51 - YURI DENTRO L'ANFORA

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Un fremito improvviso scosse il corpo inerte di Yuri.

Sentì il freddo vento della morte investirlo. Gli sembrò di volare verso un mondo pervaso dalla tristezza.

Ricordò le voci delle amazzoni traditrici.

Il pensiero del proprio sangue sul maledetto pugnale, portatore di distruzione, l'ossessionò.

Sentì il ricordo tattile sulla pelle, ormai del tutto irriconoscibile per le gravi ferite, l'assalto delle lamie e degli uccelli di Stinfalo.

Nella mente risuonò il rimorso d'aver liberato la finta donna bloccata sotto il tronco del pioppo.

Pulsavano dolenti le botte prese dal gigante Oto, la vera forma di quella donna.

Gli pungevano, come se fosse ancora in loro contatto, le spine dure che gli avevano lacerato la carne della schiena.

Ricordò la caduta infinita in quel fossato e il conseguente scontro con i massi presenti dentro.

Tutto combaciò fedelmente con la grande antìlipsi avuta poche ore prima.

La pecorella, ancora una volta incolume, sbucò da dietro la nuca del padroncino. Raggiunse il livello della bocca e strofinò il muso contro essa. Il manto soffice della lana dell'animale rilasciò alcune gocce dell'ambrosia che Yuri gli aveva versato addosso prima di affrontare Oto.

Il corpo indolenzito del semidio beneficiò del prodigioso liquido riacquistando repentinamente le forze.

Gemendo e imprecando, Yuri si rimise in piedi. Sbuffò.
«Quel maledetto gigante me le ha proprio suonate per bene! Che strapazzata!»

Tese le mani studiando il nuovo ambiente circostante. Un forte odore di sangue e carne marcia gli pungolò le narici. Dentro di sé sperò di non essere lui l'origine del fetore.

«Bene! Non mi sono ancora decomposto!» esclamò tastando ciò che con ogni probabilità doveva essere l'entrata del luogo indicato dall'antìlipsi.

«Ho l'impressione che la mia missione stia per giungere a termine».

Studiò col tatto l'entrata del luogo misterioso. Scoprì di toccare un portone di legno massiccio. Lo giudicò insolito per quel posto.

Inavvertitamente mosse un meccanismo simile ad un campanello. Alcuni passi misti a baccano si fecero man mano sempre più distinti. La porta si aprì cigolando rumorosamente.

«Chi è?» domandò una voce cantilenante, armoniosa da mezzo soprano. Apparve la proprietaria. Una specie di donna alta più di due metri, longilinea, vestita con un abito chiaro e leggero, pieno di fronzoli ricamati. Il volto era magnifico, se non fosse per i due canini appuntiti che sbucavano dalla bocca dipinta di un rosso acceso. I capelli erano sostituiti da raggiera ordinata di serpenti azzurri che aprivano ritmicamente le fauci aguzze grondanti veleno ad ogni angolazione. In apparenza la sua ombra era simile ad una palma, ma l'aspetto reale non era proprio rassicurante.

La donna squadrò Yuri.

«Ma cosa fanno lassù ai piani alti? Mi mandano un inquilino così, senza preavviso? Sono secoli che non ricevo ospiti!» protestò lei cantando. Ma poi diede al ragazzo il permesso di entrare.

Da un lato del corridoio, pieno di muffa e polvere, un ruggito disturbò quel poco accenno di dialogo che i due stavano instaurando. Sbucò un leone alto quasi quanto la padrona di casa. Era tutto d'oro e gli occhi iniettati di sangue. Malvagità assoluta era la sensazione che Yuri avvertì da quell'essere a lui sconosciuto.

Yuri, omettendo moltissimi particolari della sua storia, informò la donna che era giunto sino lì perché doveva incontrare delle persone.

«Va bene, entra pure. A proposito, io mi chiamo Steno. E tu?»

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora