Yuri, racimolando le ultime energie residue, sussurrò: «Zaino ... borracc...».
Jonas afferrò al volo la richiesta e, nonostante il fisichino emaciato risentiva dei dolori provocati dalla malattia, si mise all'opera.
Lo zaino individuato pesava troppo per le sue braccine, per cui fece appello alla sua forza di volontà, e la bisaccia lentamente, scivolò contro, fino buttarsela addosso. Cadde per terra, schiacciato da quel peso.
In quel momento riconobbe i passi della madre. Era questione di attimi e sarebbe entrata in camera. Risoluto, Jonas s'alzò, seppur affaticato. Scorse l'estremità della borraccia che spuntava da una piega del pesante contenitore. Forzò le tenere manine e tirò più forte che poté e, un attimo prima che la madre irrompesse nella camera, la borraccia gli sfuggì finendo sotto il suo letto.
«Jonas!» lo redarguì la madre con voce in sottotono ma autoritaria. «Lascia stare le cose che non ti appartengono! Torna a letto!».
La donna rimase in camera in attesa che la sua "peste" si addormentasse. E Jonas attese con pazienza che la madre se ne andasse. Alla fine ebbe un lampo di genio, finse il più ingannevole e ben riuscito finto sonno mai interpretato da un bambino di sei anni. Lo stratagemma funzionò a tal punto che Marta andò via, ma lasciò la porta socchiusa.
Jonas prese a cuore la sua piccola missione. Strisciò giù sotto il letto, recuperò la borraccia e, ringraziando la sua buona stella, si trascinò verso il letto dell'ospite. Salì sopra di lui mettendosi a cavalcioni sul petto.
Lottò per interminabili minuti prima di riuscire ad aprire il contenitore del liquido. Alla fine, infilò nella bocca del compagno di degenza il becco della sacca e la spremette. A missione compiuta, scese dal letto, risistemò il pesante oggetto e lo zaino nell'armadietto, infine, sfinito, recuperò il proprio posto, e sperando che il malato accanto non morisse durante la notte, s'addormentò.
L'indomani mattina, la dottoressa terminò il turno di notte, in tutta tranquillità. Era quasi sul punto di appisolarsi in infermeria, quando un frastuono la riscosse.
Alcuni colleghi di camice bianco, in corridoio, parvero delusi nel loro farfugliare di scommesse perse da pagare. Marta intuì su cosa avevano scommesso quegli stupidi senza cuore. Rassegnata, salì al terzo piano, dov'era il suo bimbo da recuperare.
Cercò di farsene una ragione per la perdita di quel paziente orrendamente sfigurato. Si rammaricò di non conoscerene nemmeno il nome. La polizia, difatti non trovò nessun documento addosso, nessuno a cui riferire il tragico evento. Nessuno lo conosceva. Che tristezza, Pensò.
Marta, sospirando, aprì la porta del lungo corridoio e un' infermiera di turno le corse incontro. «Dottoressa, ehm, uhm...»
«Sei stata chiarissima Monia» le rispose raggirandola.La donna ebbe la sensazione che le fosse sfuggita qualcosa, poiché vide il cieco inseguito da suo figlio. L'intero atrio di degenza ridotto a un parco giochi.
Marta gorgogliò una risata, meravigliata dalla capacità di adattamento nell'ambiente circostante dell'ex moribondo. Vide che non solo il misterioso giovane assecondava il divertimento di suo figlio, ma addirittura era attento affinché non si facesse male! Lui, cieco com'era, preveniva ogni ostacolo pericoloso, e si lasciava chiamar "mostro ", "prendi questo!" "Sono più forte di te!"
«Maaaammaaaaa! Guaaaardaaaa! È vivo, il mio amico "mostro" è vivo!» gridò a squarciagola Jonas correndole incontro, e Yuri lo segui.
«Mamma guarda!» il piccolo le presentò Yuri tenendolo per mano.
Marta, con gli occhi lucidi, gli porse la sua.
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I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di Perla
Fantasy[Completo] In una lontana isola dell'Oceania, nascosta alla vista dei comuni mortali, s'intrecciano le vicende di una vivace comunità costituita da figli di dèi dell'Olimpo, Sileni, Ninfe e Spiriti antichi. Un Menhir apparso sotto gli occhi degli a...