CAPITOLO 1

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Macarena
Un anno fa - parte uno

Il rumore del treno sulle rotaie mi fa aprire gli occhi di colpo. Do un'occhiata all'ora, manca ancora due ore di viaggio per tornare a casa e la stanchezza inizia a farsi sentire.

Guardo davanti a me.
Lei dorme ancora.
I farmaci sicuramente la stancano più facilmente e gli anni iniziano a farsi sentire.

Tuttavia il suo aspetto resta lo stesso di sempre, forse con qualche ruga e qualche capello bianco in più.
Ha un viso completamente rilassato, sembra in pace nonostante la malattia che avanza senza alcun controllo.

Il valore della vita si vede in momenti come questi.

Il treno si ferma, fuori è buio pesto la stazione è illuminata solo artificialmente.

Alcuni scendono, altri salgono.
Resta pieno di gente perché è una tratta abbastanza affollata motivo per cui i biglietti hanno un posto assegnato.

Guardo fuori dal finestrino.
Quello che mi cattura l'attenzione è un uomo con un cappello da baseball in testa, il colore scuro della pella e i tratti arabi. Parla animatamente al cellulare ma non sento la conversazione, poi getta il cellulare nel cestino della spazzatura lì vicino.

Perdo la visuale, mi affaccio nel corridoio ma non lo vedo ricomparire da nessuna parte.

Amo il mio lavoro ma a volte mi sembra di avvertire pericoli dove non ce né sono.

Nel frattempo la donna davanti a me si sveglia, carinamente le sussurro "Non siamo ancora arrivate, mamma.. riposa ancora un po'" mi sorride, si lamenta appena prima di risistemarsi sulla poltrona e tornare a dormire.

Una donna davanti a me di alza, percorre il picciolo corridoio, esce dal vagone e bussa al bagno. È occupato ma nessuno risponde.

Passa una donna, la divisa da controllore del treno, si ferma a controllare insistentemente un asiatico sulla ventina prima di raggiungere il bagno e iniziare a bussare alla porta "Mi scusi? Tutto bene lì dentro?" Ancora nessuna risposta.

Strano.

La controllora, una donna riccia mora sulla sessantina, alza gli occhi al cielo e decide di tornare indietro. La sua espressione preoccupata però non mi passa inosservata.

Guardo ancora quella porta del bagno chiusa e decido di controllare.

Sorrido alla passeggera accanto a me, dall'altra parte del corridoio stretto del treno "Mi scusi, Signora, le dispiacerebbe dare un'occhiata a mia madre? Se si sveglia e non mi trova non vorrei che si preoccupasse, io torno subito"

"Ma certo, non c'è problema!" Mi risponde con la stessa gentilezza.

Mi alzo e mi guardo intorno mentre mi incammino verso la Controllora, esco dal vagone e la sento parlare in radio con la stazione della prossima fermata "Qualcuno di sospetto nel bagno C-D"

Alza lo sguardo su di me, tiro fuori il distintivo e mi faccio riconoscere "Sergente Macarena Ferreiro, sono della Metropolitan Police Service.. qual'è il problema?" I suoi occhi sopresi scrutano il mio distintivo "L'intelligence segnala un maschio asiatico sui venti?"

Balbetta "Ma.. come fa a saperlo?"

"Lei ne controllava uno prima, lui è a posto. Ma ho visto qualcuno di sospetto l'ultima fermata a Marston.. non sono sicura che sia riuscito a salire a bordo, ma se l'ha fatto potrebbe essere in quel bagno" spiego semplicemente analizzando ciò che ho visto. Lei mi guarda come se fossi un'aliena, la sua espressione persa mi spazientisce "Senta.. sono un comandante operativo armato con la Specialist Protection. Qual'è il piano?"

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