[Papà] [Domenica mattina 24/02/2019]
L'acqua fresca, gettata a manciate con le mani sul mio viso, mi dà la scossa che speravo di ottenere. Chiudo il rubinetto, tiro l'asciugamano per un angolo e me lo porto disordinatamente al volto, strofinando. La prima sculacciata di Giulietto è stata intensa, impegnativa, ricca di colpi di scena, una sequenza di prime volte: la prima volta che me lo sono messo sulle gambe, la prima volta che gli ho tirato un ceffone sul sedere, la prima volta che ho usato la spazzola contro il sedere di uno dei miei bambini, la prima volta che ho violato la nudità di mio figlio, abbassandogli le mutandine e svelandone il culetto arrossato contro la sua volontà... potrei continuare a rievocare i momenti appena passati, mentre mi scruto nello specchio del bagno cercando qualcosa di nuovo, di diverso nel mio profilo. Ecco che faccia ha un uomo che sculaccia i propri figli fino a farli piangere. Ma mi scuoto, devo continuare l'opera. La mattina è ancora lunga e adesso tocca ai gemelli. Afferro gli strumenti della mia potestà genitoriale, l'asciugamano e la paletta da ping-pong, momentaneamente adagiati sopra il mobiletto del bagno, ed esco.
Lascio il bagno e ripercorro il corridoio all'inverso, oltrepasso la camera di Giulietto e Riccardo, la porta socchiusa, per poi fermarmi davanti la porta, altrettanto socchiusa, della cameretta dei gemelli. Anche questa volta, non annuncio il mio ingresso, sapendo di essere ben atteso. Varco la soglia e trovo uno spettacolo ancora più desolante di prima. La stanza è scarsamente illuminata, la serranda della finestra abbassata quasi fino alla fine e c'è puzza di chiuso. Il pavimento è ricoperto di oggetti di ogni tipo: vocabolari, libri, scarpe e una colonia di calze che sta per proclamare l'indipendenza. Sposto lo sguardo, alla ricerca dei miei bambini. Luca, apparentemente noncurante, gioca alla playstation, disordinatamente sbracato sul grande pouf verde evidenziatore, dinanzi al piccolo mobile tv, console annessa. Sposto lo sguardo sulla grande scrivania a due posti, oltre al caos di quaderni, matite e pennarelli sparsi, altre calze, custodie di videogiochi, non trovo nessun occupante.
Allungo lo sguardo, verso il letto a castello che copre quasi tutta la parete di fondo: Marco occupa il letto in basso (il suo, in teoria: spesso, infatti, si scambiano di posto. La solita lotta tra fratelli per chi vuole stare "sopra"), rifatto, anche se non nel migliore dei modi. Vi sta disteso, anche lui, come già Giulietto e il suo gemello, vestito di tutto punto, felpa della Marvel e jeans scuri. Mi pare chiaro, a questo punto, che una precisa strategia difensiva ha indotto i miei figli a mettere da parte la comodità della domenica mattina in pigiama (o, al massimo, in tuta), per indossare dei robusti jeans. Sorrido di gusto al pensiero. Ah, quanta ingenuità. E sorrido di nuovo, perché simile strategia significa una sola cosa: che la sculacciata è già diventata, per i miei ragazzi, una realtà, una parte della nostra vita.
"Ragazzi, interrompete quello che state facendo". Attendo. Uno, due, tre... Solo Marco, reagisce. Mette da parte il fumetto, lo ripone sul comodino accanto al letto, sovraffollato di cellulari, caricabatterie, bottigliette d'acqua, altri fumetti e un'oscena palla di fazzolettini usati per... non voglio nemmeno pensarci. "Luca, spegni la console". Il ragazzino sbuffa, lascia cadere il controller malamente a terra, con uno scatto si alza in piedi e si avvicina alla tv per spegnere entrambi gli apparecchi elettronici. Intanto, Marco si mette a sedere sul letto, la testa bassa, le gambe che ciondolano dal bordo, le calze che sfiorano e strisciano il pavimento. "Come vi avevo annunciato," riprendo "questa mattina verrete sculacciati."
"Abbiamo sentito tutto." Taglia corto Luca, che dall'angolo tv e giochi si sposta verso la scrivania per sedersi disordinatamente su una sedia. Io resto lì, in piedi, alle spalle il loro armadio a quattro ante che copre buona parte della parete. L'asciugamano e la paletta stretta tra le mani. "Di Giulietto, intendo." Aggiunge, dato che ho ignorato la sua affermazione. Mi limito ad annuire.
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Le nuove regole di papà (vol. 1)
General FictionUna anonima città italiana, all'inizio del 2019. Un padre di quattro figli, tra i dieci e i sedici anni, insoddisfatto di sé e della sua politica eccessivamente permissiva, si ritrova costretto a prendere in mano l'educazione dei figli andando contr...