[Papà] [Venerdì pomeriggio 1/03/2019]
"Io..." Riccardo si alza, titubante. "Sono pronto a ricevere la mia sculacciata". Sorrido soddisfatto. "Per il telefonino, intendo".
"Molto bene." Mi alzo a mia volta, non so bene perché. Forse sono un po' troppo entusiasta della cosa. Cos'è questa sensazione, come un piacevole solletico che mi attraversa lo spirito? La gioia di essermi riavvicinato a mio figlio? Il pensiero di permettere a mio figlio, dietro penitenza, di approcciare una ragazza? O è il brivido perverso che mi scuote sapendo che tra poco sculaccerò nuovamente Riccardo?
"Allora..." Riccardo mi scruta nervoso, in attesa. Sposta frenetico e indeciso lo sguardo dal mio viso al pavimento, avanti e indietro. "Come ci organizziamo?"
"Dove preferisci ricevere la tua sculacciata?"
Mio figlio mi guarda pensieroso. "In camera c'è Giulietto... non voglio buttarlo fuori. Forse sta pure dormendo, quando sono venuto da te stava a letto a leggere fumetti".
"Che ne dici allora di restare qui?"
Riccardo si guarda intorno, perplesso. "Qui? Nel tuo studio?"
"Perché no. Di sicuro non verrà nessuno a disturbarci". Gli faccio cenno di chiudere la porta alle sue spalle.
"Ecco..." mi dice, dopo aver chiuso la porta. Un'esitazione colma di imbarazzo, un rapido sprazzo di rossore sul suo viso. "Dove... mi metto?"
Gli indico il divano. "Fa' una prova. Gira da questa parte", gli dico, facendogli cenno di avvicinarsi a me, "e prova a piegarti sul bracciolo". Guardo mio figlio muoversi titubante, supera il divanetto e vi si ferma al lato sinistro. Resta in piedi lì, poi si volta verso di me, che sono rimasto in piedi alla scrivania, posa il suo sguardo sul mio corpo e poi sulla finestra a fianco. Intercetto i suoi pensieri, teme che qualche occhio indiscreto possa assistere alla punizione da fuori la finestra. "Tranquillo, abbasso la serranda". Mi avvicino alla cinghia della serranda e la lascio ricadere verso il basso, ma non completamente. Quanto basta per schermare la vista di potenziali spettatori, senza impedire completamente alla luce solare di rischiarare la stanza. "Ecco, così può bastare". Compio qualche passo nella sua direzione, avvicinandomi al suo fianco. "Dai, piegati sul bracciolo. Vediamo se va bene come posizione". Mio figlio esegue senza tante storie. Lo vedo chinarsi sul bracciolo, allungandosi sul divano, strusciarsi quanto basta a trovare una posizione stabile e sufficientemente comoda. Il sedere rivolto alla finestra in penombra, il capo rivolto alla porta chiusa.
"Così va bene?" La voce attutita, il viso premuto sul cuscino della seduta del divano.
"Perfetto." Sollevo le mani e le sbatto l'una contro l'altra, in un gesto di approvazione. "Ora, torna pure in piedi".
Mio figlio torna in posizione eretta, mentre io torno a sedere alla scrivania. Afferro i fogli con i compiti dei miei studenti e li impilo ordinatamente.
"Be'?"
"Voglio finire di leggere questo schifo di tema. Fa' una cosa, intanto. Vai a recuperare la paletta da ping-pong. Credo di averla riposta nell'armadio dei gemelli, sai, come deterrente e a memoria della loro recente sculacciata".
Riccardo rotea gli occhi in un gesto di lieve disapprovazione, poi senza dire niente gira sui tacchi e si incammina verso il corridoio. "Ah!" Lo riacciuffo con una esclamazione, prima che esca fuori dal mio campo visivo. "Non dimenticarti di portare un asciugamano!". Torno a concentrarmi sul mio lavoro. Lo sforzo di decifrare la sgraziata scrittura del mio alunno mi rapisce completamente e, un paragrafo dopo, quasi non mi accorgo del ritorno del mio figlio adolescente.
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Le nuove regole di papà (vol. 1)
Художественная прозаUna anonima città italiana, all'inizio del 2019. Un padre di quattro figli, tra i dieci e i sedici anni, insoddisfatto di sé e della sua politica eccessivamente permissiva, si ritrova costretto a prendere in mano l'educazione dei figli andando contr...