Casa (Lilia) 💧

134 3 2
                                    

Avvertenze: Spoiler dei Capitoli 6 e 7

Era ancora fine febbraio, faceva freddo fuori, eppure (Y/n) non se ne stava curando del gelo ed era seduta fuori da Ramshackle, sul retro, su una glaciale panchina di pietra, a contemplare le dita intrecciate delle mani, ignorando il cielo stellato che si spalancava sopra di lei. Addosso aveva solo la divisa scolastica e non scaldava neanche tanto, ma preferiva che i brividi continuassero a correrle lungo la schiena, rischiando di raffreddarsi, piuttosto che tornare dentro. Nel dormitorio l'aria era tranquilla e muta, ma lei la trovava troppo morta. Come sempre, del resto. Stava preferendo il sussurro del vento nelle orecchie a quel silenzio macabro. Da quando era tornata dall'Isola dei Lamenti la struttura era stata aggiustata, non c'erano più spifferi né perdite di alcun tipo, si stava finalmente bene al suo interno. Quando ci aveva rimesso piede ne era stata felice, avrebbe avuto l'acqua calda e le notti non sarebbero state insopportabili. Ma ora iniziava ad accusare il senso di solitudine e stava rimpiangendo il fischiare che sentiva penetrare dalle assi mal messe perché a modo loro le facevano compagnia. O forse stava solo vagheggiando e stava desiderando una condizione che non voleva davvero, solo perché aveva un vuoto dentro, nel petto. Percepiva il tornare al caldo come una sorta di ulteriore allontanamento da ciò che le mancava, quindi preferiva rimanere lì, al gelo.

«Ehilà!»

Senza alcun avvertimento, (Y/n) si vide materializzarsi davanti un Lilia sottosopra e, se di solito si sarebbe spaventata, colta alla sprovvista, stavolta non sussultò nemmeno. Lo guardò impassibile, mentre sui lineamenti dell'essere un ampio e allegro sorriso al contrario lo illuminava. Fra i due c'era un terribile contrasto.

Non gli rispose, né reagì in alcun modo e Lilia capì subito che qualcosa non andava. Si girò, mettendosi dritto, e lentamente scese, poggiando con grazia i piedi per terra.

«Tutto okay, cara?», il sorriso si spense e (Y/n) lo notò, prima di ritornare con lo sguardo sulle dita a mala pena intrecciate sulle cosce. Scosse la testa per rispondergli, ma null'altro.

«Ti va di parlarne con questo vecchio? Sai bene che ho un bel po' di esperienza alle spalle, magari posso aiutarti», il tono era diventato dolce e accondiscendente, tipico di una persona amorevole di cui sai a priori che puoi fidarti e che avrà sempre il consiglio giusto per te.

(Y/n) sospirò pesantemente, incurvando di più la schiena, davvero avvilita. Sapeva che con Lilia poteva confidarsi, ma soprattutto non voleva girarci intorno e sputò subito il rospo, secca.

«Mi manca casa», prese un profondo respiro, gonfiando il petto e per un attimo stendendo la schiena, per poi tornare a incurvarla.

Lilia aprì le labbra pallide, ma le richiuse subito, preferendo prima prendere posto accanto a lei. Una mano cominciò ad accarezzarle la schiena, strofinandosi su di essa in segno di conforto.

«Sia chiaro, Lilia-chan, qui non mi trovo male, anzi», continuò, «mi trovo benissimo. Ho tanti amici, Ace, Deuce, Epel, Jack... poi c'è Grim, che mi fa compagnia anche quando lascio gli altri e torno al dormitorio, poi c'è Tsunotaro che mi fa visita ogni sera, tu, e gli altri. Però...», si morse il labbro screpolato, cercando le parole giuste.

«Però?»;

«Però non è la stessa cosa. Mi manca casa. Mi manca la mia famiglia, i miei amici... mi mancano persino le persone che odiavo o i professori incapaci. Mi manca la mia vecchia vita, nonostante abbia tanti amici anche qui», lasciò che calasse qualche secondo di silenzio, «è da tanto che sono via».

Lilia continuò ad accarezzarle la schiena, conoscendo bene la sensazione che stava provando, ma al tempo stesso sapendo che su questo non c'era molto che poteva dire, se non una delle solite frasi fatte a cui nessuno in realtà crede, perché si sa che sono create solo per dare un'amara consolazione. Piuttosto si guardò alle spalle, verso il dormitorio.

«Grim dov'è?»;

«Dorme. Ho aspettato che si addormentasse prima di uscire», aveva finito di rispondere, ma poi preferì anticipare un'altra domanda che pensava avrebbe posto. «Lui non se n'è accorto di niente, di questo mio malessere, se te lo stai chiedendo».

Per quanto volesse bene al mostro e nonostante sapesse che pure lui si era affezionato a quella che chiamava "suo minion", era anche una palla di pelo piuttosto cieca davanti alle emozioni e ai sentimenti nascosti degli altri, non accorgendosi mai di quello che non veniva detto.

«Posso intuire cosa provi in questo momento, ma non so come puoi risolverla».

La risposta fu inaspettata e fece scattare la testa di (Y/n) verso la fata, con un'espressione interrogatoria.

«Mi dispiace, cara, non posso esserti molto utile. Anch'io sono stato lontano da casa e diverse volte per molto a lungo. Ma ogni volta che ero in un altro Paese, un altro continente o dall'altra parte di questo mondo, anche se sentivo nostalgia, mi rincuorava sapere che presto ci sarei tornato e che potevo farlo quando volevo», Lilia abbassò lo sguardo e la sua mano smise di strofinarla, fermandosi fra le scapole, «so che per te non è così e questa precisa sensazione mi è sconosciuta, quella del non poter scegliere di tornare a casa», mormorò, quasi non volesse che (Y/n) sentisse. «Io non so che consiglio darti a riguardo, perché temo proprio che non ce ne siano. Però una cosa la so per certo: qualsiasi cosa accada io non ti abbandonerò, sarò sempre qui. Non sarò la tua famiglia, ma se vuoi puoi considerarmi come una spalla su cui piangere o un punto di riferimento con cui sfogarti. Questo vecchio ci sarà sempre per te, non se ne andrà, puoi stare tranquilla. E fino al giorno in cui non tornerai a casa, basta che mi fai uno squillo e apparirò subito da te. A testa in giù», Lilia sorrise ampiamente, circondato da un'aura che ispirava fiducia e che fece tornare il sorriso anche all'umana che gli stava accanto.

Voleva rimanere fuori da Ramshackle perché voleva avere al sensazione di trovarsi sotto lo stesso cielo stellato della sua famiglia, nonostante sapesse che non era così, ma ora che aveva ascoltato quelle parole da Lilia sentiva come se il peso che portava dentro si fosse alleggerito. Era sempre lì, ma pesava meno. Aveva i suoi amici, aveva pure un inseparabile compagno, eppure nessuno si era mai offerto volontario di ascoltarla prima di allora. Sapeva che se chiamava Ace o Deuce sarebbero subito accorsi da lei, ma spesso sottovalutavano i suoi sentimenti o semplicemente sapeva che loro non potevano capirli. Ma con Lilia non sembrava più essere così. Sarà che era a conoscenza che lui aveva dalla sua molta esperienza e la saggezza di una veneranda età, o forse l'aura da una parte giocosa dall'altra che infonde fiducia e calma, che la istigavano ad aprirsi a lui. Fatto sta che si sentiva già meglio.

«Grazie, Lilia-chan», ruotò il busto per abbracciarlo, facendo scivolare le braccia ai lati del collo e sentendo quelle esili della fata fare altrettanto attorno alla vita.

«Figurati, cara. Non ti abbandonerò, sarò sempre con te fino a quando non tornerai a casa», ripetette confortevole, mormorando nell'orecchio.

Lilia... me l'avevi promesso... allora perché te ne stai andando?

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora