11 - YURI E LA REGINA DEI SOTTACETI

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Yuri si ritrovò steso lungo un bagnasciuga ignoto.

Sentì i muscoli intorpiditi, erano come zavorre attaccate alle ossa.

Lottò contro quei pesi che lo tenevano ancorato, a terra. Tremò brevemente, prima di avere la meglio su quel malessere e finalmente si risvegliò.

Ristabilta la percezione ambientale, avvertì la sabbia di quella spiaggia sconosciuta pungergli la pelle scoperta. Il torpore scemò completamente.

Il solletico provato sulla guancia deturpata lo condusse definitivamente alla realtà.

La microscopica pecorella, adagiata sul collo dello sfortunato padrone, era tutta intenta a rianimarlo a suon di leccate sul viso. Il risultato divenne apprezzabile quando il giovane si alzò.

Trovare una dignitosa postura eretta gli costò un po' di fatica.

Poseidone lo aveva scaraventato dal fondale marino fino oltre la superficie del mare e, non contento, gli fece sfiorare le nuvole del cielo, prima di atterrare chissà dove.

Nella mano sinistra le strane monete erano rimaste attaccate e grondavano acqua.

Avere a che fare con gli dèi non è affatto una cosa buona, pensò.

Il sole era molto caldo. Ma Yuri lo aveva sempre amato proprio per questo.

Tremante, e certo di avere qualcosa di rotto in corpo, si alzò tentennante. La belante, piccolissima bestiola, gli balzò sulla spalla. Si chiese come facesse quell'esserino a non perire, con tutti i pericoli ai quali il suo brutto amico lo esponeva.

Si lasciò guidare dal proprio infallibile istinto, addentrandosi in una fitta boscaglia, e malgrado l'estraneità del posto, riuscì ad aggirare gli ostacoli naturali, come sempre era stato in grado di fare.

Giunse in mezzo a un vasto terreno alberato, pervaso da un odore piacevole. Le fronde basse lo sfiorarono dolcemente. Un piccolo frutto gli toccò la spalla. Lo analizzò con una mano e notò che era morbido e liscio. Lo staccò dalla fronda e lo mise sotto i denti. «Fico. È un dolcissimo frutto di fico! Anche nel podere di Timothy-Techne ce n'erano, li conosco bene, anche se non avevano lo stesso intenso sapore» spiegò alla piccola pecorella, e gliene offrì uno, ma non lo gradì, poiché essa mostrò attrazione verso le larghe foglie degli alberi.

Fu, per Yuri, il pasto a base di frutta più confortante mai consumato.
Dopo quell'insperato cibo, il semidio si sfilò lo zaino dalle spalle e, sedutosi sotto lo stesso albero saccheggiato, controllò il contenuto.

Fortunatamente era tutto a posto: le fiale con i medicamenti, poche altre cose da mangiare e la preziosa borraccia contenente l'ambrosia preparata dal vecchio Timothy-Techne.

"Timothy!", pensò ad alta voce, chiedendosi che fine avesse fatto. Se ci fosse stato lui, sicuramente le cose avrebbero preso una piega diversa, immaginò.

Giunse il momento di un meritato riposo. Stette per addormentarsi, quando una voce sgradevole lo disturbò.

«Hei! Tu! Specie di semidio da strapazzo, o qualunque cosa tu sia! Hai finito di rimpinzarti! Vieni qui!», le urla più isteriche del pianeta mandarono alle ortiche i propositi del bel sonnellino agognato da Yuri, che si voltò individuando subito la fonte del disturbo.

«Ma ci senti?» incalzò la voce dal chiaro timbro femminile, che poi fece partire un fischio degno del più consumato scaricatore di porto.

Il semidio, alzatosi, fortunatamente con meno fatica di prima, si diresse verso quella chiamata. Giunse su un alto promontorio affacciato sul mare. Le grida isteriche, in quel punto, erano così assordanti che Yuri perse momentaneamente la capacità sensoriale ambientale.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora