37. Stavolta te le sei proprio meritate

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[Papà] [Venerdì mattina 8/03/2019]

Otto marzo, festa della donna. Una festa che anticipa sempre il ritorno della primavera.

Un rametto di mimosa, che mi sono procurato di sfuggita ieri sera, adorna il vassoio della colazione (caffè nero, lungo, tre biscotti di farina integrale e frutta secca) che porto a mia moglie, prigioniera del sonno e del confortante piumone. Il sole brilla come mai aveva fatto questa settimana. Brandelli di luce si riflettono sul pavimento, sfuggiti alle maglie serrate della serranda in legno scuro. Qualche parola di rito, qualche fuggevole carezza, l'esitazione di un bacio che ha timore a posarsi più del dovuto.

La camera di Riccardo e Giulietto. Alpha e Omega della mia vita da papà. Scandisco due, tre volte il nome del mio figlio maggiore. Lo raccomando di dare una scrollata a suo fratello.

La camera dei gemelli. I grugniti di Luca, il cuscino spiaccicato tra le orecchie. Il volto di Marco, già illuminato da quel santino tecnologico che è la prima cosa che vede appena riapre gli occhi su questo mondo.

Finisco di vestirmi. La camicia in bagno, appoggiata al bordo della vasca. Il maglioncino su una sedia, al tavolo della cucina. Indosso il maglione, mentre aspetto che la moka distilli la sua scura e aromatica ambrosia.

Ritorno in corridoio. Il bagno chiuso, Riccardo ne è padrone assoluto. I gemelli avanzano come zombie infreddoliti: Luca senza maglietta, scalzo, ostinatamente a petto nudo, la pelle d'oca, gli infantili capezzoli sporgenti. Marco si stringe nella sua maglietta a maniche lunghe, nel ricordo dell'avvolgente abbraccio del piumone.

Di nuovo la camera di Riccardo e Giulietto. Il piccolo è ancora una crisalide custodita in un bozzolo di piume d'oca. Invoco il suo nome, ma ottengo solo un ostinato e fasullo silenzio. Il suo corpo giace immobile, come cristallizzato in quel fagotto, troppo immobile per essere addormentato. Lo scuoto con una mano.

"Non far finta di dormire, scemotto, lo so che sei sveglio".

"Non mi sento tanto bene..." una voce esile, il pigolio di un uccellino che viene fuori come da dentro un nido.

"Non ci provare!" Esclamo, perdendo subito la pazienza che sembrava riposare sul buon umore che mi ha sorpreso, questa mattina, al risveglio, sarà stato il sole che è tornato a scaldarmi dopo cinque giorni di meteo cupo e insicuro, o la festività che annuncia l'avvicinarsi della primavera, o semplicemente la conquista imminente del weekend. "Ormai la febbre se ne è andata e non torna più. Oggi andrai a scuola, non puoi perdere un altro giorno di lezione". Per tutta la giornata di ieri, la temperatura è rimasta sotto i 37 gradi. La febbre se ne è andata sul serio, e il mio piccolo ha rapidamente ripreso le sue infantili abitudini, il suo capriccioso vigore e il suo goloso appetito. Non ho nemmeno bisogno di toccargli la fronte, tanto sono sicuro che ormai quel colpo di freddo ha fatto il suo tempo.

"Ma io sto male davvero!" Un finto colpo di tosse, talmente fasullo da risultare persino adorabile.

"Smettila, avanti, non ho tempo da perdere. I tuoi fratelli sono già tutti in piedi!"

"Ma io non voglio, uffaaa! E' solo un giorno! Tornerò lunedì, promesso". In tutta risposta, gli sfilo in un sol colpo il piumone d'addosso. "Ehi!" Protesta il piccolo, improvvisamente ritrovatosi privo della sua protezione.

"Fuori. Adesso". Ricorro a tutta la mia minacciosa autorevolezza. Guardo il display sul mio smartwatch. Il tempo per fargli fare colazione si riduce sempre di più. "Muoviti, vai in cucina a fare colazione, andrai in bagno quando Riccardo ci farà il favore di degnarci della sua presenza".

"Nooo, eddai, papà! Per favore!". Cerca di strapparmi dalle mani il piumone, per tornare a nascondersi sotto il suo dolce abbraccio, al sicuro dal mondo esterno e dalle incombenze quotidiane, dai miei rimproveri e dai compiti che lo aspettano a scuola.

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora