66. Anche i bravi bambini vanno sculacciati

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[Papà] [Sabato sera 13/04/2019]

Forse è un messaggio del cosmo, forse è una manifestazione del karma. Alla fine è andato tutto bene. I gemelli si sono comportati bene con il fratellino, memori, sicuramente, della sculacciata ricevuta la scorsa volta. E anche Giulietto non è stato la solita lagna. Riccardo è rimasto chiuso in camera tutto il pomeriggio. Non ho vigilato su di lui, ho preferito non invadere il suo spazio e concedergli il beneficio del dubbio. Su questo punto, mia moglie mi ha offerto le sue critiche, una volta tornata appena in tempo per la merenda. Nonostante la stanchezza per il turno extra di sabato si è subito messa ai fornelli, sfornando crepes per i ragazzi, e nel mentre mi ha chiarito la sua posizione. Non posso aspettarmi che riescano a riprendersi da soli, ha sentenziato, devo starci addosso. Io, ovviamente, solo perché sono un prof. Ne discutiamo ancora, come già altre volte era accaduto negli anni passati: non voglio che mi vedano come un padre-professore. Però... non so, forse è vero, devo farli sentire sostenuti. 

Quando l'odore del burro, dell'uovo e della Nutella ha raggiunto le camere dei ragazzi, tutti e cinque si sono riuniti attorno al tavolo della cucina, in un caos calmo che mi ha fatto piacere. Mi sono gustato l'ultima crepe con nutella, mentre i ragazzi tornavano nelle loro stanze.

Ho ordinato la pizza, Mattia si è trattenuto ancora un po' dopocena. Per le dieci suo padre è tornato a prenderlo. Questa volta Giorgio ci ha fatto il piacere di restare un po' con noi e così, tra un cicchetto di amaro e l'altro, io, mia moglie e Giorgio ci siamo lasciati andare a chiacchiere da adulti e da genitori, ma anche da amici di vecchia data che sono cresciuti insieme. Si è poi affrettato, prelevando un dispiaciuto Mattia – e lasciando i gemelli ancora più dispiaciuti –, ricordandosi di aver lasciato la moglie sola a casa, con la piccolina.

Richiudo la porta di casa, valuto che è ancora presto. I gemelli vorranno restare ancora alzati. Riccardo non sarebbe tornato prima di altre due ore – mi ha promesso che sarebbe tornato col fratello patentato di un compagno e che no, assolutamente no, non era necessario andassi a prenderlo – e Giulietto farà di tutto per restare sveglio come i fratelli. Peccato che per lui ho altri piani.

Ci ho riflettuto abbastanza e ho preso consapevolezza che, sì, davvero, a volte anche i bravi bambini vanno sculacciati. Giusto per tenerli motivati e fissi su un retto cammino. Una sculacciata... di mantenimento, per così dire.

Approfitto dell'assenza di Riccardo e della momentanea presenza di Giulietto nella camera dei gemelli per preparare tutto l'occorrente. A mia moglie ho indorato la pillola – ma temo abbia subodorato le mie reali intenzioni –, dicendole brevemente che per una discussione avvenuta la mattina – che poi è pure vero! –, ho deciso di mettere il piccolo a letto presto, accompagnandolo con una ramanzina e una veloce sculacciata.

Così, mentre mia moglie si concede una doccia rilassante, al termine di una lunga e pesante giornata, potrò sculacciare indisturbato il piccolo. Trasporto tutti gli oggetti necessari in camera e poi li dispongo ordinatamente sul lettuccio di Giulietto: il cucchiaio di legno, la spazzola, il righello in plastica. Più defilato, ordinatamente steso sul piumino, l'asciugamano di spugna.

E' tutto pronto. Non mi resta che prelevare il piccolo.

Vado dai gemelli, trovo Luca e Giulietto impegnati a giocare, ancora. Marco invece sta a letto, a leggere un fumetto. "Ragazzi, venti minuti e poi andate a letto". Luca non risponde, continua a inveire contro la tv, esaltato in una gara di corsa con il fratello.

"D'accordo...", sbuffa Marco, senza staccare la testa dalla pagina.

"Basta videogiochi, però, è tardi". I due però mi ignorano. "Luca, hai sentito?"

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora