CAPITOLO 70

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C'è una verità universale che dobbiamo affrontare, che lo vogliamo o no: tutto quanto arriva ad una fine. E anche se non ho mai amato gli epiloghi, so che non posso impedire la cosa perché la vita stessa è un continuo susseguirsi di epiloghi: l’ultimo giorno d’estate, l’ultimo capitolo di un bel libro, allontanarsi da un caro amico, dire addio…

Alle prime luci dell'alba che tingono di un arancione intenso le vie più malfamate di questa città, con il cuore ormai di pietra, attraverso la soglia del covo che un giorno in una vita precedente che nemmeno ricordo nitidamente consideravo casa mia.

Gli uomini, i compagni, mi osservano consapevoli che ho appena rovesciato un regime criminale che era in piedi da più di trent'anni.

Un regime che inevitabilmente verrà assorbito da Boss, così si espandono gli imperi.

Ma non mi importa.

Ciò che importa invece è che entrambe le mie ragazze stanno bene. Certa del fatto che staranno meglio senza di me.

"Che cazzo avete tutti da guardare?" Domando aggressiva.

Questi bastardi, consapevoli dell'aiuto che involontariamente ho dato loro, si alzano in piedi e iniziano ad applaudire entusiasti.

Alle mie spalle, lo spermatozoo che mi ha generata, esclama "Oggi si festeggia! Open bar per tutti!"

L'entusiasmo generale si moltiplica, saltando sul posto e urlando come gorilla in calore, sotto il mio sguardo apatico.

Boss mi mette addirittura un braccio intorno al collo "Ordina tutto ciò che vuoi, Biondina"

"Mi sa tanto che passo" rispondo glaciale "Dimmi dove dormirò e mi levo dai piedi"

"Hai intenzione di perderti la festa quindi.." pensa ad alta voce "Ricordi dov'è la tua stanza?" Annuisco "È sempre stata solo tua, l'ho solo resa più.. da adulti"

"Peccato, le pareti fucsia davano colore a questo posto di merda" è la mia risposta, incassa e mi permette di allontanarmi.

Salgo le scale, al secondo piano, ed entro nella terza stanza a destra.

Esausta non mi soffermo a guardare i cambiamenti d'arredo, mi lascio cadere semplicemente a peso morto sul letto e tiro fuori il cellulare.

C'è solo una voce che vorrei sentire in questo momento.
Solo uno sguardo che vorrei incrociare.
Solo Lei.

Mi manca così tanto che potrei soffocare da un momento all'altro e riesco a sopravvivere solo perché sto reprimendo ogni sentimento umano, per quanto possibile.

Tiro fuori il cellulare e chiamo l'unica persona con cui posso parlare.

Dopo un paio di squilli.

"Sapevo che avresti chiamato"

"Dimmi solo che stanno bene, Gibbs" guardo il soffitto "Tutti e tre"

"Tony è ancora presto per dirlo.. la trasformazione è stata effettuata ed è sedato per il momento mentre Fatima sta subendo dei controlli e sta riposando.. i medici non si sono ancora espressi.."

Mi vengono gli occhi lucidi "Quindi non sai se.."

"Lei è rimasta solo due giorni con loro, Maca.. e hai fatto il possibile, lei lo sa.. lo sanno entrambe"

"Due giorni sono più che sufficienti per.." la voce mi si spezza in gola.

"Maca.. torna a casa"

Scuoto la testa come se potesse vedermi.

".. qualunque cosa tu abbia promesso loro in cambio, sicuramente possiamo trovare una soluzione"

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