86. L'alto costo delle bugie

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[Papà] [Giovedì mattina 2/05/2019]

Alzarsi e andare a lavorare, o a scuola, dopo un giorno di festa è sempre traumatico. Persino io questa mattina fatico ad alzarmi. Forse è perché so che potrei dormire di più, dato che oggi entro più tardi, a scuola, ma i miei doveri di padre mi impongono di alzarmi al solito orario e compiere i soliti riti mattutini.

Mia moglie è già sveglia e ha occupato il bagno che abbiamo in camera. Non importa, lascio la camera e mi avvio verso il bagno principale in fondo al corridoio. Faccio pipì, una rapida sciacquata – ah, non posso lavarmi i denti, però – e nell'attesa che mia moglie liberi l'altro bagno decido di passare dai ragazzi, iniziando il solito giro mattutino. E' un po' presto, ma sono certo che oggi faticheranno ad alzarsi e quindi è bene cominciare prima del solito. Prima Riccardo e Giulietto, poi i gemelli. La prima chiamata non sortisce effetti, ma almeno ho dato loro una prima scrollata.

Passo in cucina, metto su la moka, che ho lasciato pronta ieri sera. Rientro in camera, trovo mia moglie che si veste, bene, via libera, vado in bagno e mi lavo i denti, poi comincio a vestirmi anch'io. Nell'aria, intanto, si sparge la fragranza di caffè. Rapido, butto una voce ai ragazzi, corro in cucina e spengo il fornello, mi verso il caffè e, la tazzina in mano, lasciando che si raffreddi un po', torno per la terza volta dai ragazzi. Riccardo si sta faticosamente alzando, intontito, il piccolo è ancora abbozzolato nelle coperte. Vabbè, magari poi ci pensa suo fratello. Meglio andare a svegliare i gemelli, ma, ecco, prevedibile, la lagna.

"Per forzaaa?", chiede Luca. Intende: per forza dobbiamo andare a scuola?

"Niente storie, per favore, sono stanco quanto voi".

"Ma è solo un giorno...", biascica Marco, da sopra.

"E' solo un giorno dell'ultimo mese di scuola, in cui dovete impegnarvi per recuperare le insufficienze, muovetevi!", tuono. E miracolosamente tanto basta a convincerli. Marco salta giù dal letto, letteralmente buttandosi di sotto, senza usare la scaletta.

"Marco! Guarda che ti fai male!", lo rimprovero.

"Esagerato", commenta sprezzante, per poi precipitarsi in bagno. Luca si alza con più lentezza, lo guardo sollevare di scatto la coperta, poi mettersi a sedere e grugnire, intontito.

"Cucciolo, dai".

"Sì, sì...", mormora piano, sbadigliando poi in maniera plateale e poco educata. "Uffa...", si lamenta, mentre apre un cassetto e tira fuori delle mutande pulite, segnale che posso anche uscire e concedergli la sua privacy. Bevo il caffè in un sorso ed esco trafelato. Vado verso la cucina, trovo Riccardo che si serve a sua volta. Vorrei fargli mille domande, chiedergli com'è andata ieri. Cioè, questo in realtà gliel'ho già chiesto. Era un modo per sapere se avesse combinato qualcosa con la sua ragazza, in spiaggia, ma l'ha preso come il solito interrogatorio da genitore rompiscatole.

Ho bevuto solo mezza birretta, ho fatto solo due tiri di sigaretta e poi basta, bagno e chiacchiere, mi ha detto, un po' scocciato. Non avevo motivo di credere che stesse mentendo e quindi non ho insistito, però volevo sapere altro. Ora, però, non è ugualmente il momento. Mai chiedere qualcosa a un adolescente appena svegliato.

Lascio la cucina e vado in cerca dell'ultimo, il piccolino, nel mentre incrocio mia moglie, quasi pronta, che si precipita in cucina per smozzicare qualcosa.

"Giulietto! Insomma!", lo richiamo, notando che è ancora sotto le coperte. Ogni volta è la stessa storia...

"Papi... non mi sento tanto bene...", pigola. Hmm... mi puzza. "Forse ho la febbre... non so... mal di gola... mi sento caldo..."

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora