla terra ferma, ma soprattutto perché in quel porto c'era una persona importante che lo stava aspettando.

Le rotte commerciali stavolta erano state molto lunghe, l'avevano portato quasi a circumnavigare il globo, ma il suo cuore rimaneva nel luogo che aveva dovuto abbandonare, fra le mani della ragazza che amava come nessun'altra. Non la sentiva dal giorno della partenza, ma lei gli aveva promesso che l'avrebbe aspettato e, al suo ritorno, si sarebbero potuti sposare. Stava sognando ad occhi aperti, con le mani poggiate alla liscia superficie di legno, quando una voce lo fece sbalzare.

«Ci rilassiamo, eh, Bucchi?», fece un uomo, molto più grande di lui, ma ben tirato a lucido, in un abito color porpora pieno di merletti e fronzoli, al contrario della divisa a righe sudata che stava portando la iena.

«No, Signor Capitano, mi rimetto subito a lavoro», sorrise, prontamente, sfilando dal lato del bellimbusto e correndo a prendere uno scopettone malconcio.

«Sarà meglio», lo sentì dire, prima di mettersi a strofinare il ponte.

Era abituato al duro lavoro, l'aveva fatto per mesi, e il minimo rimprovero che aveva ricevuto non l'aveva toccato. Ma il ritrovarsi con le mani occupate non permise alla mente di fermarsi dal pensare a (Y/n). Quando si era presentato al padre, lui non l'aveva accettato, chiedendogli quali doti avrebbe potuto portare a sua figlia e ritrovandosi costretto a dirgli che non aveva molto, ma ora, dopo il grande viaggio, si era abbastanza arricchito per poter tornare dai genitori e chiedere ufficialmente la mano della giovane, con una dote costruita con quasi un anno di commerci e alcuni piccoli furti in giro per il mondo. Rideva al pensiero delle loro facce quando avrebbero visto alcune delle ricchezze sgraffignate ai ricconi ubriachi nelle locande del mondo, certo che non avrebbero potuto più dirgli di no.

«Porto Ovest di Sage Island!», urlò un mozzo, facendo drizzare le orecchie della iena. Guardò al di là della balaustra, notando il luogo appena annunciato. Lasciò andare lo scopettone, facendolo sbattere sulle assi del ponte e corse di sotto, facendosi spazio fra i marinari che stavano salendo, incuriositi.

«Ruggie! Ehi, dove stai andando?», lo fermò Jack, che lo vide fiondarsi nella direzione opposta alla calca.

«Sto andando a prendere le mie cose, fra poco sbarchiamo!», gli rispose camminando all'indietro, per poi ripartire come un razzo verso le brande dove dormiva l'equipaggio, non ascoltando le parole successive del ragazzo più piccolo.

Arrivato al giaciglio personale, si buttò sulle ginocchia e afferrò il suo sacco, ficcandoci dentro quel po' di biancheria che aveva e i tesori sgraffignati, ben nascosti fra le molle arrugginite o sotto le assi di legno del pavimento. Nonostante gettasse gli oggetti senza cura, stava controllando uno ad uno che non ne mancasse nessuno, dal sacchetto pieno di gemme preziose, alle coppe d'oro, e poi le monete, i gioielli, i pugnali di oro e argento, tutta merce rubata di cui nessun altro sapeva niente, che gli sarebbero stati utili da presentare ai genitori della ragazza.

Finito di riempire il bagaglio, lo chiuse stringendo il laccio e tornò, correndo, di sopra. Appena ci arrivò fu accecato dal Sole e quando tornò a vederci chiaro notò le file di marinai che si preparavano all'attracco, reggendo delle pesanti funi fra le mani.

«Bucchi», sentì alla sua sinistra all'improvviso, facendolo sobbalzare. Il sacco gli scivolò un po' di mano, ma per fortuna riuscì a non farlo cadere di fronte al capitano: se avesse sentito il frastuono del ricco ciarpame di sicuro glielo avrebbe sequestrato.

«Capitano», sorrise all'uomo, risistemando la cinghia del bagaglio sulla spalla.

«Stai di nuovo battendo la fiacca?», lo guardò con un briciolo di noia;

«No, capitano», scosse lesto la testa;

«Allora perché non sei ad aiutare i tuoi compagni ad attraccare?», poi fece scorrere gli occhi sul sacco, «ed è ancora presto per fare le valige. Dopo che saremo al porto devi finire il tuo lavoro e sbarcare la merce. Solo dopo che ti avrò pagato, nell'ufficio, ovviamente, sarai libero di andare».

Il sorriso di Ruggie vacillò. Voleva essere pagato, senza alcun dubbio, ma fin quando avrebbe finito il compito e le pratiche di pagamento ci sarebbero volute altre ore e lui fremeva dalla voglia di riabbracciare (Y/n).

«Sissignore», rispose, andando a prendere posto vicino ai suoi compagni, accanto a Jack. Lì fece scivolare il sacco dalla spalla e lo lasciò cadere per terra, con un piccolo tonfo metallico. Il ragazzo dai capelli bianchi guardò l'oggetto, poi lui, ma non disse niente, piuttosto gli fece spazio per poter afferrare la corda e tirare insieme.

Il porto di Sage Island era un luogo sempre allegro e vivace, sia per i colori di case e navi, sia per l'andirivieni continuo di persone, che comprendevano marinai e borghesi che poco lontano da lì, coi loro parasole in pizzo e abiti ricamati, passeggiavano lanciando una appena accennata occhiata agli sporchi lavoratori.

L'odore dei soldi era qualcosa di sublime, per Ruggie, e l'avere fra le mani parte del gruzzoletto che si era guadagnato con quasi un anno di fatica lo faceva sentire bene, come se tutta la stanchezza avesse abbandonato il corpo. Tirò una grande annusata al malloppo di madol sulla porta dell'ufficio, poi li cacciò in tasca e cominciò a muoversi fra la folla. Si erano dati appuntamento, lui e la sua amata, in un punto ben preciso, fuori dall'attracco commerciale, vicino al molo turistico, e stava camminando, facendosi largo fra le casse e i marinai, cercando di arrivare presto al luogo, avendola fatta aspettare fin troppo a lungo.

E poi la vide: si guardava smarrita attorno, nel suo bel vestitino bianco e azzurro, protetta solo da un grazioso cappellino, mentre davanti a lei passavano i mozzi coi barili e dietro le nobildonne altezzose. Il suo sguardo perso era davvero adorabile e scaldò il cuore di Ruggie all'istante.

«(Y/n)!», la chiamò, facendola voltare verso la sua direzione.

Quando lo vide sorrise e un attimo dopo, nel momento in cui la iena la raggiunse, lei era già fra le sue braccia, in uno stretto abbraccio reciproco. Chiunque si trovava nel porto vide il gesto amorevole dei due giovani e, se da una parte, i marinai sorrisero, dall'altra, i borghesi e i nobili li guardarono impettiti, quasi come se stessero facendo sconcezze in pubblico.

«Mi sei mancato tantissimo», gli disse, allontanando la testa da lui per guardarlo, ma ancora fra le sue braccia.

«Anche tu», sorrise di rimando, scorrendo con lo sguardo i morbidi lineamenti che la caratterizzavano. Voleva dirle che era bella come l'ultimo giorno che l'aveva vista, se non di più, ma rimase incastrato nei suoi occhi, grandi e luminosi. «Ho... portato della roba», riuscì a sbloccarsi, staccandosi dall'abbraccio. Poggiò la sacca per terra e allargò il laccio, mostrandole i tesori accumulati.

«Ruggie, ma questi...!», esclamò stupefatta;

«È la dote che presenterò a tuo padre. Finalmente potremmo sposarci», completò la frase, con un luccichio di gioia negli occhi.

(Y/n) sussultò sorpresa, coprendosi la bocca con entrambe le mani, osservando gli oggetti mentre la vista si annacquava, poi si buttò di nuovo contro di lui, abbracciandolo dal basso. La maglia a righe poteva anche essere sporca e sudata, ma lei ci strofinò comunque la guancia, sorridendo felice.

«Finalmente...», mormorò, sentendo una mano posarsi sui capelli.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora