24 - A VERA DELO, il "razzo" Astrid

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Spaventata, ma carica di adrenalina, Astrid si rialzò e incrociò lo sguardo della vecchia donna sorprendendosi dell'espressione serena di lei. Parve non le importasse dell'incendio in atto alla struttura ospedaliera.

Quegli occhi austeri e grigi come il cielo in tempesta, non le causarono timore. Tutt'altro. Inspiegabilmente vi trovò qualcosa di familiare.

«Signora, presto! Scappate via di qua! È pericoloso!»

«Bambina mia, non temere», le sorrise con quel volto raggrinzito da chissà quanti anni. «Le fermerò io. Prendi la bicicletta e corri al Golden Gate, lì troverai buoni amici che ti porteranno in salvo».

Il suono della sirena della polizia, dei vigili del fuoco e chissà quale altro corpo di soccorso, si mescolarono chiassosamente man mano che i rispettivi mezzi entravano nel perimetro del nosocomio.

«Spero di non aver ferito nessuno...» sospirò Astrid preoccupata.

«No, hai fatto esplodere solo il lato in ristrutturazione. Non ci sono pazienti in quella zona»

«Rassicurante!», esclamò sarcastica Astrid.
L'attimo dopo apparve la donna-mostro mezza arrostita, ancora deambulante, assieme ad altre due mai viste, ma ugualmente orrende.

«Sai lavorare a maglia?» chiese la vecchietta, ignorando le mostruosità alle spalle che le alitavano sul collo.

«Signora! Lasci stare i ferri e corra!» insisté Astrid in procinto di scappare via a gambe levate. Ma la donnina le mostrò il lavoro a maglia: era una specie di quadro con moltissimi fili intrecciati, formavano un'immagine dalla chiarezza fotografica, addirittura tridimensionale. Raffigurava una bicicletta alta a ruote grandi, appoggiata ad un'auto dal colore contrastante.

La vecchietta, a parere di Astrid, sembrò irrimediabilmente sciroccata. Tuttavia, le sorrise ancora e la esortò ad andare via. «Lavora a maglia, mi raccomando, è un'attività molto utile!»

La spinta ad abbandonare a sé stessa quella povera sventurata dalle capacità tessitorie ineguagliabili, glielo diedero le donne-mostro quando spiegarono le grandi ali artigliate.

Astrid corse via seguendo il percorso del parcheggio. Trascinò con sé il rammarico di non aver aiutato quell'anziana, cocciuta e ignara del pericolo in cui si era ritrovata per causa sua.

Il piazzale principale, nel frattempo, s'affollò come fosse un centro commerciale nei periodi festivi: auto civili e della polizia, mezzi ospedalieri e dei vigili del fuoco intasarono l'entrata principale.

Astrid cercò di guadagnare la libertà da quel posto acquattandosi dietro le fiancate delle auto parcheggiate. Piegata come un origami, scivolò lungo una vettura nera metallizzata. I civile e i militari le passarono davanti senza vederla.

Scivolò all'indietro pochi metri, prima di urtare qualcosa con la schiena.

"Mi hanno presa!" pensò.

Immaginò già una di quelle terribili creature intrappolarla nuovamente. Immaginò la fine di quella povera donnina dalle rotelle fuori posto.

Si voltò lentamente. Indurì il volto decisa a non mostrarsi mai più impaurita dinanzi a quei dannati mostri.
Scoprì d'aver urtato la ruota di una bicicletta alta, fatta di bronzo, del tutto uguale all'immagine rappresentata nel lavoro a maglia della vecchia.

«Ma come...! » si sbalordì studiandola rapidamente. Era nuova di zecca, le gomme delle ruote pulite e a prova di ogni tipo di terreno, il sellino era regolato appositamente per la sua statura, il telaio, malgrado l'aspetto, leggerissimo, e, per ultimo, un pratico cestino sul davanti pieno di gomitoli di strani fili colorati. Beh, l'ultimo particolare, forse, non le importò.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora