All those years...

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"La vita è dolce se glielo concedi."
Charles Bukowski

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Talvolta bisognava accettare gli imprevisti, secondo me erano questi che coloravano la vita.

Essa non era altro che una linea retta, che poteva essere monotona, non cambiare mai. Oppure, la si poteva far diventare un segmento che prendeva varie direzioni, dall'alto verso il basso, o viceversa.

Era l'inaspettato a portare i cambiamenti: a volte terribili, altre meravigliosi.

Al gioco della vita nessuna dava regole, spettava a ognuno imparare da sé, attingendo da ogni sconfitta e accogliendo i successi.

La morte di mia madre non era stata improvvisa.

Tremenda, sì, e mi aveva cambiata ugualmente. La Eileen del prima era ben diversa da quella del durante e del dopo. Perfino, quella di oggi, dopo dieci anni, era differente.

Adesso ero Eileen Gray-Stoker, un'adulta e una moglie, ma, prima di tutto, una donna, non più un'adolescente.

Non che volessi tornare indietro per cambiare gli andamenti passati, non mi pentivo affatto di quel che era successo.

L'universo aveva scelto in quel modo, no?

C'era stato un momento in cui mi ero persa tra il labirinto del dolore, tuttavia, avevo ritrovato la strada e mi ero resa conto di non essere sola.

«Eileen, hai finito? È da mezz'ora che aspetto. Faremo tardi se non muovi il culo.»

Una voce prepotente giunse alle mie spalle quando Ryker si palesò sullo stipite della porta della nostra camera.

Rinsavì da uno dei miei monologhi mentali, che facevo sempre più spesso. E mi ritrovai con la schiena protesa in avanti e una mano ferma in aria, mentre cercavo ci mettere il rossetto alla mia postazione da trucco.

«Vedi che non è tardi...» bofonchiai, girando gli occhi al soffitto. «Sono pronta, comunque»

Mi alzai e rimisi tutto a posto, prima che si lamentasse del disordine, e in fretta, prima che potesse avere ragione sull'orario.

«Non prendertela con me se arriviamo a spettacolo cominciato. Hai insistito tu a volerci andare, io mi sarei accontentato di un film a casa.» proseguì a borbottare Ryker, mentre mi seguiva sulle scale e all'ingresso per prendere i cappotti.

«Se non fosse per me, rimarresti a casa per tutta la vita, Ryker.» ridacchiai per prenderlo in giro, nonostante sulla mia lingua ci fosse un retrogusto di verità.

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