CAPITOLO 65

193 18 72
                                    

Sono cresciuta qui.
La mia intera infanzia è dipinta di rosso sangue e il nero dell'oscurità che mi avvolgeva.

Conosco il mondo in cui ci troviamo, conosco il loro modo di pensare e il codice morale che vige in questa zona della città dove la legge del Paese non riesce ad arrivare.

È un mondo parallelo, una realtà parallela.

Un patto con la mafia è un patto di sangue, per la vita, indissolubile.
Dal quale non si può fuggire.
Dal quale non ci si può nascondere.

Lui mi sorride soddisfatto, con lo sguardo di uno che sapeva fin dall'inizio come sarebbe finita "Ho bisogno di un paio d'ore.. ci vediamo domani mattina all'alba e avrai tutte le informazioni che cerchi, avremo un piano ben strutturato.. Riavrai la ragazza" me lo garantisce.

Noto la rapidità con la quale sbologna la faccenda e lo osservo "Quando un accordo ti sta a cuore, non sprechi tempo"

"Tutti gli accordi sono importanti" mi risponde troppo velocemente.

No.
Non tutti.

Il ricordo riaffiora senza alcun controllo. Quella settimana. Sono passati trent'anni eppure sulla pelle brucia ancora la ferita mai riemarginata ma solo accantonata per poter riuscire ad andare avanti.

Il sentimento che predomina su quell'esperienza è la rabbia.

"Non venire a raccontare questa stronzata proprio a me" ringhio.

Lui si accorge della gaffe "Nel tuo c'è stato.. uno spiacevole contrattempo"

La liquida fin troppo alla leggera.
La verità è molto più profonda e dolorosa di come la descrive.

Succede che tra clan rivali la vendetta è la miglior soluzione.
Può succedere che l'anello debole sia preso di mira.

In quel caso.. l'anello debole ero io.

Stringo i pugni piantando le unghie nei palmi delle mani "Che ti ha fatto guadagnare mezzo milione e fatto pagare a me il prezzo.. troppo caro"

Il riscatto poteva essere pagato subito, non avrei avuto conseguenze. Una spiacevole avventura finita bene.

Lui.. scelse di aspettare una settimana. Quando ebbero finito con me, mi restituirono al mittente come un pacco Amazon difettoso. Ero servita, avevo soddisfatto le loro esigenze e appagato il loro ego.

Il debito fu riscatto in un modo aberrante e lui non dovette nemmeno sborsare un euro.

Non sembra scalfirlo minimamente "Se dubiti della mia lealtà, conosci l'uscita" mi indica la porta.

Vorrei spaccargli la faccia, ma non posso. Sfortunatamente, devo fidarmi di lui.

"Mi sto fidando di te, non farmene pentire" lo avverto.

Lui sembra serio, nel momento in cui mi sono ripresa ho avuto modo di vendicarmi "Ricordo molto bene ciò che succede a chi non soddisfa le tue aspettative, Macarena.. non ho intenzione di ricommettere gli stessi sbagli del passato"

Ci guardiamo in cagnesco. Non siamo mai andati d'accordo, non ho mai sentito la necessità di avere qualcosa da una persona così.

Oggi, meno che mai "Ma certo.. dopotutto.. sei il padre dell'anno" mi alzo dallo sgabello con l'intenzione di ritornare appena le luci dell'alba spunteranno.

Appena esco dal locale sento di riemergere dalla melma. Respiro.
Ma solo per una frazione di secondo.

Vengo spinta contro il muro con violenza e mi ritrovo davanti una versione di Tony fuori di sé "Ma che cazzo hai fatto!" Urla a pieni polmoni.

DOOMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora