Ho scelto il mio veleno e sei tu (Vil) 🌸💧

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: What's your poison? (pumpNEON)


«Congratulazioni, Schoenheit», mi disse ostico, «hai vinto questa sfida, la corona del dormitorio è tua», mi passò l'oggetto, che presi accennando un sorriso. «Ma ti avverto: arriverà anche per te un veleno. Il mio mi ha fatto perdere quella, ma per quanto ti riguarda... devi solo capire quale sarà». Poi si girò sui tacchi e abbandonò la sala, lasciando un gruppo di ragazzi silenti e scioccati.

«Non preoccuparti, è solo invidioso della tua vittoria», mi disse qualcuno.

«Già! Non sta accettando di aver perso».

Eppure per settimane e settimane temetti che avrebbe potuto mettere qualche sostanza sul mio cibo o nelle bevande e mi portò a diventare più attento a ciò che ingurgitavo. Lo beccavo spesso a guardarmi da lontano, ma non mi si era più avvicinato, né a me né alle pietanze, e quando abbandonò la scuola, i livelli di paranoia scesero e tornai a mangiare tranquillo.

Eppure la sua frase mi tornava spesso in mente, non riuscivo davvero a capire che intendesse. Col tempo iniziai a pensare che non avesse mai inteso un veleno in senso fisico, ma metaforico, un qualcosa che ti potrebbe uccidere e a cui dai il potere di farlo. Il suo, scoprii dopo, era stato la famiglia: suo fratello aveva avuto un incidente e, preoccupato per lui, aveva passato più tempo al telefono, volendo aggiornarsi in continuazione sulle condizioni, che sui libri, a studiare per la sfida.

Allora il mio veleno qual è?

Ero troppo convinto che sarebbe arrivato, prima o poi, e il cervello faceva balzare in primo piano lo sguardo altezzoso e la frase ogni volta che mi si presentava davanti una difficoltà di notevoli dimensioni, fino a quando non arrivai a convincermi che il mio veleno fosse Neige. Quando cercavo di raggiungere la vetta, era sempre un passo davanti a me. Mi impegnavo, davo il massimo, ma lui era sempre lì, detenendo il titolo di più bello, di più amato, di più desiderato e io cominciavo ad ossessionarmene. Lo guardavo da lontano con occhi carichi di rabbia e paura, fino al VDC, nel giorno in cui ho addirittura tentato di ucciderlo. Me ne sono vergognato, dopo, amaramente e devo ringraziare Rook, Kalim e (Y/n) che mi hanno fermato. Non so che ne sarebbe stato di me se avessi compiuto il gesto.

Chi è il mio veleno?

Pensavo fosse lui poiché mi sentivo rodere dall'interno, ma la ragione è comunque riuscita a vincere sull'ira. Poi si è fatta avanti l'idea che fosse qualcun altro, sempre una persona e molto vicina a me, che avevo conosciuto per davvero solo durante gli allenamenti per l'evento canoro. Ha iniziato a occupare le mie giornate senza che neanche me ne accorgessi; sbucava nella mia testa nei momenti meno opportuni e a volte anche in modi indecenti, facendomela ricacciare indietro all'istante. La mia sanità ha iniziato a vacillare per davvero quando (Y/n) ha cominciato, senza alcuna ragione, a farmi compagnia pur non essendo fisicamente lì presente.

Non so nemmeno quale sia stato il punto di partenza o quando le ho dato il potere di distruggermi, ma di sicuro non me ne sono accorto per un bel po'. Avevamo passato tanto tempo nella stessa stanza, durante le prove, mi aveva pure salvato dalla mia stessa furia, ma non sentivo niente, accecato dalla determinazione di voler far fuori la concorrenza. Neanche quando mi sono ritrovato allo S.T.Y.X. percepivo una qualche sorta di mancanza, ma se devo proprio trovare l'alfa di codesta inspiegabile attrazione potrei porla in un bacio sulla guancia, che non era stato dato con secondi intenti. Ero felice, mi venne naturale ringraziare Epel, Rook e lei con il gesto affettuoso, eppure dopo aver poggiato le labbra sulla sua pelle avevo sentito dentro un brivido strano. L'avevo ignorato, perché eravamo nel mezzo di una missione più importante, ma, dopo che rimisi piede nella mia camera a Pomefiore, mi sorse naturale chiedermi che cosa fosse successo.

...

Da allora non avevo più domande per me stesso. Se provavo a formularne qualcuna si bloccavano sul nascere. Continuai a ignorare ogni briciolo di pensiero che poteva distrarmi dalla roba essenziale -i voti, il dormitorio, la carriera, la cura personale- eppure più ci provavo, più diventava difficile e finivo per trascurare ciò che chiamavo importante.

«Roi de Poison, sembri assente ultimamente», mi aveva fatto notare Rook, ma l'avevo liquidato dicendogli che fosse solo una sua impressione.

Dopo un'altra settimana, o forse due, pareva che mi stessi riprendendo. Mi dicevo che era stato davvero solo un momento no, che l'avevo superato, e infatti stavo tornando operativo al pieno delle potenzialità. Ma poi mi ritrovai in mensa per pranzo e mentre stavo uscendo mi passò una persona accanto, insieme ad altri due ragazzi e un mostro. Il profumo che indossava lo riconobbi subito e mi fece voltare la testa nella direzione da cui proveniva. Mi dava le spalle, mentre parlava con gli altri, ma era lei.

Mi ero ripreso solo perché nelle ultime settimane non l'avevo più vista, ma ora che ce l'avevo lì, poco distante da me, tutto ciò che avevo represso a fatica tornava a tormentarmi.

Il mio veleno...

Mi rivoltai, determinato ad andare via, mentre Rook mi continuava a chiedere preoccupato se stessi bene e a cui non stavo rispondendo. Lasciavo che le orecchie mi si riempissero delle chiacchiere dei corridoi e del suono dei tacchetti che sbattevo sul pavimento con passo frettoloso.

Non può essere... non può essere lei.

Doveva rimanere fuori dalla mente, non dovevo darle il permesso di distruggermi. Non potevo. L'avrei dato a qualsiasi cosa: al mio lavoro, i miei nemici, la mia famiglia, la mia bellezza o anche i miei amici, ma lei no. Non una ragazza, non all'amore.

Rassicurai Rook che stessi bene e usai la scusa che mi fossi ricordato di una faccenda urgente. Non mi credette, mi seguì fino alla mia camera, ma poi fu costretto a rimanerne fuori, mentre sbattevo la porta e la chiudevo a chiave.

Una patata dolce... non posso...

Consumai i tacchi per quanto camminai su e giù per la stanza, raschiando pure il pavimento in certi punti. Stavo provando a cacciarla fuori dai pensieri, non volevo darle un tale potere, ma più ci provavo e più rimaneva fissa lì. Passarono giorni, settimane, e stavolta non mi ero ancora ripreso. Anzi, mi sembrava che la situazione fosse pure peggiorata in quanto il desiderio più grande che avevo era diventato rivederla. La volevo così tanto.

E a pranzo mi ritrovavo seduto in mensa, costretto a sopportare i buzzurri di Savanaclaw che urlavano, pur di assecondare un desiderio che con tutto me stesso stavo tentando di reprimere. Alla fine la vidi, lontano da me diversi metri, il suo vassoio schiacciato contro la pancia, che parlava allegra con le altre patate del primo anno.

Credevo che al veleno a cui si riferiva l'ex leader di Pomefiore si dava il potere di ucciderti, ma poi ho capito che puoi sceglierlo, ma ti ammazza senza che tu neanche te ne renda conto.

Ho scelto il mio veleno... e sei tu.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora