13. Pareggiare i conti

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[Luca] [Domenica mattina 24/02/2019]

Questa volta l'ho fatta grossa.

Cazzo. Ma perché sono sempre così?! Non riesco mai a ragionare. Mi sa che il cervello buono se l'è preso tutto Marco. Ah... ma è così che sono fatto. Volevo proteggere Marco e invece ho incasinato tutto. Ho colpito papà, ma per sbaglio! Non volevo! Spero che mi creda, davvero.

Quanto a mio fratello... sì, ho fatto in modo che scappasse. Ma cosa ho concluso? Mi sono preso un'altra sculacciata. E non ho fatto altro che posticipare, di poco, quella di Marco.

Papà mi ordina di andare a cercarlo, non posso fare altrimenti.

Esco in corridoio, Riccardo affaccia dalla sua stanza. Mi guarda, non dice nulla. Lasciamo perdere. Ha già visto abbastanza, entrando in camera mentre papà mi sculacciava sulle sue gambe. Un'immagine che proprio non avrei voluto regalargli.

Arrivo alla fine del corridoio. Mi chiedo se Marco non sia andato a cercare rifugio da mamma. Mi volto, la camera da letto è ancora chiusa. Quando mamma fa così tardi, in ospedale, poi ha bisogno di dormire tutta la mattina. Meglio lasciar perdere. Magari lo trovo in salotto.

Entro nel salone, supero l'angolo della cucina e mi muovo verso l'angolo tv.

"Bro?", domando piano.

"Sono qui..." Un sussurro, proveniente dal divano. Avanzo, giro attorno al grande divano posto davanti la parete attrezzata, vedo mio fratello rannicchiato sul divano, di nuovo in lacrime. Si stringe le gambe con le braccia.

"Ehi".

"Me le darà, vero? Me le darà con la cintura..." E scoppia in un singhiozzo. Sposto lo sguardo, la cintura giace abbandonata dall'altra parte del divano.

"No, no, ascolta! Va tutto bene". Mi avvicino e gli metto una mano sulla spalla. "Tranquillo. Niente cintura".

Solleva il volto rigato. Mi guarda implorante. "Dici davvero?"

"Ti fidi di me?"

"Sempre".

Gli sorrido. "Niente cintura".

"D'accordo". Tira su col naso, si strofina gli occhi, smette di piangere. "Che ti ha fatto?"

Faccio spallucce. "Qualche sculacciata con la mano sui jeans, niente di che".

"E' incazzato?"

"No... credo di no. Ha detto che non mi punirà più. Ma vuole darti la parte mancante di sculacciate". Marco singhiozza e nasconde il viso tra le mani. "Gli ho chiesto di non farlo! Ma non mi ha ascoltato!"

"Tranquillo, ce la posso fare".

"Sicuro?"

Si asciuga il volto. "Sì, dai". Gli faccio spazio, mentre accenna ad alzarsi. Allunga un braccio e raccoglie la cintura. "Dai, andiamo". Lo seguo lungo il corridoio, in silenzio. Torniamo in camera, dove papà ci attende, ancora seduto sul letto di mio fratello.

"Il ritorno del figliol prodigo" dice papà, sorridendo. Non capisco cosa voglia dire. Marco lo guarda perplesso, ma soprattutto preoccupato. Lo vedo andare verso papà, tendergli la cintura. Io resto davanti la porta, non so cosa fare. Papà intanto si alza e va incontro a Marco, gli prende la cintura dalle mani, ho un sussulto. Non ho il coraggio di restare. E poi, penso, papà vorrà parlare solo con mio fratello di quanto successo.

"Posso andare?"

"Sì, vai".

Non dico niente e mi richiudo la porta alle spalle. Non mi resta che andare a cercare consolazione dagli altri miei fratelli.

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora