65 - ASTERIA SOTTO SCACCO MORTALE

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   La cinquecento di bronzo volò in direzione est dell'Isola di Asteria, ormai immersa nell'oscurità causata dalla luna. Aliseo e i passeggeri, Gregorio, Monica, Mirko e Florence, videro il panorama sotto di loro, sconvolto per via dell'assedio.

«Che diamine è quello?», Gregorio indicò il fronte sud oltre il quartiere di Demetra, le cui case erano ridotte in un indistinto ammasso di macerie. Al di là dei campi, tutti rivoltati e distrutti, e oltre pupazzone composto di frutta e verdura, che pure si faceva notare affrontando un folto gruppo di Chimere che lo stavano tormentavano, un veliero d'argento catturò l'attenzione di Gregorio.

Era attraccato sulla scogliera prospiciente la spiaggia di sabbia bianca, e un centinaio di stranieri stavano sbarcando, armati di spade, lance e archi con frecce già incoccate.

«Porco mondo antico!» esclamò Gregorio. «Ma chi sono quei tipi?»

«Non ci voleva, sono Amazzoni!» informò l'evanescente Mirko.

«Non disperiamo, qualcosa succederà, me lo sento!» affermò Aliseo sempre positivo, forse anche troppo.

«Oh-o!» esordì nuovamente Mirko, indicando una creatura che increspava l'oceano. Era così grande da superare la vastità dell'Isola di Asteria. Malgrado la penombra, sempre più accentuata dall'eclissi, la mole spropositata di quell'essere era visibile da ogni punto nel divino lembo di terra.

«Eeemm! Capo! Ora possiamo disperare?» chiese laconico Gregorio.
«Abbiamo pure Pitone, e sembra che stia puntando dritto dritto contro l'isola!» sottolineò poi lui.

«Fosse solo quello!» lo riprese Aliseo. «Non hai visto chi c'è lì sopra il trono posato sulla testa di quel mostro?»

«Il Sire, alias Fetonte!» esclamarono i passeggeri trasparenti, ricordanti d'aver perso la vita per mano di quella malvagia divinità.

«Pazienza! Tanto siamo già morti!» aggiunsero in coro gli spiriti.

«Ma parlate per voi!» rimbrottò irritato Gregorio, un attimo prima che un forte colpo di vento s'abbatté contro l'automobile, rivoltandola come una trottola e provocando urla e panico tra i passeggeri.

«C'è qualcosa che non va!» dedusse Aliseo cercando di riassettare il veicolo di bronzo.

«Ma va? Qui non c'è un cappero divino che vada bene oggi!» protestò il sottoposto spalancando gli occhi. Nel mentre, vide nel cielo ormai quasi del tutto oscurato, la sagoma di Ganimede, il cavallo alato bianco cavalcato da Etienne J. Morel, sorretto da fortissime correnti ascensionali, che lottava a suon di fulmini contro non si capiva quali mostri volanti.

«Ma che cavolo! Calaide e Zete! Ma capo! Che accidenti avete combinato in nostra assenza?» chiese Mirko ora seriamente preoccupato.
« Sembra che mezzo mondo di dèi malvagi si sia rivoltato contro! E poi, ma chi è quel ragazzo?» domandò riferendosi ad Etienne.

«Ho tutte le risposte!» asserì Aliseo, cercando, con parecchio sforzo, di ricondurre al giusto assetto ii volo della sua auto.
«Quel ragazzo è figlio di Zeus, forte vero?» gli spiriti ulularono per lo stupore. «Quello che abbiamo fatto è il più grave torto, il solito...»

«Esistere!» gridarono in coro tutti con il medesimo tono annoiato.
E infatti, per molti dèi cacciati dall'Olimpo durante i tempi precedenti alla creazione dell'uomo, solo il pensiero di generare esseri inferiori come gli umani fu visto da loro come un affronto oltraggioso. Per loro, il mondo, così come essi l'ebbero generato ed estrapolato dal Caos, forza primordiale dell'intero universo ancora tutt'ora in espansione, doveva appartenere solo agli dèi.

«E ciò a cui mirano...» proseguì Aliseo nuovamente interrotto.

«È entrare nel regno dell'Olimpo!» gridarono di nuovo tutti.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora