80. Esempio sbagliato

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[Papà] [Mercoledì 24/04/2019]

Cosa raccolgo alla fine di queste vacanze di Pasqua? Dubbi, incertezze, buoni propositi, sì. E una domanda, insistente. Sono davvero un modello da seguire, o sto dando un pessimo esempio?

E' da ieri sera che me lo chiedo. I gemelli si aspettavano di prenderle, non le hanno prese, ma sono rimasti di malumore per tutta la giornata. Ho preso loro i caricabatteria, ma sembra che la cosa non li abbia poi infastiditi. Oppure hanno ben altro per la testa.

Giulietto e Riccardo, all'ombra dell'ennesima bravata dei gemelli, sono stati un po' defilati. Il piccolo, già di pomeriggio, ha preparato lo zaino per la scuola, poi ha ripreso a suonare il flauto. Riccardo l'ha dolcemente invitato a suonare altrove, per concentrarsi sul disegno, o qualunque cosa stia facendo.

Mi sono buttato nel lavoro pur di non pensare. La telefonata con Giorgio poi mi ha ulteriormente confuso le idee. Sono andato a letto con questi dubbi, per poi dormire poco e male, continuando a rigirarmi nel letto, come ha confermato poi mia moglie, stamattina. Un modo, forse, per farmi aprire, ma ho rifiutato la mano offerta, ho detto che era solo acido lattico per la scampagnata e mi sono preparato, andando poi a svegliare, un po' bruscamente, i ragazzi.

Dal canto loro, i miei figli hanno resistito alla facile tentazione di voler fare ponte – che senso ha tornare a scuola per un solo giorno, dato che domani è festa? – e si sono alzati senza fare storie. Luca si è mosso pure prima di suo fratello, temendo forse un'altra dose di ciabattate sul suo culetto.

A scuola ho trovato le classi semideserte. La fiera del "te l'avevo detto". Sarebbe stato meglio proclamare disinfestazione o chissà cosa, ma è anche vero che, dopo domani, il ponte lo facciamo sul serio, benedetta settimana corta.

La mattina a scuola procede lenta, noiosa, soporifera. In quinta manca più di metà classe. Non posso spiegare, non ho da interrogare. Annoio persino me stesso con un ripasso di letteratura. Lascio che gli studenti si alternino nella lettura, mi distraggo, ripenso a Giorgio che dipende da me, chi l'avrebbe mai detto che si sarebbe messo a copiarmi, siamo amici da una vita ma siamo sempre stati molto diversi. Con Mattia è sempre stato affettuoso e giocherellone, fosse solo per fare da contraltare a Carlotta, che come mamma è un po' tanto esigente, ansiosa, quasi soffocante, mia moglie se ne lamenta di tanto in tanto, del resto loro sono proprio il ghiaccio e il fuoco.

Ma io, sono davvero un esempio da seguire? Faccio bene a lasciare che Giorgio sperimenti anche lui le sculacciate? Mi spiace per Mattia, tornato a casa le ha prese, i gemelli ho voluto evitare, sicuramente ne hanno parlato, avranno fatto il paragone, che casino ho combinato, ah, pazienza, quel che è fatto è fatto.

A mezzogiorno una nube cupa cala sui miei studenti sonnolenti. Perfetto, ci mancava solo questa.

Esco da scuola, quasi minaccia pioggia. Vado a prendere Giulietto a scuola, i gemelli si muoveranno autonomamente.

Sto in macchina ad aspettare che suoni l'ultima campanella della scuola, tra poco una massa di marmocchi delle elementari si riverserà sulla strada già affollata di auto in doppia e tripla fila. Mi arriva un messaggio da Riccardo, vuole pranzare fuori con i compagni. Glielo concedo, ieri è stato bravo col fratellino, mi ha sorpreso. E poi ho frustrato i suoi programmi del 25 aprile, dicendogli che siamo già impegnati con Giorgio. Gli ho concesso il primo maggio, in cambio.

Cadono le prime gocce d'acqua. Mi arriva un altro messaggio, è Giorgio: domani pioggia, forse meglio lasciar perdere. Volevamo andare al parco, alla festa organizzata per la giornata, stare tra le bancarelle, mangiare insieme, portare le bici... il rischio è che effettivamente venga annullato tutto. Però... non so. Giorgio così telegrafico... via messaggio... in genere ama perdersi in chiacchiere al telefono. Che voglia evitarmi? Che ci sia un po' di tensione in casa? Magari ha messo ulteriormente Mattia in punizione e questo maltempo improvviso gli è calzato a pennello, per non doverlo ammettere. Dovrei chiamarlo... ma forse è meglio che innanzitutto elabori da solo. Al momento opportuno mi farò sentire.

Le nuove regole di papà (vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora