4 - JUSTICE KASSIDY - IKE IVOR - AXEL EBERHELM

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La superficie dell'Oceano Pacifico riflettè le ombre rapide di tre bizzarri veicoli volanti dall'aspetto di tavole da surf. Avevano piccoli motori posti in coda, ognuno con paio d'ali metalliche simili a quelle dei falchi, e timoni del diametro dei dischi di vinile.

A guidare i singolari mezzi, c'erano tre semidei, poco più che adolescenti.

«E allora, che ve ne pare dei miei nuovi sky-flyng-fires?!» Gridò Axel Eberhelm, figlio di Efesto dio del fuoco.

«I tuoi Sky-cosa?» ribatté il compagno Ike Ivor che aveva per madre Iride, la dea dell'arcobaleno.

«Lascialo perdere, ha di nuovo cambiato nome alle sue ferraglie!» irruppe Justice kassidy, figlia di Atena, dea della saggezza, delle arti femminili, della battaglia, e di un mucchio di altre cose.

«Ferraglie? Così mi ferisci!» fece eco Axel, falsamente risentito. «Saggezza! Gli artisti sono volubili!» rimuginò ancora.

«Non sei un artista, ma te la cavi con il bronzo olimpico. E non chiamarmi "saggezza!" Non so se è un complimento o cosa!»

«Ragazzi!» li richiamò serioso Ike. «Concentriamoci sulla missione!»

Dopo una breve tregua dai battibecchi, Axel ruppe nuovamente la monotonia del volo di gruppo. «Ehm, stavo pensando... ci avranno scoperti a quest'ora!»

«È ovvio! Aidos è troppo ligia alle regole. Al massimo ci avrà concesso un po' di tempo» convenne Justice.

«Forse, avremmo dovuto seguirle anche noi le regole!» riflettè Ike.

In ognuna delle menti dei ragazzi, il ricordo di come quell'avventura iniziò, prese a scorrere veloce, ognuno seguendo il proprio punto di vista.

Giorni addietro, apparve un menhir al centro della piazza di Vera Velo. Non era un evento raro, tutt'altro.
Ad ogni stele apparsa equivaleva a ricevere una profìteia, ovverosia una profezia da interpretare, oppure un messaggi da decifrare o, meglio ancora, delle missioni da intraprendere.
Quel piccolo lembo di terra, nascosto tra le isole dell'Oceania, era l'autentica Isola dove, millenni fa, la titanessa Leto, prima sposa di Zeus, diede i natali alle divinità gemelle, Apollo e Artemide; ed essi ne erano i sommi protettori.
Nel corso della storia, Vera Delo collezionò vari nomi, accrescendo così la sua leggenda.
Artemide, quando non era impegnata a cacciare mostri in giro per il mondo, presiedeva nella Valle della Luna, un settore isolano situato a nord.
Apollo, invece, non era quasi mai presente, tuttavia, suppliva l'assenza inviando di tanto in tanto proprio le rocce recanti messaggi.

A onor del vero, i suddetti massi, i menhir, sono ancora individuabili in molti paesi affacciati al Mar Mediterraneo.

Justice ripensò proprio al menhir, quello fresco di scultura apparso in piazza. Sin da subito le parve che qualcosa non quadrava. I messaggi che inviava Apollo erano sempre dettagliati, il nuovo, invece era criptico al punto da scatenare pareri contrastanti.

Quel giorno, la piazza Agorà, centro di ritrovo comune, con i suoi chioschi, botteghe e vari esercizi, pullulò di semidei provenienti da tutti i quartieri che ad essa si affacciavano.

Difatti, ad ogni quartiere costituente la cittadina isolana, era dedicato a una divinità specifica, tra quelle maggiori, e abitati dalla corrrispettiva prole.

Vista dal cielo, il centro abitato formava un ottagono simmetrico.

Ogni abitante, in fine, presentava caratteristiche ereditate dal genitore divino, e i più dotati anche alcuni poteri.

Gli arcieri, gli artisti, i cantori di Apollo, assieme ai cervelloni assennati di Atena, seguiti dagli ingegnosi fabbri di Efesto, contrapposero le loro tesi a quelle dei rissosi e agguerriti ragazzi di Ares.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora