CAPITOLO 6

202 17 17
                                    

Nonostante i miei sforzi di prolungare il mio weekend, lunedì arriva fin troppo velocemente e mi ritrovo stretta nel mio tailleur pantalone con sotto la camicia il giubbotto antiproiettile e le scarpe basse per favorire eventualmente una corsa. La pistola alla cintura e lo sguardo vigile.

Varco la soglia dell'ufficio di Vargas dopo aver aspettato il permesso, mi accoglie con un sorriso sincero "Buongiorno! Pronta per tornare in pista?"

Resto in piedi davanti alla sua scrivania, quasi sull'attenti "Brucio all'idea di lavorare per Lei" rispondo ironica.

Saray alza gli occhi al cielo "Andiamo.. ogni lavoro ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi"

Peccato che qui io veda solamente lati negativi, se non fosse per la paga "Immagino che sia come dice Lei"

Lei non sembra affatto credere alla mia posizione, anzi resta sulla sua che prevederà un avvicinamento tra noi. Onestamente non vedo come possano andare d'accordo cane e gatto "Sono certa che, terminata questa esperienza, avrai cambiato idea"

Abbozzo un sorriso tirato "Su questo nutro qualche dubbio ma chi sono io per prevedere il futuro?"

"In ogni caso, la macchina dell'Onorevole arriverà sotto al suo palazzo tra meno di mezz'ora. Prenderai servizio lì e da quel momento considera tutti i servizi di cui hai sempre disposto attivi" Lei ride sotto i baffi, probabilmente sa bene che ci scorneremo fin dal primo momento "Ricordati di frenare la lingua e tutto andrà bene"

Mi congedo senza controbattere, è chiaro che non riusciremo mai a convincerci a vicenda.

Mi faccio trovare all'arrivo della limousine nel luogo prestabilito che è un ampio spazio all'aperto circondato da grattacieli nei quali non sarebbe difficili accedere.

È un rischio.

La macchina arriva e per primi scendono Hierro e la Martin, che tiene aperta la portiera a Lei.

Una gonna tailleur e una camicia stretta ai fianchi, sopra un cappotto lungo nero. Un paio di occhiali da sole neri eppure non mi pare che ci sia tutta questa luca ma credo che faccia parte del suo personaggio. Sprizza arroganza da tutti i pori.

I nostri sguardi, seppur separati dagli occhiali, si incontrano immediatamente e la sua espressione scontenta non viene affatto mascherata.

Almeno siamo d'accordo su qualcosa: nessuna delle due vorrebbe l'altra.

Hierro mi introduce "Onorevole Zahir, non so se ricorda di.."

La sua voce leggermente roca dal fumo e autoritaria lo interrompe "Ferreiro.." pronuncia il mio cognome come se fosse un insulto.

Uso lo stesso tono senza alcun problema "Onorevole.." il suo sorriso tirato dal nervoso mi procura una certa soddisfazione "..volevo discutere con lei la possibilità di usare l'entrata sotterranea"

Taglia corto ignorandomi completamente "Sono in ritardo"

Entra nel palazzo a passo spedito seguita da Hierro, la Martín si intrattiene un secondo in più solamente per dirmi con un certo orgoglio "A Zulema piace essere vista"

Zulema.
Non onorevole.
Non signora.
Direttamente Zulema.

Incasso la frase e mi maledico già di aver accettato di lavorare per una stronza del genere.

Li seguo a ruota, l'Onorevole bastarda varca lo soglia dove trova Sonsoles letteralmente carica di fogli e documenti. La poverina deve trottare come un mulo da lavoro. Non si salutano nemmeno che l'aggredisce "Che succede con Ellen?"

"Me ne occuperò oggi" risponde lei restando mezzo passo indietro, sono sicura che qui non si ritengono degni di camminare al suo fianco.

"Credevo che fosse confermato" commina dritta verso l'ascensore, il mio sguardo si posa su una gigantesca Z in placca di metallo dorato che copre l'intera parete davanti a me.

DOOMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora