18 - YURI e la cosa giusta da fare

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Il ragazzo dagli occhi di perla ripensò amaramente a quanto appena accaduto. "Quel dannato! È riustito a bruciarmi la pelle! Nemmeno le chimere a Egina ci sono riuscite! Non riesco a capire, per un attimo mi è sembrato che condividessimo lo stesso potere. Quel tipo è davvero mio fratello? E vuole uccidermi! Bel fratello!" rimuginò mentalmente. "Accetto le Lamie, Pitone, le Chimere e altre creature affini che vogliano eliminarmi, ma non un fratello. Uno così, chi lo vuole!"

Individuò lo zaino, ancora infilato alle spalle, e non parve danneggiato. Almeno quello.
Impiegò forse ore prima di riuscire a sfilarselo e ad aprirlo. Gli sembrò irreale tanta fatica. Con la memoria tattile, riconobbe le fiale degli unguenti per le ustioni. Considerò sufficiente una sola e, aprendola con molta altra fatica, versò il contenuto su tutto il busto. Imprecò per quanto gli bruciava la pelle.

L'ultima operazione prima di crollare esausto, fu quella di togliere la freccia piantata nella spalla destra.
Che gli facesse male era assodato, ma quando se la tolse il dolore quadruplicò.

Il corpo gli implorò un po' di riposo ma, nonostante il graduale affievolirsi del dolore, non riuscì a chiudere occhio. Tastandosi le cicatrici rabbrividì. "Ormai non ricordo più com'era la mia pelle", sospirò nel pensiero, ascoltando pure il borbottio dello stomaco vuoto. "Maledetti poteri! Mi prosciugano energie!"

Un inaspettato tonfo lo allarmò. L'udito gli suggerì che qualcosa gli era caduto vicino. Allungò un braccio e ispezionò il misterioso oggetto. Scoprì essere un fagotto di foglie umide. Alghe. Lo aprì e con la mano sfiorò il contenuto. Vi trovò degli strani frutti tondi dalla buccia grumosa e fresca. Profumavano intensamente di un odore invitante a lui sconosciuto.

«Se questa roba è buona da mangiare, ringrazio il mio benefattore!» esclamò.
Prese uno di quei frutti e lo addentò senza nemmeno sbucciarlo. Yuri non conosceva le arance, né tantomeno le arance marine, ciò che esse erano.

«Mai mangiato frutti tanto buoni... buccia a parte, forse è meglio asportarla...» biascicò tra sé offrendone un po' alla bestiola lanosa, che però rifiutò, avvinta dall'involucro fatto d'alghe, delle quali sembrò pure soddisfatta.

Un leggero torpore lo pervase, e finalmente dormì.
Un incontrollabile sogno lo gettò in balìa di uno stato d'animo anche peggiore di quello che stava sopportando.

Percepì la furia di una tempesta che sollevava una quantità di acqua a lui sconosciuta. Onde alte come muraglie che si abbattevano contro qualcosa. Sentì voci soffocate dalla paura dovuta a quella burrasca. Imprecazioni. Qualcuno suggeriva di guardare il Patio Sole Luna. Poi ancora il rumore dell'enorme massa d'acqua, mista ad altre urla incomprensibili. Persino la terra sotto i piedi sembrava essere sballottata a destra e a manca. Non mancarono neppure le presenze impalpabili di spiriti ignoti. Infine, una voce tra tutte gridava più forte: "giovincelli!". Il sogno terminò con l'atroce sensazione d'avere il braccio destro dilaniato, e poi...

Provvidenzialmente si svegliò, anche se più esausto di prima.

«Questo sogno, non promette nulla di buono!» esclamò con noncuranza, ormai abituato ad essere poco fortunato.

Tra le tante abilità acquisite negli anni, quella di determinare con precisione l'ora diurna, era tra le più infallibili. Quando arrivò l'alba, Yuri la sentì sulla pelle... o su quella che gli era rimasta. Si trascinò fuori dalla caverna, e si beò di quei raggi solari che lo ritemprarono di tutto punto. Si sentì rinato, forte come sempre.

Recuperato zaino e animaletto, s'immerse fino alle caviglie nel pantano maleodorante e riprese il cammino. "Altro che Hidra, devo prima sistemare quei ragazzi e quel tipo!" si disse risoluto.

Il sibilo di una freccia ruppe il silenzio, sovrano della scarpata nella quale s'era incamminato. Era diretta alla sua testa. La mano del semidio, mossa d'istinto, la bloccò magistralmente all'ultimo secondo, e la rispedì al mittente al doppio della velocità. Il dardo si piantò nella spalla destra del cecchino con una tale potenza da sbalzarlo indietro, finendo a sbattere col sedere a terra. Egli non s'accorse neanche che la sua preda gli fu già accanto.
«Come hai fatto? Un secondo fa eri in fondo alla scarpata! Non ci vedi...»

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora