CAPITOLO 4

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Inspiegabilmente mi trovo sulla via dell'indirizzo della villa dell'onorevole Zahir con il malumore che serpeggia nelle mie vene. Immagino il lusso, il meglio del meglio, l'ostentazione di una vita che non ha mai conosciuto problemi economici e che mai li conoscerà. Dalle interviste traspare la sua arroganza eccentrica e non mi sorprenderebbe affatto se la sua casa rispecchiasse il suo sfacciato egocentrismo.

Imbocco una strada laterale e mi fermo davanti all'altissimo cancello bianco candido con ai lati due teste di leone in marmo grezzo di dimensioni naturali.

Ecco.
Esattamente quello che intendevo..

Abbasso il finestrino dell'auto e osservo il citofono che è in condizioni terribili, penso che abbia almeno quarant'anni e sono stupita che funzioni ancora.

Premo il tasto e appena mi sembra che mi rispondano, mi identifico "Agente Ferreiro"

Dall'altra parte sento solo un gracchiare.

"Non ho capito, può ripetere?"

Alzo gli occhi al cielo e, alzando la voce di un'ottava, ripeto "Sergente Ferreiro"

"Scusi?!"

Ed è proprio in questo momento che mi viene voglia di constatare il grado di sicurezza di questa reggia "La Regina Elisabetta"

"Prego si accomodi"

I cancelli si aprono senza alcun problema davanti al mio sguardo stralunato "Non ci posso credere.."

Salgo lungo il vialetto perfettamente asfaltato per almeno mezzo chilometro in mezzo ai giardini più curati che io abbia mai visto, c'è perfino una gigantesca fontana a più piani al centro di tutto.

Parcheggio l'auto.
Scendo e mi guardo intorno, vedo un ragazzo di colore lavare una limousine, sono quasi certa che sia l'autista. Lui, non appena mi vede, mi squadra "Che cosa desidera?"

"È lei che risponde al citofono?!" Domando a mia volta.

È sicuramente una persona tosta perché non si lascia intimorire e mi ripropone la stessa domanda di prima "No, che cosa desidera?"

"Mi chiamo Marconi.. ho un appuntamento con l'Onorevole" mento spudoratamente.

Lui mi crede così facilmente che mi fa sorridere per la sua ingenuità, una caratteristica diffusa in questa proprietà a quanto pare "Ah.. e con chi ha preso appuntamento?"

"Con la sua segretaria, con chi altrimenti?! Senta non ho molto tempo da perdere.." mi indispettisco falsamente e lui demorde all'istante.

"In tal caso, si accomodi pure.. mi scusi per averla disturbata" Alza leggermente le mani in segno di resa ed è lì che vedo la brutta bruciatura sulla carne viva, deve fargli davvero male.

"Che ha fatto al braccio?" Gli chiedo osservando l'entità della ferita che di certo non è una cosa da sottovalutare.

"Una bomboletta.." risponde prima di tornare al lavoro.

Mi sembra piuttosto chiaro che questa sicurezza fa acqua da tutte le parti, salgo i gradini in marmo bianco e finalmente suono alla porta d'ingresso che è di puro legno massiccio.

Mi apre dopo poco la domestica, dal grembiule sporco di sugo di pomodoro e lo sguardo stanco, avrà circa una sessantina d'anni ma il viso struccato e rugoso non la ringiovaniscono affatto "Sì?"

"Sono Celine Dion, per Zulema Zahir" rispondo convinta.

"Chi?" Domanda perplessa strabuzzando gli occhi.

"Celine Dion" mento ancora e ancora una volta trovo libero accesso rendendomi l'entrata fin troppo facile.

"Prego, si accomodi.." apre maggiormente la porta e mi permette di varcare l'ingresso.

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