Allora mi sposi? - ... e te ne sei dimenticato (Ruggie) 💧

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N/B: Questo è il Bad Ending.

Il traballante bus era fin troppo pieno di persone, al punto tale che si sarebbe presto sentita male se non si fosse appena fermato davanti a quella che era la sua destinazione. Mentre scendeva, sollevò lo sguardò notando l'imponente scuola ergersi davanti a lei, mostrando la propria magnificenza già dalla soglia, dove un flusso di gente si muoveva verso l'interno, dando vita al luogo. Si aggregò anche lei, un po' spaventata, un po' emozionata, con il desiderio di godersi anche la fiera nel mentre che conduceva la ricerca. Prima di arrivare aveva fatto un salto in hotel, liberandosi di ogni bagaglio, perciò ora si stava muovendo liberamente nella calca, infilandosi dove trovava un minimo di spazio per tentare di raggiungere un posto più aperto e dove potesse respirare.

«Permesso», provava a dire, per venire ignorata da chiunque, rischiando anche di essere schiacciata fra qualcuno di più corpulento.

Quando finalmente riuscì a districarsi dalla massa, li guardò torva e si spolverò la giacca, a simboleggiare il fastidio che le avevano dato. Non era arrivata da nemmeno quindici minuti che già non sopportava più la gente; meno male che il motivo per cui era lì era principalmente un altro, altrimenti se ne sarebbe già pentita. Iniziò a girovagare per il campus, osservando con distacco le bancarelle, tutte piene di cibo e souvenir che la attentavano, ma a cui stava resistendo con audacia, nonostante le avessero fatto venire l'acquolina.

Controllò la strada principale, poi la zona vicino ai dormitori, poi si spinse oltre fino a una struttura dall'apparenza abbandonata, per tornare, infine, indietro, ma ovunque posasse gli occhi non riusciva a trovarlo.

«Ruggie, dove sei?», mormorò fra sé e sé con il broncio e, come se lo avesse chiamato, le parve di intravedere, fra la folla, un paio di orecchie da iena. «Ruggie?», mosse qualche passo in direzione, ma non l'aveva sentita, «Ruggie!», ci riprovò, cominciando a correre verso di lui.

Si stava andando a immischiare nella calca e per (Y/n) divenne complicato fermarlo. Era certa fosse lui, le sue orecchie e la chioma biondo cenere erano abbastanza inconfondibili, perciò si ributtò a capofitto senza pensarci due volte.

«Ruggie!», riprovò, sollevandosi oltre le teste con un salto, ma ancora non la sentì. «Permesso, fatemi passare!», sgomitò, stavolta senza usare troppe buone maniere. «Ruggie!».

«Ah, ti ho trovata! Ti stavo cercando ovunque», sentì la sua voce dire, appena era uscito dalla folla. Non sapeva con chi stesse parlando, era ancora in mezzo, lei, ma ora si stava muovendo più in fretta, certa che se non si fosse sbrigata lo avrebbe perso di nuovo.

«Rug-!», stava per chiamarlo ancora, appena ne fu fuori, ma si bloccò, scioccata da ciò che stava vedendo.

Davanti a lei, a pochi metri, c'era il ragazzo che stava cercando e con lui un'altra ragazza che non conosceva. Il problema è che i due si stavano baciando, tenendosi stretti l'uno contro l'altro. Sentì qualcosa spezzarsi dentro, facendo un frastuono incredibile che stava sovrastando le voci attorno a lei. Non sapeva perché, in fondo non erano niente loro due, ma la visione di cui si stava riempiendo gli occhi le faceva male, tanto male. Perché si era aggrappata a una promessa infantile? Era ovvio, era più che ovvio che non le avesse dato alcun peso una volta cresciuto e lei era stata un'illusa a credere che potesse essere diversamente. Stupida, stupida (Y/n), si disse.

«Ehi, Ruggie», la ragazza che stava baciando si accorse di lei e si staccò, guardando in direzione con disagio e sospetto.

«Sì?», chiese lui, ignaro della spettatrice, e accorgendosene solo quando quella che era la sua ragazza indicò in direzione. «C'è qualche problema? Ci conosciamo, per caso?», si rivolse a lei.

«No», riuscì a dire scuotendo la testa, «no, affatto. Scusatemi, è che vi ho visti e ho pensato che foste carini, tutto qui», mentì, riuscendo a mantenere la voce sana, ma atona.

L'altra sorrise imbarazzata e Ruggie ringraziò, trovando la situazione strana, perciò aggiunse «ora... vado via. Vi lascio... soli», alla fine l'intonazione si incrinò e nel momento esatto in cui diede loro le spalle le lacrime iniziarono a fuggire dalle orbite.

«Stupida, sono una stupida», ripeteva piangendo, cercando di spingere via la folla nella quale si era rigettata, volendo raggiungere in fretta il cancello. A testa bassa e con la vista annacquata, non stava nemmeno guardando dove andava, seguiva solo l'istinto che quella fosse la direzione giusta.

Era ovvio che si fosse dimenticata di lei e della promessa, era così ovvio, e non capiva nemmeno perché ci credesse tanto o avesse addirittura fatto un viaggio della speranza da sola pur di incontrarlo dopo anni e anni di allontanamento. Perché stava piangendo? Sarebbe stato strano se fosse successo il contrario, se le avesse detto "va bene, proviamoci", non che nel frattempo fosse andato avanti con la sua vita e avesse trovato una fidanzata. Che stupida che era stata. Stupida e ingenua.

Arrivò davanti al cancello e appena il bus si fermò, vomitando fuori una nuova massa, lei si fece largo per salire. Era l'unica lì sopra, e nel silenzio del motore i suoi singhiozzi erano tanto patetici. Almeno l'autista non ha cercato di parlarle e dentro di sé lo ringraziò per questo quando scese. Aveva solo un obiettivo in testa, adesso: andare in hotel, recuperare la propria valigia e tornare a casa con la prima nave che avrebbe trovato, con l'intenzione di insabbiare il ricordo di Ruggie lasciando l'isola.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora