22 - A VERA DELO la vera prova da superare

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Nathan, sopportando il tormento degli occhiali che gli scivolavano continuamente sul naso, seguì Astrid lungo il sentiero in salita e, arrancando, la raggiunse nella grande piazza ottagonale.

La scena che si aprì ai loro occhi apparve caotica: quasi tutti gli abitanti dell'Isola erano riversati nella Piazza Agorà in attesa di proporsi come aspiranti alla prova della freccia. Prova che però nessuno superò.

La figlia di Atena, sgomitando non poco, raggiunse la fonte dell'attenzione generale e sorprese Ninfa Osburn, anche lei alle prese con il dardo.

Fu uno spettacolo vedere la splendida ragazza muoversi con grazia ed eleganza. Sotto lo sforzo, piuttosto inutile, i lunghi capelli biondi e lisci le disegnarono ghirigori astratti sulla graziosa schiena, e chiunque la giudicava senz'altro più stupenda che forte. Le sue delicate mani affusolate, dalle unghie dipinte, non erano proprio fatte per le armi. Per ciò, non ottenne altro che vesciche sui polpastrelli e una personale, quanto inelegante, imprecazione che suscitò l'ilarità generale.

«Ninfa! Anche tu? Non ci posso credere!» esclamò Astrid cogliendola in flagranza.

«Oh! Astrid! Pensavo che ci volesse la grazia, invece che la forza bruta, per sollevare questa dannata freccia!» mugugnò.

«Sì, prova magari con dei tacchi più vertiginosi!» replicò sarcastica Astrid. Ninfa imbronciò il suo bel volto truccato e, chinando lo sguardo, controllò che le scarpe tacco dodici di Prada fossero a posto, come anche il vestito lungo color senape dorata, legato in vita con una cintura di seta coordinata. A giudicare dall'estasi degli sguardi dei molti semidei assiepati intorno a lei, almeno un risultato l'aveva portato a casa.

Astrid, assistendo alla scena, a momenti non le si rivoltarono gli occhi. «Ora basta!» tuonò spazientita, catturando l'attenzione generale.

«Piantiamola tutti di cercare di sollevare quella freccia d'argento! Ora come ora non è la nostra priorità!» gridò.

«E quale sarebbe la nostra priorità, allora?» ribattè Valentine Brown con un tono che lasciò intendere l'esatto opposto.

Astrid, pronta a ribattere, fu invece sopraffatta da un fischio assordante. Sotto lo sgomento generale, uno sterminato stormo di uccelli di Stinfalo attaccò in massa gli isolani radunati nella piazza.

Il caotico sbatter d'ali accompagnati dagli schiocchi dei becchi di bronzo, generò un panico di massa. Nessuno ebbe modo di reagire razionalmente.

Artigliati, becchettati e tagliati, molti ragazzi si ritrovarono feriti, alcuni anche molto gravemente.

Astrid e Valentine furono i più reattivi, assieme ai rispettivi fratelli di quartiere i quali, con ogni mezzo e arma che fortunosamente avevano con sé, seppero adoperarsi al meglio per difendere i più inermi.

I due capisquadra, ben presto, si ritrovarono a combattere spalla a spalla.

«Questa è la nostra priorità!» vessò Astrid irata.

«Diamoci da fare! Questi bastardi alati hanno penetrato le difese magiche che proteggono la parte emersa dell'Isola!», dedusse il figlio di Ares, il quale, in via del tutto eccezionale, prestò uno stiletto acuminato alla rivale capo quartiere che lo accettò, più per dovere che con piacere.

«Chiunque è armato, apra una via di fuga per gli indifesi!», tuonò da guerriera Astrid. «Chi non è in grado di combattere, trovi rifugio in qualsiasi posto, e spranga porte e finestre!» gridò pugnalando con precisione gli orridi uccelli di bronzo.

Valentine, nel frattempo, poco avvezzo all'organizzazione di qualsivoglia piano, incitò i suoi fratelli di quartiere alla carica. Astrid notò un certo fascino provenire da quel ragazzo castano dagli occhi verdi e selvaggi. La grinta che ci mise nell'assalire lo stormo di mostri la impressionò.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora