CAPITOLO 2

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Un anno fa - parte due

"L'uomo che era qui prima.. è tuo marito?" Domando sapendo bene come funziona in queste culture. Annuisce con le lacrime agli occhi "Sì? E tuo marito vuole che tu muoia?" Abbassa la testa mentre inizia a piangere "Non devi essere una martire Nadia, possiamo disinnescare la bomba e possiamo proteggerti da tuo marito. Non devi rivederlo mai più se non vuoi" cerco di rassicurarla il più possibile e riconosco che davanti a me non ho un kamikaze ma una donna terrorizzata all'idea di dover morire su un treno "Ehi Nadia.. guardami.. sono spaventata quanto te, te lo giuro.. mia madre è su questo treno.. stiamo tornando a casa dopo l'ennesima visita dal medico perché è molto malata e ne vengo dall'ennesima porta in faccia perché non può guarire.." mi apro a lei in modo tale che possa vedermi come una donna fragile uguale a lei e non come una nemica.

"Non può guarire?" Mi chiede con un filo di voce quasi dispiaciuta.

"No.. ogni giorno vedo la sua voglia di vivere andarsene via poco alla volta e questo mi uccide.." confesso la verità, non mi sembra il caso di mentirle "Voglio solamente riportarla a casa" Nel frattempo mi accorgo che il treno sta rallentando, appena poco prima che se ne accorga anche lei perché di certo non è stupida "Andrà tutto bene, te lo giuro" dico mentre il treno si ferma definitivamente e le sirene della polizia esterne suggeriscono che siamo fermi ad un posto di blocco. Tenta di chiudere la porta del bagno ma la blocco con il mio corpo "Fermati! Fermati! Ascoltami ti prego" la guardo negli occhi mentre tento di farla ragionare "Perché qualcuno che ami vuole che tu muoia? Vi hanno fatto il lavaggio del cervello. Lo hanno fatto a lui, lo hanno fatto a te e io lo so perché so cosa succede in Afghanistan.. gli uomini muoiono e per cosa? Niente. Assolutamente niente" lei sembra ascoltarmi "I politici sono dei codardi, vigliacchi e bugiardi.. i nostri e vostri. Sono uguali. Gente che fa solo chiacchiere che non verserà mai nemmeno una goccia di sangue mentre io e te siamo dei danni collaterali. Non lasciarli vincere, Nadia. Non fare il loro gioco. Puoi scegliere" So che la fuori c'è la SWAT, l'antiterrorismo, dei cecchini.. tutti pronti a fare fuoco. Mi identifico urlando verso l'esterno "AGENTE DI POLIZIA, NON SPARATE" li sento salire a bordo, riporto la mia concentrazione su Nadia "Okay, resta qui.. io non vado da nessuna parte. Lo senti? Stanno evacuando tutte le persone dal treno e presto resteremo solo noi due. Solo noi due, okay?" Li sento sopraggiungere lentamente alle mie spalle ma continuo a parlare con lei che mi sta ascoltando "Rimani esattamente dove sei, Nadia. Non muoverti, va bene? Okay.."

"POLIZIA!"

Mi identifico senza voltarmi "Sergente Macarena Ferreiro, della Specialist Protection! Non sparare!"

La voce di una donna mi risponde "Sappiamo chi sei, allontanati.."

Non eseguo l'ordine, mi concentro su Nadia "Va tutto bene, non vado da nessuna parte. Mani immobili"

La donna alle mie spalle mi ripete "Hai fatto un ottimo lavoro Macarena ma non sei al comando, io lo sono e ho bisogno che tu ti faccia da parte lentamente"

Nadia trema e ha lo sguardo sbarrata fisso nel mio, sono certa che se interrompo questo leggero e fragile legame che ho creato potrebbe fare la scelta sbagliata. Per questo disobbedisco e le sussurro "Non vado da nessuna parte. Va tutto bene. Non è cambiato nulla. Cerca solo di rimanere calma e ferma, okay?"

Il tono alle mie spalle si incrina dal nervoso "Si sposti dal soggetto, è un ordine"

"Nadia, devi fidarti di me.. ti fidi di me?" Chiedo e lei annuisce tremolante "Ora mi volto e parlo con questo agente, le dirò che sei disposta a trattare.. va bene?"

Annuisce.
Si fida.
È finita.

Mi giro e mi ritrovo faccia a faccia con una collega dell'antiterrorismo "Sta collaborando, vuole arrendersi e non intende attivare l'ordigno.. chiamate gli artificieri"

"Non sei tu al comando"

La freddezza del tono della sua voce è uno schiaffo in pieno viso che mi stordisce per una frazione di secondo nella quale perdo il controllo della situazione e la vigilanza del momento.

Capisco in fretta che l'ordine dall'alto non è quello di sistemare la faccenda ma di eliminare il problema alla radice per poter evitare che possa ripetersi.

La politica può essere un'omicida spiegata a volte.

"Vuole collaborare, non è pericolosa, è solo una donna come me e te.. è solo spaventata e ha bisogno di aiuto" ripeto cercando approvazione nel suo sguardo apatico.

Non c'è comprensione.
Davanti a me ho solo soldati privi di pensiero critico.

Non posso davvero credere che siamo ridotti tutti a dei robot telecomandati, la guardo negli occhi nella speranza che possa aprirli davvero ma non succede.

Ragiono su quello che posso dire per cambiare la situazione mentre mi sposto per mezzo metro verso di lei, ci studiamo con lo sguardo e il suo non mi trasmette niente altro che freddezza.

Non si rende conto che stiamo parlando di una vita umana.

Sento alla sua radio il cecchino comunicarle "Ho visuale scoperta"

Prima che possa muovere un qualunque muscolo del mio corpo lei risponde "Fuoco"

Un sparo.
Un vetro che si infrange così come la mia anima nel momento in cui realizzo che non sono riuscita a impedire niente.
Chiudo gli occhi sapendo perfettamente che cosa vedrò nel momento in cui guarderò dietro di me.

Con sangue freddo, lentamente, mi volto e vedo il foro del proiettile del cecchino nel finestrino del bagno e il corpo di lei in una pozza di sangue.

Un tiro perfetto.
Proprio al centro della testa.
Morta sul colpo.
Non ha sofferto.

Ho già visto sangue umano ma non credo che riuscirò mai a dimenticare i suoi occhi vitrei fissarmi.

"Obiettivo neutralizzato" dice lei fiera alla radio.

"Si chiamava Nadia" ringhio sentendo i tendini del corpo tirare, i muscoli si contraggono e detto la mascella in una morsa di nervoso "Era una persona"

"Sì beh.. adesso non c'è più niente di cui preoccuparsi" risponde con grande sufficienza e mi rendo conto che quando un essere umano perde la sua umanità nei confronti di un altro essere umano, beh è lì che abbiamo smarrito la via.

Sbuffo una risata nervosa, incredula, mentre scendo dal treno.

Il comandante mi chiama "Sergente Ferreiro, c'è il capo Vargas al telefono" me lo porge.

"Sì, Signora?"

"Situazione?"

"La donna è stata neutralizzata"

Non c'è emotività in ciò che dico nonostante senta la rabbia ribollire nel mio sangue.

"Ottimo lavoro, mi aspetto un rapporto sulla scrivania entro domani mattina"

Chiudo la comunicazione e mi guardo intorno con la più sicura certezza che non voglio mai più fare parte di tutto questo.

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