69. Prevenire è meglio che curare

546 19 76
                                    

[Papà] [Domenica pomeriggio 14/04/2019]

E' solo questione di tempo, continuo a ripetermi.

Ci vuole tempo, affinché Riccardo si riprenda completamente, smaltendo il post-sbornia. Ci vuole tempo affinché mio figlio metabolizzi quanto accaduto oggi, affinché il bruciore al suo povero culetto evapori, insieme alla vergogna, all'imbarazzo. E ci vuole tempo affinché anch'io riesca a tornare a guardarlo in viso senza sentirmi un mostro. Per ogni volta che lo penso, però, mi torna in mente la nottataccia che mi ha fatto passare. E allora mi convinco che se l'è cercata.

Chi non se l'è cercata, invece, sono i gemelli.

Anche in questo caso occorre tempo. Il tempo necessario per riprendermi dallo sforzo fisico e psicologico della sculacciata di Riccardo, per prepararmi a impartirne un'altra. Una sculacciata non meritata, in effetti. Una sculacciata... preventiva.

Mi do una sciacquata al volto. Mi guardo allo specchio. Cerco me stesso, dopo questo grand tour che mi ha portato sempre più lontano dall'uomo – e il padre – che ero fino a pochi mesi fa.

Esco dal bagno. In casa regna una strana quiete. Tutti, probabilmente, hanno tirato un sospiro di sollievo, convinti che il peggio è passato. Riccardo è stato punito – e duramente – e adesso la vita può riprendere il suo placido corso, i piccolini studiano – teoricamente anche Riccardo, ma non ho il coraggio di andare a controllarlo – e presto ci ritroveremo tutti insieme a cena, lasciandoci alle spalle l'accaduto. Se solo sapessero che le sculacciate non sono finite...

Torno in salone. Mia moglie si è concesso un po' di riposo e svago, guarda qualcosa su Netflix, seduta sul sofà, mi accodo e mi allungo sul divano. Provo a lasciarmi distrarre dalla tv, ma alla fine, proprio come i miei figli, tiro fuori il telefonino e mi distraggo. Solo che il pensiero percorre le sue strade oscure e così, mosso dai miei tumulti interiori, torno a pensare ai gemelli, alle mie convinzioni, alle aspettative. Non oso pensare cosa possano combinare in gita, quei due. La gita di seconda media è sempre un rito di iniziazione... c'è chi inizia a fumare, chi dà il primo bacio, chi beve la prima birra... ma dopo il pessimo esempio di Riccardo... forse davvero dovrei prevenire e mandare i gemelli in gita col culetto ben caldo, prima che possano combinarne una...

"Che faccia seria". Di colpo, la voce di mia moglie. Sobbalzo, preso alla sprovvista. "A che pensi?"

"A-ah, ehm, niente, cose di lavoro", balbetto, che razza di coglione! Chissà che faccia ho, sicuramente sembrerò più colpevole di quando Giulietto dice una bugia – e tutti noi sappiamo quanto sia un pessimo bugiardo. "Non è niente", aggiungo, rischiarandomi la voce.

"Mah... dillo alla tua faccia", commenta mia moglie, poco convinta. Per fortuna, decide di tornare a concentrarsi sull'episodio. Io resto impietrito, incapace di fare alcunché. Mi sento colpevole, non mi piace questa sensazione. Forse dovrei semplicemente fidarmi e aprirmi... raccontarle ogni cosa. Quando ho preso in considerazione l'idea di provare con le sculacciate, mi aspettavo che mia moglie opponesse resistenza. Mi ero preparato tutto un bel discorso, pieno di citazioni e fonti pedagogiche autorevoli... poi, mi ha sorpreso, dicendomi semplicemente di provare, se è quel che sentivo di dover fare, e di seguire il mio istinto. Eppure, non ho mai percepito che mia moglie mi appoggiasse totalmente. Forse sta semplicemente tollerando tutto questo, sapendo che, comunque, me ne sono assunto la piena responsabilità.

"Cosa c'è che non va? Sei preoccupato per Riccardo?", riprova, mia moglie.

"Anche... secondo te sto facendo la cosa giusta?"

"Ah!", ridacchia. "Me lo chiedi sempre più spesso, ultimamente. Hai dei ripensamenti?"

"Io... non lo so. E' che... pensavo che Riccardo avesse messo la testa a posto e invece siamo punto e a capo".

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora