42 - A VERA DELO, il fantoccio buono

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Amerigo Gomesh, ferito a una spalla, entrò nel bar del quartiere di Ermes e informò di quanto stava accadendo in riva al mare.

Raccontò di Astrid e Valentine, che assieme a Bruce delle case distrutte di Demetra, erano alle prese i ciclopi. Anche se Etienne J., con i suoi fulmini, era l'unico a ottenere risultati significativi. E comunque, molti mostri, sfondando le difese, erano sul punto di irrompere nel cuore abitato dell'isola.

Durante l'ascolto della cronaca di Amerigo, Aliseo ordinò a uno dei suoi di rintracciare un figlio di Apollo specializzato in cure mediche per soccorrerlo.

L'armata costutuita dai figli di Atena e Ares, messa in difficoltà dall'avanzata dei ciclopi emergenti dal mare, beneficiò dell'aiuto degli spiriti guardiani che eressero una barriera di fuochi fatui. Ciò diede tempo ad Astrid per organizzare una strategia di fortuna.

Ordinò a venti dei suoi di retrocedere e portare in salvo i figli di Demetra. La stessa azione la suggerì Valentine, nonostante fosse occupato a schivare e colpire cinque ciclopi.

Brice, poco distante dalla zuffa contro i mostri, ne vide un'altra dozzina invadere e distruggere i campi coltivati. Un moto di rabbia lo pervase. Ordinò ai suoi sottoposti di aiutarlo ad assemblare un enorme fantoccio in forma umana.

Decine di braccia si mossero in sincronia. Posizionarono una zucca dal peso di vari quintali come testa. Per il busto formarono un groviglio di frutta e verdura tra le più disparate. Gli arti inferiori e le braccia li modellarono con grossi fasci di grano, granoturco e canne da zucchero. infine, per le mani e i piedi, crearono un coacervo di frumento spighe di grano e graminacee.

L'opera superava i dieci metri.

«Bene ragazzi», esordì Bruce detergendosi il fiume di sudore che lo obbligò a tenere gli occhi socchiusi per non irritarli. «Dimostriamo a tutti che anche noi di Demetra possiamo fare la nostra parte!».
Un coro di consenso si levò nella notte scura fiocamente rischiarata dalla luna piena.

Bruce e suoi fratelli e sorelle, incuranti dei dieci ciclopi che li stavano puntando di corsa, elevarono una preghiera in greco antico durante la quale non avvenne nulla.

Nel frattempo, il trambusto creato dalla quarantina di guerrieri intenti ad inseguire gli stessi ciclopi, si fece sempre più vicino al gruppo di Brice.

Il capo quartiere, al termine della cantilena, ordinò al pupazzone di alzarsi e di difendere ciò che ancora era salvabile dei campi deturpato dalla battaglia. Poi si allontanò, subito imitato dagli altri.

Alcuni ragazzi di Ares giunsero per primi al luogo puntato dai ciclopi.

«Che accidenti state facendo? Rifugiatevi da qualche parte! Presto!» gridarono quelli, ma i campagnoli non li ascoltarono.

Non avvenne nulla di clamoroso, a parte un lungo fremito che fece vibrare tutta l'accozzaglia di prodotti agricoli buttati per terra.
Il fantoccio, lentamente, iniziò a stiracchiarsi, come se si stesse svegliando.
La zuccona, prima priva di occhi naso e bocca, d'un tratto assunse sembianze umanoidi dall'espressione più terribile che si potesse immaginare. Le gambe si piegarono e le lunghe braccia si animarono. Dopo un po' di fatica apparente, il fantoccio più grande del mondo si eresse in piedi in tutti isuoi dieci metri d'altezza!

Quando aprì le braccia, emettendo un verso innaturale, sia i ciclopi che i ragazzi che li inseguivano si spaventarono a tal punto che frenarono la corsa.

«Da dov'è saltato fuori questo bestione?» domandò un guerriero di Ares.

«Ragazzi! Non abbiate paura!» gridò Brice, non dissimulando una punta di soddisfazione nell'essere riuscito a spaventare tutti, amici e nemici.
«Avanti bello! Colpisci!» ordinò.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora