CAPITOLO 71

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C'è qualcuno che sostiene di sapere cosa vuol dire morire.

Penso che sia impossibile da sapere, non finché ti trovi in quel momento.

Io so cosa vuol dire spegnersi.
Piano piano.
Lentamente.
La luce sfarfalla, diventa meno intensa e più tenue, sempre più impercettibile.
Il calore che lascia il corpo.
Non sentire più.
Emozioni.
Sentimenti.
Dolore.

Smetti di esistere.

Il cuore batte.
I polmoni funzionano e respiri.

Tutti apparentemente funziona ma sei semplicemente vuoto.

L'ombra di te stesso.

In un istante, tutta la vita ti passa davanti come un film su pellicola in bianco e nero.
Un instante che si allunga, per sempre, come un oceano di tempo.

Assisti a questo film mentre me ne sto seduta sul cornicione del tetto dell'edificio dal quale posso vedere l'intera città. Il tappeto di nuvole nere sulla mia testata. Le foglie gialle degli aceri che fiancheggiavano la strada.

Ripenso..

Alla mia infanzia incasinata, al profumo della lasagna fatta in casa della mamma, alle lunghe discussioni con mio fratello, ai traffici in strada.

Ogni ferita emotiva che ho porta il nome di qualcuno che ho conosciuto.

Ripenso ai Serpents. A quella settimana che mi ha cambiato la vita.

Sono scappata.
Mi sono arruolata.
La prima del mio corso.
Ho fatto carriera.

Simon.

La malattia di mia madre e la dipendenza di mio fratello.

L'attacco terroristico su quel dannato treno.

Ho dato le dimissioni.

Poi Lei.
Conoscerla ha cambiato tutto.

La odiavo.
Sono stata costretta a proteggerla.
Ho imparato a rispettarla.
E infine me ne sono innamorata.

Un percorso tortuoso degno di una montagna russa ma rifarei tutto quanto, ripercorrerei ogni centimetro di quella strada pericolosa perché mi ha permesso di vivere.

Ho vissuto.
Ho sentito finalmente qualcosa che non fosse né apatia né dolore, un amore travolgente e coinvolgente che mi ha permesso di volare, cantare e spargere gioia come le api fanno con il polline.

Fatima.
La mia famiglia.
Quel calore che non sono mai riuscita a sentire, l'amore vero e disinteressato.

Quel genere di amore incondizionato che non si aspetta niente in cambio se non amore.

E poi.. di colpo.. di nuovo il gelo.

Potrei essere piuttosto incazzata per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita.

Nel frattempo ha iniziato a piovere ed io non me ne ero neanche accorta.

"Ha un bel caratterino" la voce di mio padre alle spalle.

"Chi?" Domando senza guardarlo.

"La tua ragazza" risponde, mi giro di scatto e lo fulmino. Non era un' offesa, solamente un dato di fatto.

"Non è la mia ragazza" rispondo portando lo sguardo nel vuoto, le lacrime si mescolano alla pioggia.

Ma avrei tanto voluto che lo fosse.

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