Profumo di amore e tranquillità (Azul)🌸

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵
» Prompt:Zucchero (pumpINK list)

Importante: nella storia vengono menzionati due oc, Moua e Hirife, rispettivamente appartenenti a me e Laurachan864 e sono la versione Twisted di Maui e Tamatoa

La porta a doppia anta si spalancò di colpo con un forte tonfo e tutte le paia di occhi delle persone lì presenti si voltarono a guardare il ragazzo che stava percorrendo il Mostro Lounge con un passo lesto e nervoso, seguendolo fino alla sua meta. Azul attraversò il locale a grandi falcate, senza degnare di uno sguardo i suoi dipendenti, e si rifugiò nella Sala VIP, nonostante non avesse nessun contratto da concludere né alcun acquirente con cui discutere. Era giornata di chiusura, non avrebbe dovuto fingere un sorriso davanti ai clienti, e ai dipendenti che avevano il turno di pulizia sentiva di non dover dare nessuna spiegazione. Prima di entrare nel suo ufficio passò davanti a Jade e gli disse solo «non far entrare nessuno per nessuna ragione», poi si chiuse al suo interno.

Nella calma della stanza, poggiò la schiena contro la porta, rilasciando un lieve sospiro, dopodiché si staccò e andò alla scrivania, dove si sedette. Sentiva che la testa stava per esplodergli e le tempie pulsavano per la rabbia e lo stress. Si tolse gli occhiali e li mise aperti sulla superficie legnosa, in seguito, a sua volta, decise di riversarsi su di essa, nascondendo la testa fra le braccia.

Non ce la faceva più, non avrebbe resistito un altro mese con quei due e ora iniziava a capire il vecchio leader di Octavinelle che, nel momento della sua dipartita, l'aveva guardato con compassione e gli aveva dato una pacca sulla spalla in segno di solidarietà e supporto. Era risaputo che Hirife odiava Moua e che faceva di tutto per attaccarlo non solo verbalmente, ma quest'ultimo non si sforzava affatto per evitare il conflitto e nessuno osava mettersi fra di loro per separarli. Lui, essendo il leader, era costretto ad intervenire, purtroppo in prima persona in quando il secondo spaventava sia Jade che Floyd, ma tante volte avrebbe solo preferito farli scannare fra di loro, ormai al limite della sopportazione.

Si lamentò, attutendo il suono contro le braccia, e rimase immobile in posizione, troppo stanco di tutto, cercando di trovare la sua pace almeno nel luogo in cui si sentiva davvero potente e invincibile, dove venivano stipulati i contratti che lo rendevano il più temuto. Nel suo vano tentativo di lasciar andare i nervi sentì la porta aprirsi e richiudersi poco dopo. Il viso si corrucciò per il fastidio e la rabbia, ma non aveva più forze neanche per sollevare la testa e urlare alla persona che aveva detto che non era permesso a nessuno di entrare. Rimase immobile, un po' come fanno certi animali nella speranza di confondere il predatore e farlo così allontanare, ma sentiva i passi avvicinarsi, poi una voce.

«Azul?», l'aveva solo chiamato, ma aveva già capito a chi appartenesse. Sollevò di scatto la testa, guardandola dalla sua posizione chinata su sé stesso.

Dal basso vide la sua espressione preoccupata per lui, mentre allungava una mano per poggiarla sulla sua spalla e farla scivolare con dolcezza sulla schiena, accarezzandolo. Era già pronto a rimproverare Jade per aver permesso a qualcuno di entrare quando gli aveva chiaramente dato il divieto assoluto, ma lei era un'eccezione, quella di cui non sapeva aver bisogno. A quanto pare Jade lo conosceva abbastanza bene da aver capito che l'unica persona al mondo che poteva mai aiutarlo era (Y/n), la sua ragazza. Si sentì subito meglio, i nervi si rilassarono e i muscoli smisero di essere così tesi. Socchiuse le palpebre, abbassando gli occhi e lei spinse la mano contro la schiena, invitandolo, tacita, a trovare conforto in un abbraccio. Azul girò la sedia verso di lei e avvinghiò gli arti attorno alla vita, schiacciando, poi, una guancia contro il ventre. (Y/n) cominciò ad accarezzargli il capo con un gesto lento e dolce, posizionandosi meglio fra le gambe, per poterlo, così, tenere ben stretto. Lui chiuse gli occhi.

Si sentiva meglio, molto meglio. La sua sola presenza era capace di calmarlo e aiutarlo anche nei momenti peggiori, ma era quando lo teneva fra le sue braccia che il resto del mondo cessava di esistere. I problemi, le preoccupazioni, le angosce, tutto svaniva e con lei non esistevano più maschere o finzioni, era solo Azul. Spesso gli veniva l'ansia che lei fingesse di apprezzarlo per come era realmente e che sarebbe arrivato il giorno in cui l'avrebbe lasciato perché avrebbe trovato qualcuno di meglio, poi gli bastava qualche gesto di affetto nei suoi confronti e cinque semplici parole per far volatilizzare ogni sua preoccupazione: ti amo così come sei.

«Meglio?», chiese mentre non smetteva di accarezzargli la testa. Ricevette un leggero lamento in risposta. «Mi vuoi dire che cosa è successo?».

Il tono preoccupato non gli fece opporre resistenza e mantenendo gli occhi chiusi le disse «quei due».

Non servì altro a (Y/n) per capire di chi stesse parlando e sospirò, anche lei innervosita. «Ti va una tisana?», gli propose e Azul annuì contro la pancia. Si staccò poco dopo, sedendosi diritto e sistemandosi il papillon che nel frattempo si era storto e la osservò allontanarsi da lui e andare alla porta. Si fermò sulla soglia, sorridendogli, «torno subito» e uscì, lasciandolo di nuovo da solo.

Non passarono molti minuti, ma, in attesa che ritornasse, Azul si rimise gli occhiali, dapprima ripulendoli, e poi si sistemò meglio per non farsi ritrovare in condizioni indecenti come era successo al suo primo ingresso. Quando tornò nella Sala VIP, (Y/n) aveva un vassoio d'argento su una mano e con l'altra richiuse la porta. «Ho preso la tua preferita», annunciò avvicinandosi alla scrivania e poggiando il tutto lì sopra con un largo sorriso. Il tritone osservò i suoi gesti con attenzione, mentre lei gli versava l'infuso nella tazzina, quando sollevava il tappo di porcellana e metteva nel liquido un cucchiaio abbondante di zucchero e poi il mescolare lento e attento. Erano tutti gesti semplici eppure lo facevano sentire bene, profumavano di amore e tranquillità.

Fece il giro del tavolo, mettendosi al suo fianco, e gli pose la tazzina davanti. Poi gli diede un bacio sulla guancia e gli disse «rilassati, ne hai bisogno».

Stava per andare via, con l'intento di lasciarlo e fargli godere un po' di solitudine, ma la sua mano le afferrò scattante il polso.

«Resta», le disse secco, guardandola con uno sguardo che sapeva di più dell'Azul che conosceva, rispetto a quello che aveva visto poco prima, quando era arrivata.

«Okay», annuì, ritornando al suo fianco.

Il ragazzo spostò la sedia, allontanandosi di nuovo dalla scrivania e battette un paio di volte sulla gamba, invitandola a sedersi lì. (Y/n) fece come le era stato detto, prendendo posto sulla coscia e poggiando la testa sulla spalla. In quella posizione, Azul sentiva di aver ristabilito la sua pace e ora poteva godersi con tranquillità la sua tisana calda.


N/A:

E con questo è cominciato il writober. Come ho già detto saranno trentuno lavori per trentuno giorni e io non vedevo l'ora, avendolo aspettato tanto. Ora spero solo di riuscire a finirlo.

Alcuni dei giorni, come ho già detto su ig, hanno i prompt della pumpNIGHT list, quindi li pubblicherò nelle ore notturne. Potrebbe succedere che vi svegliate e troviate un nuovo aggiornamento...

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora