31. Sculacciata a lieto fine

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[Papà] [Domenica pomeriggio 3/03/2019]

"Ma che cazzo..."

Riconosco la voce di Luca e percepisco lo stupore violento che gli si accende in volto, ancora prima di girarmi e guardarlo negli occhi.

"Che sta succedendo qui? Che hai fatto, Marco?!" Luca esclama sorpreso, quasi irritato, e quella punta di irritazione è tutta rivolta a me, nonostante l'interrogativa sia posta verso suo fratello. Mi volto di scatto, vedo Marco girarsi, sbiancare alla vista del gemello, e nascondere nuovamente la testa contro il muro.

"Esci di qui". Mi rivolgo a Luca, rimasto come congelato in una espressione inebetita.

"Ma io..."

"Fuori!", esclamo minaccioso. Luca cambia espressione dieci volte in due secondi: preoccupato, spaventato, poi minaccioso, arrabbiato. Se ne va quasi sbattendo la porta. Che sbollisca da solo. Tanto, conoscendolo, passerà in rassegna l'intero spettro delle emozioni e tra qualche minuto avrà quasi dimenticato la cosa. Ci penserà poi Marco a spiegargli la situazione.

Che Luca abbia visto suo fratello in quella condizione non è un male, comunque. Anzi. Servirà a far accettare più facilmente anche a lui l'idea di essere punito in quel modo finora applicato solo al loro fratellino. La punizione all'angolo non sarebbe rimasta appannaggio del piccolo di casa.

Restiamo in un silenzio improvvisamente colmo d'imbarazzo. Finora, ognuno è rimasto immerso nei propri pensieri. Non so quali elucubrazioni mentali abbiano tenuto occupato mio figlio, mentre io ripensavo alla mia pubertà e all'infanzia di Marco, ma ora è come se entrambi ci percepissimo attraverso una coltre di imbarazzo, ognuno sente il respiro dell'altro, il desiderio di dire qualcosa e spezzare la tensione. Alla fine, a cedere al bisogno sono io.

"Cucciolo, procede tutto bene?"

"Sì... anzi... credo di essere pronto a continuare".

Non so se Marco fosse pronto già qualche minuto fa e abbia semplicemente atteso un segno da parte mia, o magari si sia voluto prendere più tempo per rasserenarsi, smaltire l'imbarazzo o il dolore al sedere. O magari, è stato l'improvviso irrompere di suo fratello nello studio a far sparire, di colpo, la vergognosa erezione che magari svettava ancora senza intenzione di... abbassare il capo. 

Mi alzo dal divano. Anche se Marco ha detto di essere pronto, non voglio più rischiare. Mi alzo e guardo gli strumenti della punizione abbandonati sul divano. Prendo l'asciugamano e lo stendo sul bracciolo, lo stesso bracciolo sul quale ho sculacciato Riccardo due giorni fa.

"Vieni qui". Marco si volta e sono lieto di vedere che la sua erezione è completamente svanita. Mio figlio si avvicina, uno sguardo di densa preoccupazione che mi resta incollato addosso. Sento i suoi occhi su di me, mentre allargo l'asciugamano e mi sposto per prendere il righello. "Te le darò col righello". Rispondo alla domanda implicita di mio figlio.

"Capito..." dice piano, quasi un sussurro. Lo sento respirare pesantemente. "Ma... non ho capito... devo mettermi come?"

"Qui, piegati sul bracciolo". Gli indico il lato del divano e lo seguo con lo sguardo mentre si lascia ricadere sul bracciolo. Sposta indietro le gambe tese, il solo appoggio sulle punte dei piedi.

"Così?"

"Sì, perfetto così". Che dialogo surreale. Mi avvicino al suo fianco, guardo il suo culetto arrossato, ben esposto e in posizione per essere ancora percosso. Sposto gli occhi sul righello di spessa plastica trasparente. Andrà bene? Dovrò andarci piano, c'è il rischio, forse, che si spezzi.

Strofino il righello sul sedere di mio figlio, un sussulto che gli scuote il corpo non appena ne percepisce il contatto. Farà male? Andrà bene per Marco? Vero è che mio figlio è reduce da una sculacciata coi fiocchi. Il suo sedere è frastagliato di macchie rossastre di varia intensità. Se alla fine dovesse risultare poco efficace, poco importa.

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora